Il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, ha presieduto oggi in Duomo alle 17 il pontificale nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio, Giornata Mondiale della Pace. Nell’omelia le riflessioni partono proprio da Maria che: “viene in nostro aiuto, ci accompagna con cuore di madre, ci invita ad avere fiducia in Cristo suo Figlio, nelle cui mani sono riposte le sorti dell’umanità, ma anche la nostra vita in particolare”.
Quindi il tema della pace in un momento storico in cui le guerre continuano a generare odio, morte e distruzione. “In questo anno giubilare risuona più intenso l’augurio della parola di Dio, che nella prima lettura di oggi, dal libro dei Numeri, annuncia: ‘il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace’. Nel messaggio che il Papa rivolge oggi a noi – ha detto il vescovo -, sottolinea che la pace, dono di Dio, è nello stesso tempo frutto dell’impegno di un cuore divenuto disarmato, un compito, una missione che coinvolge tutti, dai grandi ai piccoli, dai ricchi ai poveri.“
L’omelia integrale del cardinale Cantoni
“Iniziamo il nuovo anno nella solennità di Maria SS madre di Dio e così ci affidiamo a Lei con spontaneità di figli, così come un bambino si stringerebbe attorno a sua madre in piena fiducia.
Maria, osservando la crescita del suo Figlio Gesù, ritornava spesso con la mente alle oscure, enigmatiche espressioni che il santo vecchio Simeone le aveva rivolto un giorno, nel tempio di Gerusalemme: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione” (Lc 2,34-35). Come per Gesù, così con sollecitudine materna, Maria pensa a ciascuno di noi, se ne prende cura, nella situazione storica in cui oggi ci troviamo, con le nostre speranze, ma anche con i tanti fardelli che ci preoccupano.
Maria viene in nostro aiuto, ci accompagna con cuore di madre, ci invita ad avere fiducia in Cristo suo Figlio, nelle cui mani sono riposte le sorti dell’umanità, ma anche la nostra vita in particolare.
In questo modo noi possiamo continuare a sperare, rivolgendo a noi stessi le parole con cui Maria si rivolse nel XVI secolo al giovane Juan Diego a Guadalupe (Città del Messico) nella sua prima apparizione: “Non sono forse qui io con te, che sono tua madre?” In questo modo noi tutti abbiamo la certezza della tenera e affettuosa vicinanza di Maria, che si conferma così per il santo popolo di Dio, come afferma il Concilio vaticano II, “segno di sicura speranza e di consolazione”.
In questo anno giubilare risuona più intenso l’augurio della parola di Dio, che nella prima lettura di oggi, dal libro dei Numeri, annuncia: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Nel messaggio che il Papa rivolge oggi a noi, giornata mondiale della pace, sottolinea che la pace, dono di Dio, è nello stesso tempo frutto dell’impegno di un cuore divenuto disarmato, un compito, una missione che coinvolge tutti, dai grandi ai piccoli, dai ricchi ai poveri.
Il disarmo del cuore si manifesta in una maniera semplice: a volte basta “un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito”. Atteggiamenti questi che suscitano immediatamente sentimenti di benevolenza e dispongono a relazioni pacifiche e liete, e manifestano così la presenza di un cuore disarmato.
Papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace, propone esempi ancora più impegnativi e stringenti: “si tratta di un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo”.
Se la pace nel mondo è condizionata dalla capacità dei governanti di edificarla pazientemente mediante i trattati internazionali, da parte nostra prepariamo e sostentiamo la pace elaborando nel nostro piccolo quelle condizioni essenziali che sono alla base della convivenza umana, frutto del nostro comune cuore disarmato.
Come i pastori accorsi alla grotta di Betlem non hanno trovato qualcosa di straordinario, ma un semplice bambino, un neonato inerme, nella fragilità della carne, così anche noi non cerchiamo momenti eccezionali per costruire la pace, ma compiamo gesti semplici e umili, che tuttavia rivelano la grandezza e la dignità di ogni persona umana, che vogliamo onorare con la nostra accoglienza e il nostro servizio. Di nuovo, affidiamo alla santa Madre di Dio tutto ciò che portiamo nel cuore!”
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