Al Teatro Borsoni l’anno finisce e ricomincia a suon di Jazz con Raphael Gualazzi (il 31) e Mauro Ottolini (a capodanno)

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In via Milano doppio appuntamento, il 31 con la grande tradizione di Raphael Gualazzi e il primo con il sestetto Nada mas fuerte di Ottolini e Tagliabue

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Il 2024 si chiude con l’orchestra e la grande tradizione jazzistica di Raphael Gualazzi; il 2025 sarà invece aperto dalle sperimentazioni e della sonorità etniche di Mauro Ottolini. 

I due concerti, in scena rispettivamente il 31 dicembre (alle 21.45) e l’uno gennaio (alle 18.00), rappresentano il traguardo dei primi mesi di vita del teatro Renato Borsoni, aperto in via Milano in onore di uno dei fondatori del Centro Teatrale Bresciano per la stagione 2024/25. L’intenzione dichiarata a settembre dalla presidente del CTB era che il settore della città dove sorge ora il Borsoni prendesse vita “non solo come prolungamento abitativo, ma anche come corpo culturale e di aggregazione sociale”. Gli eventi di Capodanno confortano questa promessa.




















































Due concerti immersi nel jazz, innanzitutto. Con una sfumatura contemporanea: quella della sperimentazione e della contaminazione fra culture e sonorità, la strada che questo mondo musicale sembra aver da tempo saldamente impegnato.

Il dialogo col contrabbasso, con la batteria e con l’orchestra segnerà il concerto del 31. Protagonista: Raphael Gualazzi. Il successo che ha ottenuto l’urbinate sulla scena musicale italiana è sorprendente, perché la sua ripresa dei primi ritmi del jazz, quelli del ragtime e poi dei grandi pianisti Fats Waller e Art Tatum, va perlomeno in controtendenza con le posizioni delle classifiche d’ascolto. Eppure, nel 2011 Raphael vinceva Sanremo giovani e poi veniva scelto per l’Eurovision, dove arrivava secondo con Follia d’amore. Gualazzi al festival ha anche sfiorato la vittoria: nel 2014, in gara con il suo Liberi o no, è arrivato secondo. Sul palco del Borsoni, il suo pianoforte dialogherà con un contrabbasso e una batteria; soprattutto, con i 25 archi della S.M.Art chamber Orchestra, diretta da Sandro Torriani. Con una formazione che spazia fra jazz e musica classica, Torriani è direttore di produzione del Festival pianistico di Brescia e Bergamo.

Se Gualazzi parla con la musica classica, il sestetto Nada mas fuerte, nato dalla collaborazione fra il trombone di Mauro Ottolini e la voce di Vanessa Tagliabue Yorke, proporrà l’uno gennaio una commistione di corrispondenze musicali fra il mondo latino, francese, mediorientale, messicano, cubano: in una parola, è musica “world”; ma una parola, in questo caso, non può che essere limitante. Nada mas fuerte è anche l’ultimo disco di Ottolini: jazzista sperimentale nato a Bussolengo, lascia nel 2008 l’orchestra dell’Arena di Verona per dedicarvisi interamente. Una ricerca che l’ha portato prima al sousafono – un particolare ottone usato soprattutto nelle marce – e, poi…alle conchiglie. Esatto: rifinite e riadattate a strumenti musicali, le conchiglie restituiscono sonorità da cui Ottolini ha ricavato un album, Sea shell.

Vanessa Tagliabue Yorke è invece un’artista a dir poco poliedrica: scultrice, pittrice, cantante di jazz e non solo. Dal 2013, collabora col club Tenco di Sanremo, quello che assegna il celebre premio alla carriera. L’Uno accompagnerà Ottolini, al quale la unisce una collaborazione di lunga data.
Il Borsoni sarà il palcoscenico di questi incontri, attraverso i quali la Brescia in musica si congeda dalla stagione passata e apre a quella nuova: un attraversamento musicale, come si dice in questi casi, senza soluzione di continuità.


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