Basket bond, una valida alternativa?

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Microcredito

per le aziende

 


Attraverso l’emissione di basket bond, le imprese lombarde appartenenti alla medesima filiera potranno ottenere maggiore liquidita, in maniera più flessibile, sostenendo i progetti di sviluppo strategici.

Gli incentivi, si sa, sono uno strumento prezioso per realizzare gli investimenti. E la finanza agevolata – come abbiamo imparato in questo 2024, tra Piano Transizione 5.0 e Nuova Sabatini – è un po’ il motore del progresso. Ma esistono anche forme di credito alternativo, con un ruolo proattivo (e a tratti stimolante) delle imprese. Ci riferiamo ai minibond, strumenti finanziari per raccogliere fondi.

Potrebbero sembrare obbligazioni ma, a differenza di queste ultime, non arrivano da grandi aziende o enti pubblici. Sono infatti utilizzati dalle Pmi, e offrono loro un accesso diretto ai finanziamenti degli investitori. Ma, soprattutto, danno alle imprese la possibilità di non ricorrere al credito bancario, condizione spesso costosa (e frustrante).

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Parliamo, nel dettaglio, di somme inferiori a 50 milioni di euro, introdotti in Italia con l’entrata in vigore del Decreto Sviluppo e del Decreto Sviluppo Bis, sin dal 2012.

Inoltre, il minibond rappresenta anche uno strumento di marketing, che aumenta la visibilità dell’azienda nel mercato, migliorandone la reputazione. Soprattutto, poi, quando c’è un garante dietro l’operazione. È proprio questo il caso della misura “Basket Bond Lombardia per Filiere sostenibili, innovative e competitive”.

Nel novembre del 2023 la giunta regionale ha deliberato una misura a sostegno delle filiere lombarde, diretta ad agevolare l’accesso a forme di credito alternativo. L’obiettivo? Realizzare progetti di filiera in grado di rafforzare le reti e le aggregazioni di imprese, ma anche sostenere l’adozione di modelli di produzione sostenibile.

La finalità dei minibond

Con l’emissione dei minibond viene immessa liquidità nel circuito della filiera, che andrà utilizzata per realizzare un progetto, nell’ambito delineato dal bando ed appositamente descritto nella relazione presentata dal capofila. Ne andranno evidenziate le finalità, gli investimenti previsti e gli impatti.

Il progetto può riguardare un investimento o anche il miglioramento delle relazioni tra i diversi soggetti, o la realizzazione di uno scopo comune. Dunque, un insieme di interventi, attuati dalle singole Imprese, che dovranno però rientrare negli ambiti di azione previsti dal bando: il sostegno al rafforzamento delle reti e delle aggregazioni di imprese (Azione 1.3.4.) e il sostegno all’adozione di modelli di produzione sostenibile (Azione 2.6.1.).

Nel primo caso, tra gli interventi rientrano quelli per la transizione digitale, l’innovazione e/o l’autonomia produttiva, tramite l’innovazione di processo, l’innovazione di prodotto e l’innovazione dell’organizzazione.

Sono altresì compresi gli investimenti produttivi finalizzati al rafforzamento competitivo delle filiere, la crescita dimensionale delle imprese e il miglioramento della competitività, in risposta a problematiche comuni alla filiera.

L’Azione 2.6.1., invece, comprende gli interventi a sostegno della transizione verso un’economia circolare efficiente, sotto il profilo delle risorse e dell’utilizzo dei materiali. Questo, in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale ed economica dei settori – provvedendo alla riduzione dei rifiuti, con processi di recupero e di tutela delle risorse naturali. Si parla, quindi, di innovazione di processo per la transizione green, innovazione di prodotto, ricerca industriale, sviluppo sperimentale o studi di fattibilità.

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Ogni intervento andrà realizzato solo presso la sede operativa in Lombardia. Il bando indica, poi, una serie di progetti esclusi, tra cui lo smantellamento o la costruzione di centrali nucleari, gli investimenti per ridurre le emissioni di gas serra, gli investimenti in infrastrutture aeroportuali, lo smaltimento dei rifiuti in discariche e la produzione e utilizzo di combustibili fossili (entrambi, con apposite eccezioni). Tutti i progetti dovranno rispettare il principio DNSH, e andranno completati entro 24 mesi dalla concessione dell’agevolazione.

L’agevolazione e la procedura di emissione

L’agevolazione offerta da Regione Lombardia è rappresentata da una garanzia che copre la totalità delle eventuali perdite, fino al 25% del valore di ciascun portafoglio di minibond. Inoltre, viene concesso un contributo a fondo perduto a sostegno dei costi per la strutturazione ed emissione dei minibond.

I primi costi (quelli per la strutturazione) sono rappresentati dalle spese sostenute dall’impresa per la certificazione dell’ultimo bilancio e per l’ottenimento del rating, ma anche per il compenso dell’arranger – l’intermediario finanziario che facilita l’emissione dei minibond, attraverso la propria consulenza e la gestione del processo. I costi di emissione, invece, sono spese operative, tra cui quelle legali, di marketing e amministrative.

Le risorse, a valore su fondi europei del PR FESR 2021-2027 di Regione Lombardia, ammontano a 32 milioni di euro, suddivisi in due plafond, ciascuno dei quali utilizzabile per la garanzia e la copertura dei costi di strutturazione dei minibond.

Il primo, pari a 17 milioni, viene destinato all’Azione 1.3.4 “Sostegno al rafforzamento delle reti e delle aggregazioni di imprese”, mentre le risorse del secondo plafond, sull’Azione 2.6.1 “Sostegno all’azione di modelli di produzione sostenibile”, ammontano a 15 milioni di euro.

Per poter ricevere l’incentivo da parte di Regione Lombardia, almeno tre Pmi, appartenenti alla stessa filiera, dovranno emettere minibond, con l’obiettivo di finanziare interventi coerenti con le Azioni del PR FESR 21-27.

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Ogni minibond della singola impresa dovrà avere un valore compreso tra 1.5 milioni e 10 milioni di euro, una durata nominale massima non superiore a 7 anni (comprensivi di eventuale preammortamento fino a 2 anni), un rimborso “amortizing”, un tasso di interesse fisso o variabile – che dipenderà dal merito di credito dell’emittente.

Entra poi in gioco una SPV, Special Purpose Vehicle, un’entità giuridica nata appositamente per gestire un’operazione di cartolarizzazione. Tecnicamente, una SPV acquista gli attivi dell’impresa de quo, e li trasforma in strumenti finanziari, sottoscrivendo i minibond raggruppati in portafogli.

L’ultimo step riguarda il collocamento dei minibond presso investitori qualificati: a questo ci pensa l’arranger, ovvero il collocatore. Nel caso dei basket bond, la Regione Lombardia ha scelto Banca Finit.

Le imprese beneficiarie (le “potenzialmente emittenti”)

Possono presentare domanda per partecipare ai basket bond le imprese, piccole e medie, appartenenti a una filiera e con un progetto di filiera. Probabilmente, in futuro, nei prossimi mesi, saranno incluse anche le Mid Cap ma, al momento, non sono ammesse, così come le microimprese.

Le possibili emittenti dovranno risultare regolarmente costituite, iscritte e attive nel Registro delle Imprese, con almeno due bilanci approvati e depositati. Dovranno presentare una sede operativa in Lombardia (sede oggetto dell’intervento) ed essere in possesso di un valido rating, almeno pari a BB sulla scala Standard & Poor’s. In alternativa, in assenza di rating, le imprese non dovranno aver realizzato perdite in più di uno degli ultimi due esercizi.

L’ultimo requisito riguarda il fatturato, non inferiore a 5 milioni di euro, e il rispetto di ulteriori indicatori tecnici (PFN/EBITDA: < 5,0x; PFN/PN: < 3x; EBITDA/Fatturato: > 4 %).

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

I minibond andranno emessi da almeno tre imprese della filiera.

Ma, precisamente, cosa si intende con questo termine? Si fa riferimento a raggruppamenti verticali e orizzontali di imprese. I primi operano in diversi ambiti territoriali, in più aree lombarde, e le compagini risultano legate da rapporti di dipendenza funzionale (a monte e a valle del processo produttivo). I raggruppamenti orizzontali, invece, includono imprese che operano nel medesimo settore, all’interno della regione, accomunate dai medesimi obiettivi di sviluppo, innovazione e sostenibilità. Il progetto di filiera è, quindi, un disegno condiviso da tutte le imprese: tra queste, tre dovranno essere potenzialmente emittenti.

Nella relazione presentata dal capofila andranno evidenziate le finalità condivise, gli investimenti previsti e gli impatti sulla filiera.

Ogni impresa emittente può partecipare ad un solo progetto di filiera e ciascuna impresa coinvolta è responsabile della realizzazione delle attività di propria competenza, dettagliatamente descritta nella domanda di partecipazione.

Ci sono poi categorie di imprese che non possono presentare domanda (tabacco, agricoltura et similia, attività finanziarie). Ugualmente, non sono ammesse le imprese in difficoltà (secondo la definizione Ue), le insolventi, le destinatarie di ingiunzioni di recupero ad opera della Commissione europea, e quelle non in regola con la normativa antimafia e il DURC.

Perché emettere minibond?

Sono svariati i motivi per cui le imprese emettono i minibond. Indubbiamente si tratta di un accesso diretto al capitale (seppur non immediato e a tratti complicato): una fonte di finanziamento alternativa rispetto al classico prestito bancario. Questo, soprattutto nel caso in cui l’impresa mostri difficoltà nell’ottenimento delle risorse.

Con la liquidità derivante dall’emissione sarà possibile investire in progetti o coprire spese operative. In alcuni casi, la vendita dei minibond potrà essere destinata a finanziare specifici progetti, o essere investita in attrezzature, nello sviluppo di progetti ma anche in strategie di espansione verso i nuovi mercati.

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Rispetto al classico finanziamento bancario, dove è l’istituto creditizio a stabilire le regole, nell’emissione dei minibond è l’impresa a condurre il gioco: è lei stessa ad offrire condizioni più o meno flessibili, a stabilire le scadenze e i tassi di interesse.

Dunque, il minibond rappresenta, a conti fatti, una possibile diversificazione delle fonti di capitale, e talvolta appare anche come una valida operazione di marketing perché aumenta la visibilità dell’azienda nel mercato, migliorandone la reputazione.

I due portafogli

I basket bond sono un insieme di minibond, emessi da diverse imprese, raggruppati in un unico strumento finanziario. La misura di Regione Lombardia, infatti, prevede l’apertura di due portafogli, ovvero due gruppi di minibond, organizzati per facilitare il finanziamento dei progetti in linea con le due diverse Azioni.

Quelli che rientrano nel primo (Azione 1.3.4.) avranno un valore inizialmente stimato pari a 57.46 milioni, mentre i minibond emessi per finanziare gli interventi coerenti con l’Azione 2.6.1. avranno un valore inizialmente stimato pari a 50.7 milioni.

Ognuno dei due portafogli potrà contare sull’assistenza della garanzia di Regione Lombardia: coprirà il 100% dei mancati pagamenti di capitale e interessi (anche moratori) contabilizzati dalla SPV su ciascun minibond, entro il limite massimo del 25% dell’ammontare di ciascun portafoglio.

Tutto ciò dovrà concludersi entro 24 mesi dall’apertura dello sportello – dunque, entro settembre del 2026, al netto di possibili proroghe.

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La procedura per partecipare al bando

Le domande possono essere presentate fino al 29 maggio 2026, a meno che non si esaurisca la dotazione finanziaria. È necessario l’intervento del capofila, per perfezionare la richiesta di adesione: andrà infatti definito il partenariato e indicate le imprese potenzialmente emittenti, parte del progetto.

Il soggetto attuatore è Finlombarda, mentre l’arranger è Banca Finit. La selezione prevede una procedura a sportello, previa presentazione della domanda sulla piattaforma “Bandi e Servizi” di Regione Lombardia.

L’istruttoria prevede una fase di verifica di ammissibilità formale, a cura di Finlombarda, e una fase di valutazione tecnica dei progetti di filiera. Nel caso di esito positivo della verifica, e non oltre 180 giorni dall’invio della domanda di partecipazione, l’impresa potenzialmente emittente verrà ammessa alla fase di valutazione creditizia. Se anche questa si concluderà positivamente, saranno emessi i minibond.

È comunque possibile richiedere informazioni attraverso l’apposito numero verde (800.131.151) o via mail, per le questioni relative alla presentazione (basketbond@regione.lombardia.it) o per specifiche dell’istruttoria (basketbond@finlombarda.it).

Marianna Capasso





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