Napoli, Stefano De Martino al carcere di Secondigliano balla con i detenuti: «Nessuno è escluso»

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Ha ballato, riso e mangiato con loro in un clima di festosità e gioia, come fossero stati vecchi amici. In tuta e scarpe da ginnastica Stefano De Martino è entrato in punta di piedi nel Centro penitenziario “Pasquale Mandato” di Secondigliano, in occasione del pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. «Nessuno di noi si deve sentire escluso», le parole di vicinanza che ha rivolto agli 82 detenuti seduti a tavola con lui, con l’arcivescovo don Mimmo Battaglia e col referente della Comunità di Sant’Egidio Antonio Mattone. Tra i partecipanti i reclusi più poveri, quelli che non fanno colloqui, perché ormai privi di legami familiari e molti stranieri.

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Aggiunti inoltre due tavoli per le donne provenienti dal carcere femminile di Pozzuoli, sgomberato per lo sciame sismico nei mesi scorsi. Tra gli invitati il sindaco Gaetano Manfredi, il procuratore generale Aldo Policastro, la presidente della Corte di Appello Maria Rosaria Covelli, il provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Campania Lucia Castellano, il presidente del Tribunale di Napoli Elisabetta Garzo, il presidente del Tribunale di sorveglianza Patrizia Mirra, la garante nazionale dei detenuti Irma Conti e il garante regionale Samuele Ciambriello, l’assessore regionale al lavoro Antonio Marchiello, il presidente dell’Unione Industriali Costanzo Jannotti Pecci.

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Come il “Convivio” di Dante simboleggiava il “banchetto” del sapere e della conoscenza, così il pranzo al carcere di Secondigliano ha rappresentato la convivialità umana, arricchendo l’animo di ciascun commensale. Un pranzo («il settimo – ricorda Mattone – e arriveremo a nove coinvolgendo 700 detenuti e 300 volontari») che ha richiamato l’apertura – avvenuta pochi giorni prima – della Porta Santa a Rebibbia da parte di Papa Francesco. «Una ulteriore dimostrazione dell’attenzione della Chiesa verso il mondo dei detenuti», sottolinea il referente di Sant’Egidio, che ha improvvisato insieme a De Martino uno sketch ispirato ad “Affari tuoi”, la trasmissione condotta dallo showman su Rai 1. Tanta commozione durante l’evento, specie quando l’ex ballerino di Torre Annunziata ha incontrato un detenuto che all’epoca abitava nel suo palazzo. «Un momento condiviso di allegria, convivialità e riflessione – ha detto la direttrice Giulia Russo – sull’errore, sulla capacità di crescita come ha dimostrato la presenza di una rete prestigiosa fatta da istituzioni, Chiesa, vertici della magistratura e imprenditoria. Un pranzo che ha incarnato la nostra mission verso la politica di quelle che io chiamo le tre “r”: rieducazione, risocializzazione, riabilitazione. Oggi ospitiamo 1.485 detenuti, di cui 91 donne evacuate da Pozzuoli, ai quali offriamo una formazione “performante” ossia di qualità che va dalle attività tradizionali ai corsi professionalizzanti per le nuove figure che il mercato richiede».

Ha sottolineato che «bisogna partire da un principio: nessuno è irrecuperabile». Così il cardinale Battaglia ha salutato i detenuti di Secondigliano convenuti al pranzo di Natale. «Spesso mi capita di dire che vivere non è altro che l’infinita pazienza di ricominciare – ha detto l’arcivescovo di Napoli – e celebrare qui la speranza significa soprattutto credere che per tutti c’è una possibilità e che la vita di una persona non coincide mai con i suoi sbagli e i suoi errori.

La vita è sempre più grande», ha concluso. Un Natale dunque per non dimenticare chi vive recluso, per dire che è possibile cambiare e rimettere in gioco la propria vita e stare vicino a chi vive in un momento di difficoltà, può accendere sempre una luce di speranza. «Sulla scia del messaggio del Papa possiamo dire che questo è un pranzo di speranza – ha detto Mattone – non solo per i detenuti ma per tutta la società esterna, da cui il carcere è visto sempre come un mondo da cui non si può cavare niente.

Dobbiamo invece accompagnare queste persone in percorsi umani e lavorativi e aiutarle a ritrovarsi e ad avere fiducia in loro stesse». Al termine del banchetto è arrivato poi un Babbo Natale in slitta, che ha distribuito doni a tutti i reclusi con pacchetti di caffè e prodotti per la cura del corpo.





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