“Creare posti di lavoro in Sicilia per evitare che il crimine dilaghi” – il Gazzettino di Gela

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Solare, disponibile al dialogo, sempre sorridente. Attenta e premurosa, non lascia nulla al caso. La dottoressa Angela Palumbo Piccionello, ama fortemente la sua professione a cui dedica anima e corpo. Negli anni ha conseguito straordinari risultati nel campo della medicina veterinaria. Attualmente ricopre il ruolo di direttore sanitario dell’Ospedale Veterinario Universitario Didattico dell’Università di Camerino e di direttore del Master Universitario di secondo livello in ortopedia e traumatologia ortopedica dei piccoli animali. Coordina inoltre la Commissione Interna per l’Eaeve (l’autorità ufficiale europea per l’accreditamento delle strutture che erogano corsi di studi in Medicina). Ha al suo attivo numerose esperienze in Florida che hanno arricchito il suo bagaglio di conoscenze in ambito sanitario. E’ stata responsabile del Comparto Operatorio dell’ospedale Veterinario didattico della scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria di Matelica. Diverse pubblicazioni su riviste specializzate, parlano dei suoi metodi di intervento. Lei è un’eccellenza tutta gelese. 

Quando tra i suoi colleghi parla della nostra città, cosa dice in particolar modo?

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“Spiego sempre che ha avuto un passato illustre, dico anche che io ci sono cresciuta bene, circondata comunque da cultura e arte, avendo la possibilità di frequentare ottime scuole e anche ottime attività culturali extrascolastiche (danza classica, pittura, ed altro). Ammetto però, con dolore, che la città non è custodita amorevolmente dalla maggior parte dei suoi abitanti, tantomeno da chi la governa, e che purtroppo non si ha la cultura della cura della cosa comune”.

Nello specifico?

“Gli abitanti e le amministrazioni non sanno o non vogliono valorizzare tutto quello che di bello c’è a Gela. Sarebbe necessario diffondere una cultura del rispetto della cosa pubblica, stimolare e favorire la nascita di attività che investano sulle potenzialità della città: turismo, enogastronomia, natura e arte. Bisognerebbe avere dei progetti ad ampio respiro, che non guardino al profitto immediato ma poco duraturo come ad esempio pensare ancora che la raffineria possa portare benessere a lungo termine. Bisogna puntare al rilancio dell’economia green e culturale”.  

Diplomatasi al Liceo Scientifico Elio Vittorini e laureatasi in Medicina Veterinaria alla Facoltà di Parma, la dottoressa Palumbo Piccionello si è prevalentemente occupata di ortopedia veterinaria.

“L’ortopedia veterinaria, al pari di quella umana, si occupa delle malattie articolari, delle affezioni delle ossa, dei muscoli e dei tendini e legamenti. Trattiamo quindi osteoartriti/artrosi, malattie congenite, fratture, traumi dell’osso, come anche patologie tendinee, legamentose e muscolari. Da diversi anni abbiamo a disposizione mezzi diagnostici (come TC, RM e artroscopia) e terapeutici (placche standard e bloccate, protesi, mezzi di sintesi customizzati) molto avanzati e performanti”. 

Quali sono le precauzioni che i veterinari devono adottare nello svolgere le loro attività? 

“Il medico veterinario po’ svolgere diversi ruoli: la cura degli animali d’affezione come cani e gatti e cavalli, degli animali da reddito, ma anche la cura della salute pubblica attraverso il controllo igienico sanitario degli alimenti di origine animale destinati al consumo umano (latte, derivati, carne, pesce, miele). A seconda del lavoro che svolge, ovviamente, va incontro a dei rischi diversi: aggressioni da parte dei pazienti, rischi di infettarsi con malattie che rappresentano una zoonosi, cioè malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo come ad esempio la brucellosi, la leptospirosi ed altro. 

La professione del medico veterinario in Italia è generalmente svolta con passione e dedizione, ma è senza dubbio un lavoro complesso e faticoso, che presenta diversi rischi anche per la salute del professionista”. 

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L’autunno è arrivato. Quali sono le raccomandazioni generali da dare ai proprietari di animali da compagnia per proteggerli dal cambiamento climatico?

“L’autunno è il preludio di piogge, venti e abbassamento delle temperature, è importante rendersi conto che alcuni animali, soprattutto quelli a pelo corto, non sono in grado di sopportare temperature rigide invernali; pertanto, è importante prevedere che essi possano, almeno la notte, essere riparati in cucce o ricoveri adeguatamente coibentati. In luoghi dove gli inverni sono particolarmente rigidi sarebbe opportuno ricoverare gli animali al chiuso. Si consideri inoltre che la termoregolazione prevede un dispendio di calorie e pertanto gli animali dovranno essere adeguatamente alimentati”. 

Si parla tanto di crisi climatica e di instabilità internazionale che incidono sull’approvvigionamento delle materie prime per l’alimentazione animale. Secondo lei potrebbero generare sulla salute degli animali zootecnici e dunque sull’approvvigionamento degli alimenti per l’uomo?

“L’argomento cambiamento climatico è piuttosto complesso, è dimostrato che l’eccessiva intensificazione degli allevamenti abbia causato, nei paesi occidentali, un aumento esponenziale della produzione di Co2 e dell’inquinamento in generale e questo incide negativamente sul cambiamento climatico, anche se non è ovviamente l’unico fattore incidente. Se poi, invece, parliamo degli effetti di questo cambiamento climatico, certamente, purtroppo, alluvioni o siccità prolungate distruggono i raccolti e di conseguenza gli approvvigionamenti di foraggi per gli animali da reddito. A cascata questo incide sulla salute degli animali ed anche sull’uomo stesso che avrà meno materie prime alimentari”.

Fino al 31 marzo del 2025, è in vigore l’ordinanza commissariale per il contrasto alla Peste Suina Africana. Di cosa si tratta nel dettaglio e perché crea tanto timore la Psa?

“La peste suina africana è una malattia indotta da un virus che colpisce i suini e cinghiali selvatici e causa un’elevata mortalità negli animali da essa infettati. Questo virus è innocuo per l’uomo, ma provoca notevoli danni socioeconomici. A causa del decesso degli animali si hanno perdite economiche anche ingenti ed inoltre le restrizioni agli spostamenti dei maiali e dei loro derivati e il costo delle misure di controllo, incidono ulteriormente sulla perdita economica che ne deriva. L’eradicazione della malattia è difficile e può richiedere diversi anni. Non ci sono vaccini né cure. La Psa è endemica in alcuni stati Africani, ed è in quei luoghi che è stata scoperta e per questo ne prende il nome. Fino al 2007, in Europa era confinata solo in Sardegna; tuttavia, nel 2007 si verificarono focolai in Georgia e la malattia si diffuse ai Paesi limitrofi, colpendo maiali e cinghiali selvatici. Nel 2014 vennero segnalati i primi focolai nell’Unione europea, tra i cinghiali selvatici degli Stati baltici e della Polonia. Da allora la malattia si è diffusa ad altri Paesi dell’Unione Europea e ai Paesi terzi confinanti e negli ultimi anni si sono verificati focolai anche in Asia, Oceania e in alcuni Paesi americani. Quest’anno sono stati rilevati focolai nel nord Italia, ecco perché le restrizioni sanitarie si sono inasprite”. 

E’ corretto se scriviamo che la medicina veterinaria funge da barriera sanitaria perché ha la prevenzione del rischio nel suo Dna professionale?

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“Il medico veterinario è all’apice della scala di prevenzione delle malattie che si possono trasmettere da animale a uomo e viceversa (zoonosi).  Egli conosce le vie di trasmissione delle malattie, ha il compito di sorvegliare e monitorare gli allevamenti e gli stabilimenti che producono derivati animali, svolge anche informazione e prevenzione verso gli operatori del settore e segnala e denuncia le frodi e gli illeciti. Pertanto, certamente si può affermare che la salute dell’uomo dipende tantissimo dal medico veterinario”.

Quali sono gli elementi fondamentali al fine di garantire che gli animali da allevamento siano trattati in modo etico e rispettoso del loro benessere?

“La volontà di fare più profitto possibile con gli allevamenti di animali da reddito ha portato ad una intensificazione del numero dei capi detenuti in spazi molto limitati e quindi in condizioni igienico sanitarie precarie. A tutto ciò si aggiunge che lo stress dovuto alla poca possibilità di muoversi, alla presenza di deiezioni e sporco, alla impossibilità spesso di giacere e sdraiarsi in posti adeguati, induce una diminuzione delle difese immunitarie e quindi malattie, ma anche un calo delle produzioni. Questo, a cascata, porta all’utilizzo di farmaci e altri trattamenti sugli animali i cui residui possono essere presenti negli alimenti derivati che l’uomo ingerisce.  Negli ultimi anni si porge molta attenzione al benessere degli animali da reddito. Esistono leggi precise che regolamentano, ad esempio, quanto spazio deve avere ogni capo allevato, vietano determinate procedure cruente o che creano sofferenza all’animale.  Le condizioni quindi sono migliorate, ma c’è ancora molto da fare. Il progresso in questi termini dipende anche dalla sensibilità della società verso questo tema”.

Avere un amico a quattro zampe richiede una grande responsabilità per la cura, le sue esigenze e i suoi potenziali problemi di salute. Quali sono le malattie più frequenti tra gli animali domestici?

“Un animale domestico è prima di tutto un essere vivente e come tale può andare incontro a malattie e sofferenze. Chi decide di prendere un animale da compagnia deve essere consapevole che dovrà prendersi cura del suo benessere psico-fisico. E’ un impegno non da poco, poiché si deve fare in modo che stia in un ambiente adeguato, che non soffra per il freddo o per il caldo (chiuso in balcone d’estate), che possa muoversi, che abbia possibilità di interazione con simili e con l’uomo, che non abbia possibilità di farsi male ( se lasciato libero per strada), che venga alimentato adeguatamente e tanto altro. Se ci si prende cura con attenzione di questo essere vivente, le possibilità che si ammali si riducono, ma ovviamente come anche l’uomo, potrà ammalarsi di malattie infettive o anche congenite o di altra natura. E’ sempre bene, quando si prende un animale domestico, andare dal veterinario che saprà dare i giusti consigli sanitari e anche gestionali”.

Esistono condizioni patologiche talmente gravi e complesse che a volte la miglior soluzione è rappresentata da un immenso gesto di coraggio del proprietario: ovvero far sopprimere il proprio animale, ricorrendo all’eutanasia. L’animale cosa sente in quel momento e perché è consigliato farla?

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“Al giorno d’oggi le procedure diagnostiche e mediche che si possono eseguire sugli animali sono tantissime ed estremamente performanti; esse consentono di poter trattare la maggior parte delle malattie che affliggono i nostri animali. Detto questo, ci sono però circostanze in cui la medicina non può arrivare; neoplasie incurabili, gravi insufficienze di organo, traumi estesi multipli, malattie infettive di cui non si conosce la terapia, portano sofferenza al paziente, dolore e frustrazione per il proprietario e a volte anche per il medico veterinario che sa di non poter far nulla per farlo stare meglio. Solo in questo caso, cioè quando non esiste cura o trattamenti che allievino la sofferenza del paziente, è consentito eseguire una eutanasia compassionevole. Il paziente viene messo in anestesia generale, prima di inoculare il farmaco che induce l’eutanasia; pertanto, esso non sente alcun dolore o sofferenza”. 

Soprattutto i cani amano esplorare, annusare e, talvolta, mangiare tutto quello che trovano durante una passeggiata o quando sono liberi all’aperto, così come quando si trovano in casa o in giardino. Purtroppo, però, può capitare che ingeriscano sostanze o prodotti per loro tossici e, per questa ragione, che vadano incontro ad un avvelenamento. Cosa bisogna fare nell’immediato?

L’ingestione di corpi estranei (spago dell’arrosto, calzini, palline, tappi di sughero, noccioli di frutta) o sostanze velenose (agenti chimici, grandi dosi di cioccolato, uva, piante velenose, ed altro ancora.) è una evenienza molto comune soprattutto nel cane, specialmente se cucciolo. Se ci si accorge che il proprio animale ha ingerito qualcosa di non edibile, si deve correre dal medico veterinario, che saprà farlo vomitare, estrarre il corpo estraneo e/o trattarlo dal punto di visto medico, fino anche ad inoculare l’antidoto qualora esista”.

Quali sono le sostanze velenose per gli animali domestici? 

“Le sostanze velenose sono tutte quelle che lo sarebbero anche per l’uomo, ma anche il cioccolato e l’uva”. 

Ha animali in casa?

“Io e mio marito siamo entrambi medici veterinari, dopo anni in giro per il mondo, abbiamo costruito una casa in campagna con un po’ di terreno. Abbiamo così diversi gatti, due cani, quattro pecore e quattro galline. Ognuno svolge un ruolo utile per la casa: i gatti tengono lontani i topi, le pecore mangiamo l’erba, le galline fanno le uova e i cani ovviamente fanno la guardia. Noi ci prendiamo cura di loro con dedizione e attenzione e riceviamo in cambio tanto affetto. Siamo riusciti ad ottenere una bella armonia e siamo tutti felici”. 

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Ci racconta un aneddoto del suo lavoro?

“In 24 anni di professione avrei tantissimi aneddoti da raccontare, me ne viene uno in mente in particolare. Alcuni anni fa mi riferirono del caso di una volpe selvatica, raccolta dal personale autorizzato e condotta presso l’Ospedale Veterinario Universitario dove lavoro,  rinvenuta in fin di vita sul ciglio di una strada provinciale probabilmente investita. Prestate le prime cure di emergenza, bloccate le emorragie e stabilizzato il paziente, ci si accorse che un arto presentava diverse lesioni profonde, non aveva più sensibilità (aveva quindi una grave lesione neurologica) né mobilità e presentava diverse fratture. Attendemmo alcuni giorni, somministrando le adeguate terapie e medicazioni nella speranza che riprendesse la sensibilità dell’arto, alle fratture ci avrei pensato io successivamente. Purtroppo, le condizioni dell’arto peggiorarono, tanto che se avessimo aspettato ulteriormente si sarebbe potuto compromettere anche la vita del paziente. Alcuni colleghi, essendo quel paziente un animale selvatico e dovendo quindi per ragioni etiche essere rimesso in libertà, suggerirono di sopprimerlo e dare fine alle sue sofferenze. La volpe però era giovane, mangiava, era vigile, mostrava voglia di vivere e così decisi, insistendo anche con le autorità competenti, di amputare l’arto, argomentando che avevo avuto diversi pazienti (domestici) che per cause traumatiche avevano perso l’arto e che avevano ripreso a correre e alcuni anche a cacciare senza difficoltà. La amputai e la tenni ricoverata alcuni giorni al fine di monitorare il suo andamento clinico. La volpe si riprese benissimo, si rimise in forza. E ottenute le dovute autorizzazioni (gli animali selvatici sono dello Stato e ci sono degli enti preposti che li tutelano e che in caso di problematiche complesse li portano, nelle Marche, nel nostro Ospedale) la liberammo in un bosco non troppo lontano da dove io abito. Il luogo era nelle vicinanze di dove era stata trovata. Sentivo di aver fatto la cosa giusta, ma temevo che avrebbe potuto avere difficoltà a procacciarsi il cibo o a difendersi e scappare da potenziali predatori.  Come per magia, alcuni giorni dopo me la ritrovai dietro la recinsione di casa mia, come poteva sapere dove stessi? Eppure, era lei, impossibile non riconoscerla aveva solo tre zampe! Per anni ogni tanto mi veniva a trovare e io sapevo che lo faceva per segno di riconoscenza e per farmi stare tranquilla mostrandomi che stava bene. Non provai mai ad addomesticarla, non sarebbe stato giusto, avevo troppo rispetto di lei, della sua vita e del suo essere libero. Ci guardavamo, ci salutavamo e poi tornavamo alle nostre cose. Gli animali sono estremamente riconoscenti e riconoscono davvero le persone che vogliono aiutarle, tanto da affidarsi pienamente”.  

Perché ha scelto la medicina veterinaria? 

“Generalmente chi sceglie di studiare medicina veterinaria ha un grande amore per gli animali e il desiderio di curarli e farli star bene. Io, sin da bambina, ho avuto questo desiderio. E’ bene sapere, però, che è un percorso di studi faticoso e anche la professione richiede continui aggiornamenti e investimenti, nonché un impegno fisico e mentale elevato, poiché spesso si è chiamati a gestire anche emergenze durante i momenti liberi che si vorrebbe dedicare al riposo o alla famiglia”. 

Il consiglio che vuole dare a chi si affaccia al mondo della medicina veterinaria?

“Svolgere il lavoro di medico veterinario è bellissimo, curare gli animali che sono esseri semplici e sensibili è molto gratificante. Gli studi e il lavoro sono duri. I proprietari degli animali, involontariamente, riversano tantissime frustrazioni ed aspettative sul medico veterinario, che si trova sovraccaricato di responsabilità. E’ necessario quindi tanta dedizione e un carattere adeguato”. 

Riprendiamo da dove eravamo partiti, dalla nostra città. Quelle volte che torna a Gela, cosa fa?

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“Amo sempre tornare a Gela che sento ancora, dopo più di 30 anni fuori, come casa. Purtroppo riesco a farlo sempre meno. Quando sono a Gela mi occupo primariamente di trascorrere del tempo con i miei cari (familiari e amici di lunga data) e nel tempo libero vado al mare”. 

Cosa le piace di Gela?

“Mi piacciono i suoi paesaggi, la spiaggia sconfinata, i meravigliosi tramonti, la forza e l’orgoglio di noi gelesi”. 

Cosa le manca di Gela? 

“I miei cari, il mare e quella spensieratezza che ha accompagnato la mia giovinezza…”





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