Sigilli Michelin e grandi chef: fino a 6,5 milioni di beneficio

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Quanto vale la stella Michelin, il riconoscimento per l’alta cucina più importante a livello internazionale e l’unico – sostengono gli esperti – capace di segnare, in positivo o in negativo, i destini economici di un locale? Vale tanto per gli chef, che se vengono premiati dagli ispettori della guida rossa francese, possono anche raddoppiare o triplicare il giro d’affari, ma pure per le città e per il territorio dove i ristoranti si trovano. Lo si evince da un recente studio di “Taste Tourism” di Jfc, che spiega – cifre alla mano – qual è l’impatto sull’indotto generato da un ristorante con le stelle.

I benefici sul territorio

Per il 2024, le previsioni indicano un risultato relativo all’indotto indiretto in aumento, pari a quasi 500 milioni di euro totali (498 milioni per la precisione). Infatti, il 74,6% della clientela estera e il 39,5% di quella italiana trascorre almeno una notte nella destinazione o nelle immediate vicinanze, generando quindi benefici indiretti sui settori dell’ospitalità (circa 355 milioni), del commercio (48 milioni) e dei servizi locali (35 milioni).

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Ma il report non si ferma qui. Stabilisce anche quanto il numero di stelle incide sull’economia. Un ristorante con una stella Michelin genera benefici diretti sul territorio pari a 805 mila euro l’anno, che diventano 2,4 milioni di euro quando si tratta di un ristorante 2 stelle, per poi prendere letteralmente il volo quando sotto i riflettori finiscono i ristoranti che “meritano il viaggio”, ovvero i pochissimi (14 in Italia e 3 nel Nord Est) che possono fregiarsi delle 3 stelle, con un risultato che supera i 6,5 milioni di euro ciascuno.

L’analisi realizzata da Jfc identifica, inoltre, Usa, Francia e Germania come i paesi più rappresentati dalla clientela straniera mentre, dalla prospettiva dell’indotto legato ai soggiorni, quasi il 70% dei gestori di hotel di qualità (da 3 a 5 stelle lusso) localizzati nei pressi di un’insegna stellata Michelin, dichiara di avere clienti giunti in albergo proprio per recarsi in uno specifico ristorante.

Clienti da tutto il mondo

«Abbiamo ristoranti in Friuli, a Rovigno e a Venezia – dice Emanuele Scarello, chef 4 stelle, due a Udine e due in Croazia, de “Agli Amici” – ma la lingua in cucina e in sala è l’inglese». Obbligatorio, per cuochi, sommelier e personale stellato, infatti, conoscere la lingua più diffusa, perchè i buongustai, gli appassionati di alta cucina, disposti a spendere un bel po’ di denaro, arrivano da tutto il mondo. Questi ristoranti, grazie alla Michelin, beneficiano di una vetrina internazionale che offre una grande visibilità all’interno dell’universo del Taste Tourism, che genera un impatto economico importante sul territorio nazionale.

Prendendo in esame i dati del 2023, i ristoranti stellati italiani hanno accolto 2,4 milioni di clienti (di cui il 40,7% dall’estero, provenienti da 43 paesi) per un indotto complessivo di 438 milioni di euro. La regione che beneficia di più della presenza dei ristoranti stellati è la Lombardia, seguita a ruota dalla Campania. In terza posizione troviamo il Piemonte. A livello provinciale, è Napoli a giovare dei maggiori benefici, seguita da Roma e Milano. Interessante il dato relativo ai comuni che, dopo un podio formato da tre capoluoghi di regione (Milano, Roma e Firenze), vede la presenza di comuni più piccoli come Senigallia al quarto posto e Massa Lubrense al quinto. Nella top ten anche Orta San Giulio, Alba e Brunico, dove c’è l’Atelier Moessmer di Norbert Niederkolfler.

I bilanci delle società

Spulciando tra i bilanci delle società che controllano le cucine più famose del Nord Est, balza subito all’occhio il fatturato di Alajmo Spa che, nel 2023, ha superato i 17 milioni di euro. La famiglia Alajmo (Le Calandre), come Enrico Bartolini (Glam Venezia), Artur (Harry’s Piccolo Trieste) e Hotel Castel (Castel Fine Dining) hanno altre attività di ristorazione o di ospitalità alberghiera oltre ai ristoranti con le stelle e quindi vantano conti a molti zeri. Casa Perbellini di Verona, neo tristellato 2025, ha fatturato un milione 900 mila euro, mentre l’Atelier Moessmer di Brunico 682 mila. L’Antica osteria da Cera ha dichiarato ricavi, nel 2023, di 2 milioni 658 mila euro, mentre Agli Amici di Udine un milione 479 mila euro, 300 mila in più rispetto all’anno precedente. Per La Peca di Lonigo è disponibile il bilancio 2022, con poco più di un milione di euro, mentre Terra Sarentino, in Alto Adige, non deposita il bilancio.

Intercettare chi può spendere

Conto e carta

difficile da pignorare

 

«Gli stellati Michelin rappresentano l’eccellenza della ristorazione, interpretano la tradizione con creatività – osserva Marino Firmani, project manager esperto di gestione d’imprese – . Bravi loro che hanno investito nella qualità, sono in grado di fidelizzare il rapporto con il turista, ma bisognerebbe lavorare di più con la fascia media per innalzare la qualità complessiva in un territorio. Veneto e soprattutto Friuli Venezia Giulia, in questo campo, hanno ancora strada da fare. In Friuli Venezia Giulia, infatti, la spesa media turistica è molto più bassa rispetto alla media. In Italia tra hotel, ristoranti, bar, si spendono circa 208 euro al giorno per persona, in Fvg si arriva a 105 euro, metà della media nazionale. Se il top level è l’Umbria con 333 euro al giorno, anche in Veneto, nonostante città come Venezia, Verona o il Garda, la spesa del turista è solo di 172 euro al giorno, 12esimo posto in graduatoria. I siti Unesco, come le colline del Prosecco o l’Aquileia romana, sono fondamentali per attrarre visitatori. Il mondo va verso una crescita della qualità dell’offerta turistica, è anche indispensabile aumentare lo standard con servizi dal wellness alle attività sportive che possono arricchire l’offerta complessiva».



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