Giubileo 2025. Come si prepara la comunità italiana a New York

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Come vivono l’attesa del tempo Giubilare le comunità italiane all’estero? Quanti italiani si recheranno a Roma come Pellegrini di speranza per varcare la Porta Santa nella Basilica di San Pietro e visitare le altre basiliche papali? Il Giubileo 2025, il secondo presieduto da Papa Francesco, è dedicato alla speranza, la virtù che non delude mai. Chi vive a migliaia di chilometri da Piazza San Pietro, cuore del cattolicesimo, come si predispone a vivere in consapevolezza l’Anno Santo di grazia e perdono e quali sono le iniziative che i sacerdoti delle parrocchie italiane organizzano in loco o in vista dei pellegrinaggi? Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero inizia un ciclo di incontri con le comunità italiane per soffermare lo sguardo su come il Giubileo, evento solenne per tutto il mondo cristiano, viene vissuto da lontano.

Don Luigi Portarulo, parroco a New York nella Cattedrale di Saint Patrick sulla 5th Avenue e in Old Saint Patrick Cathedral a Soho, racconta il sentiment della comunità italoamericana.

Don Luigi Portarulo

Cosa rappresentano le chiese italiane a New York per la comunità italoamericana?

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Le chiese per gli Italiani sono un punto di riferimento importante per la comunità, lo sono sempre ma in modo particolare durante le feste natalizie. Gli Italiani all’estero vogliono partecipare e vivere pienamente il Natale nella loro lingua. Nella Cattedrale di Saint Patrick e nella Basilica Old Saint Patrick Cathedral dove presto servizio come responsabile della comunità di Italiani che vivono a New York, abbiamo celebrato a mezzanotte la Santa Messa della Vigilia di Natale con una cerimonia molto partecipata. Prima della Messa abbiamo organizzato una cena della Vigilia per le persone che non possono tornare in Italia e sono lontane dalla loro famiglia. Con questa iniziativa si offre la possibilità di vivere in comunità, nella tradizione italiana, il momento di attesa in cui Gesù viene di nuovo a nascere nei nostri cuori.

Quale significato assume la comunità?

La comunità è molto sentita all’estero perché fa sentire i fedeli più vicini all’Italia, non più soli ma insieme, appartenenti alla stessa comunità.

Com’è la comunità italiana a New York che si riunisce nella sua Chiesa?

È una grande comunità costituita da persone che provengono da varie regioni ma che hanno tutti la stessa origine italiana.

A New York la comunità italiana come vive il tempo del Natale?

New York è famosa per le luci e gli addobbi che accompagnano il tempo del Natale. Tuttavia, appena arrivato a New York, ho pensato fosse necessario sottolineare l’importanza del Natale come momento fondamentale della nascita di Gesù. E per questo allestire il Presepe è molto importante. L’anno scorso abbiamo benedetto il Presepe che arrivava da Matera, un’opera d’arte che nella sua bellezza aiuta le persone a sentirsi più vicine all’Italia.

Si allestiscono i segni e i simboli del Natale cristiano?

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Quest’anno abbiamo un bellissimo Presepe napoletano che arriva dalla Chiesa degli Artisti di Roma. Lo abbiamo assunto come simbolo di tanti migranti che sono venuti a New York dall’Italia. Moltissime persone visitano il Presepe nella nostra chiesa per contemplarne la bellezza e vivere in pienezza il tempo di Natale. Anche nelle case degli Italiani si prepara l’attesa gioiosa del Natale, allestendo con entusiasmo i segni e i simboli della nostra tradizione. Sono molto contento di essere qui a guidare la comunità, aiutandola a essere unita anche prestando attenzione ai segni del Natale.

La prima chiesa italiana a New York, intitolata a Sant’Antonio da Padova, fu costruita dai nostri connazionali nel 1858. Cosa è cambiato da quando gli Italiani si costruivano come comunità anche attraverso la costruzione di una loro chiesa?

La chiesa come punto di riferimento era ancora più importante quando i migranti arrivavano a New York alla fine dell’Ottocento. Non conoscevano ancora la lingua. Si avvertiva l’urgenza e il bisogno di avere una chiesa italiana dove riunirsi in preghiera e sentire celebrare la Messa in italiano. La risposta l’hanno data proprio le chiese italiane a New York. Sant’Antonio da Padova, Our Lady of Pompeii e Old Saint Patrick Cathedral, la prima Basilica Cattedrale di New York che si trova a Little Italy, dove io presto servizio.

È molto frequentata dagli Italiani?

Certamente. Sebbene tutti conoscono l’inglese, si avverte il desiderio di partecipare e vivere la liturgia e la fede nella propria lingua. Perché c’è un contatto spirituale più diretto con Dio. Sono cambiate tante cose dalla migrazione di fine Ottocento. Ma oggi è bello che tanti Italoamericani sentono la tradizione e l’eredità che gli antenati hanno lasciato a New York. In questi giorni ho incontrato tanti italoamericani in chiesa che mi hanno raccontato come siano attenti a rinnovare le tradizioni dei loro antenati italiani. Dall’importanza della Messa a mezzanotte alla cena della Vigilia. L’Italia continua a vivere in tante città dove gli Italiani sono emigrati e anche in una città così grande e multiculturale come New York.

La comunità italiana a New York come vive l’attesa del Giubileo?

Il mio compito è quello di educare alla comprensione e all’importanza di questo Giubileo Ordinario dell’Anno della Speranza che vivremo. Il Giubileo è molto sentito in Italia e soprattutto a Roma dove ci sono le 4 Basiliche Papali, a partire dalla Basilica di San Pietro, dove il Papa ha aperto la Porta Santa la sera del 24 dicembre. A New York si attende l’Anno Giubilare come qualcosa di nuovo ancora da scoprire. Il cardinale ha annunciato che la Basilica Old Saint Patrick insieme alla Cattedrale Saint Patrick e altre chiese, sarà uno dei siti di pellegrinaggio dell’Anno Giubilare della speranza. Avremo l’occasione di organizzare eventi per invitare le persone a vivere il Giubileo con una speranza più grande, con una fede più grande, invitando alla redenzione e alla misericordia.

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È un progetto concreto di sostegno alla Fede?

Si, è necessario approfondire la fede che quando ci si trasferisce all’estero, soprattutto se non si ha un punto di riferimento concreto, rischia di affievolirsi. La chiesa italiana aiuta a vivere il Giubileo come un momento forte, importante e significativo.

Don Luigi, lei oltre al quotidiano ministero e alla pastorale per gli Italiani a New York, ha anche progetti per la comunità italoamericana dedicati a questo Anno Giubilare?

Stiamo organizzando un pellegrinaggio a Roma a cui parteciperanno tanti Italiani e Italoamericani. Visiteremo Assisi per conoscere luoghi importanti di fede e pregare insieme. A New York organizzeremo altre iniziative che aiutano a vivere questo Giubileo ma accanto alla dimensione spirituale, molti Italoamericani ci chiedono conferenze e attività culturale per approfondire la cultura italiana. Stiamo per aprire una scuola italiana che ha già tante iscrizioni da parte di italodiscendenti che vogliono imparare a parlare bene la lingua italiana.

New York come guarda Piazza San Pietro in questo tempo straordinario?

 Lo sguardo di tutto il mondo, compreso quello della città di New York, è rivolto a Roma perché lì è nata la fede e continua la tradizione della Chiesa attraverso il Papa. Noi preghiamo spesso per il Santo Padre e si sente attraverso la figura del Cardinale di New York Dolan, la presenza e l’unione con Roma che ci fa sentire universalmente Chiesa e vicini a Roma, nonostante i 7mila chilometri di distanza. Nella fede siamo spiritualmente molto vicini e guardiamo all’inizio del Giubileo con fede, passione e orgoglio.

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A New York ha modo di esprimere la sua anima pop di sportivo e tifoso?

La mia passione sportiva mi aiuta molto a entrare in contatto con tante persone. Soprattutto con i giovani che sono il futuro della Chiesa e della nostra società. Anche a New York ho occasione di giocare a calcio e di correre. Qui la corsa è molto sentita, ci sono diverse gare, mezze maratone, maratone. Frequentando ambienti sportivi, ho occasione di incontrare tante persone e di condividere il messaggio della fede.

La sua storia personale è molto interessante, nato in provincia di Matera, si è formato in Vaticano ed è stato un punto di riferimento per molti giovani romani.

La fortuna che ho avuto di vivere momenti belli in Vaticano, anche attraverso lo sport, la vicinanza con la squadra dell’Inter in particolare ma anche con altre squadre, mi aiuta a condividere anche qui momenti di passione sportiva con tanti giovani. Credo fortemente nel valore dello sport che è molto vicino ai valori della fede. Attraverso lo sport si allena il fisico e la mente, mens sana in corpore sano e se si sta bene, migliora anche la relazione con il prossimo. Continuo a praticare sport anche a New York e a coltivare le mie passioni sportive.

Lei è un runner che ha celebrato la Messa del Maratoneta…

Il Cardinale mi ha dato l’incarico di celebrare la famosa Messa del Maratoneta alla vigilia della Maratona di New York a cui partecipano runner da tutto il mondo, quest’anno erano più di tremila. Abbiamo pregato insieme la Preghiera del Maratoneta e celebrato una Messa del Maratoneta per gli Italiani. È stato molto emozionante per tutti, in particolare per me che l’ ho vissuta da sacerdote e da runner.

Don Luigi, un suo pensiero da New York e dal cuore della comunità italoamericana sul Giubileo 2025?

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Auguro a tutti quelli che si apprestano a vivere il Giubileo della speranza, che possa essere un’occasione per aprire il nostro cuore al Signore che viene ancora una volta a riempire di speranza i nostri cuori e di amore le nostre vite. L’augurio è che la speranza di pace possa continuare a essere coltivata nel mondo in cui viviamo che ne ha tanto bisogno.





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