Scontri in Piazza Vittoria a Brescia fra polizia e corteo antifascista, la sinistra in Loggia si divide

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di
Pietro Gorlani

La maggioranza nicchia sull’ordine del giornocon cui il centrodestra chiede di condannare gli oltraggi alla polizia

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La dialettica politica, da sempre croce e delizia del centrosinistra, torna prepotente a farsi sentire in città e in Loggia. 

Ad accendere il confronto dai toni anche molto aspri è la carica della polizia sul presidio antifascista di sabato in Piazza Vittoria, scattata quando gli attivisti del Magazzino 47 hanno srotolato uno striscione, trasformando la conferenza stampa in corso in una manifestazione, vietata dal questore, al pari dell’«aperitivo tricolore» che l’estrema destra aveva spostato in piazzetta Benedetto Croce.




















































Sabato sera la sindaca Laura Castelletti ha diffuso un comunicato per dire «che le regole vanno rispettate», «soprattutto quando di ricoprono ruoli pubblici». In sintonia con lei l’assessore Valter Muchetti ed i deputati Gianni Girelli (Pd) e Fabrizio Benzoni (Azione). Di tutt’altro avviso il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Fiorenzo Bertocchi e Dino Greco (del direttivo nazionale), partito che sabato ha voluto essere in piazza, a differenza degli altri partiti, dei sindacati e di Anpi: «Brescia ha un problema bello grosso. E la sindaca ne è parte». 

Il problema, secondo Rifondazione, sta nel mettere sullo stesso piano il diritto a manifestare dei neofascisti, le cui idee «sono contro la Costituzione» e quello degli antifascisti, che invece «chiedono il rispetto della Costituzione». Ancora più pesante la posizione del Magazzino 47, che taccia la Castelletti di «insopportabile paternalismo» e critica Cgil e Anpi bollandole come «ufficio stampa della Questura». L’estrema sinistra avrebbe desiderato una reazione più simile a quella del sindaco di Bologna Matteo Lepore, che in relazione agli scontri tra forze dell’ordine e collettivi, avvenuti a margine del corteo dei neofascisti a novembre, non ha esitato ad attaccare il Governo e la sua deriva repressiva.

Ed è al Governo che si rivolgono il segretario cittadino e quello provinciale del Pd — Roberto Cammarata e Michele Zanardi — chiedendo, in nome della Costituzione e della Legge Mancino, «di sciogliere immediatamente» le organizzazioni di estrema destra che hanno organizzato le marce di Bologna e Brescia, propagandando «idee fondate sull’odio etnico» e «utilizzando gesti e slogan legati all’ideologia nazifascista». Nel contempo i dem ritengono sbagliata «la forzatura della manifestazione non autorizzata di Piazza Vittoria» e respingono le accuse alla sindaca, alla giunta, all’Anpi e alla Cgil lanciando un appello a non disperdere «l’unità antifascista» dimostrata nella manifestazione del 20 dicembre. Unità ancora più preziosa alla luce dell’aggressione di venerdì in centro città ad un docente che ha criticato Mussolini e il ventennio.

Il centrodestra ieri ha presentato in Comune un ordine del giorno dove chiede che, in relazione alla manifestazione di sabato, tutti i consiglieri adottino «una posizione contro la violenza e l’oltraggio alle forze di polizia e alle istituzioni». Provvedimento destinato a creare spaccature dentro la maggioranza, che giusto una settimana fa era scesa in piazza unita contro la marcia neofascista del 13 dicembre e le svastiche apparse sui muri della città, episodi condannate da un ordine del giorno votato all’unanimità nel consiglio comunale del 20 dicembre ma con Carlo Andreoli (FdI) che pur assente aveva fatto sapere che non l’avrebbe votato.

Questo nuovo ordine del giorno difficilmente vedrebbe il voto unanime di una maggioranza composita e già laceratasi in passato su temi politici quali la definizione di antisemitismo o il Daspo urbano. Francesco Catalano di Al Lavoro con Brescia e Valentina Gastaldi di Brescia Attiva, presenti al presidio di piazza Vittoria sabato, probabilmente si asterrebbero. Andrea Curcio, della sinistra Pd, anche se evita i commenti e rimanda al comunicato ufficiale del suo partito, su Facebook ha polemizzato aspramente con il deputato Girelli per le sue critiche alla manifestazione indetta disubbidendo alle indicazioni della questura.   «Si chiede di condannare fatti di rilevanza penale ma prima di esprimersi è necessario un pronunciamento della magistratura. La presunzione di innocenza vale per tutti, non solo per Acri e gli esponenti di centrodestra» commenta Catalano. E Gastaldi: «L’ordine del giorno è irricevibile e chiaramente un tentativo di spostare l’attenzione da parte di un’opposizione disunita e colta in fallo proprio sul tema del fascismo, da cui alcuni suoi componenti non si dissociano».

La Civica Castelletti (di cui fanno parte Iyas Ashkar e Raisa Labaran) ricordando che non ha aderito alla manifestazione condanna ogni forma di violenza e si dice disposta a votare l’ordine del giorno del centrodestra, per il quale la giunta valuta la tattica di Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore: farlo decantare per discuterlo in consiglio tra qualche mese, in attesa che si plachino gli animi e attendendo che venga scavalcato da altre urgenze politiche e amministrative.

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30 dicembre 2024 ( modifica il 30 dicembre 2024 | 21:28)

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