Bari, arrestato il giorno di Natale il 20enne Eugenio Palermiti: nipote del boss di Japigia

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BARI – Fece irruzione nella scuola della fidanzata minorenne e la aggredì, rapinandole il cellulare. A poco più di un anno dalla vicenda, il 20enne Eugenio Palermiti, nipote omonimo del boss di Japigia, è stato arrestato per rapina e resistenza a pubblico ufficiale. È lo stesso Eugenio Palermiti che la notte del 22 settembre 2024, nella discoteca Bahia di Molfetta, era in compagnia della 19enne Antonella Lopez, uccisa da uno dei proiettili che, ritengono gli inquirenti, erano indirizzati proprio al nipote del boss.

La misura cautelare che ora lo costringe agli arresti domiciliari, eseguita nel primo pomeriggio del 25 dicembre dalla Polizia, è stata disposta dal Tribunale del Riesame dopo il ricorso della Procura di Bari che aveva impugnato il no del gip alla detenzione quando il ragazzo fu arrestato in flagranza.
L’episodio contestato risale al 20 settembre 2023 (esattamente un anno prima dell’omicidio Lopez), quando Palermiti jr fece irruzione nella scuola frequentata dalla sua ex fidanzata minorenne e, per motivi di gelosia, iniziò a inveire contro di lei, chiedendo conto di una eventuale nuova relazione, tirandola per capelli per farla uscire dall’aula. Si impossessò poi del telefonino che la ragazza aveva poggiato sul suo banco. «Non esitò – evidenziano gli investigatori – a fare irruzione in un istituto scolastico, in pieno giorno e senza curarsi minimamente della presenza degli insegnanti e degli altri alunni, ostentando, così, la propria caratura criminale». L’intervento e l’allarme lanciato dai docenti, però, lo convinse a desistere. Fuggì in sella ad una moto di grossa cilindrata, portando via il cellulare della ex, mentre a scuola arrivarono gli agenti della Squadra mobile che subito dopo rintracciarono il 20enne a casa. Lì il ragazzo, alla richiesta di restituire il telefono, lo scaraventò a terra rompendolo. Fu arrestato in flagranza per rapina e residenza a pubblico ufficiale ma dopo due giorni in carcere, all’esito dell’udienza di convalida, il giudice ritenne di non applicare alcuna misura cautelare. La pm Luisiana Di Vittorio ha poi insistito perché il giovane rampollo del clan di Japigia fosse arrestato e ora i giudici le hanno dato ragione. Qualche giorno prima di Natale i poliziotti hanno tentato di arrestare il 20enne ma non sono riusciti a rintracciarlo. Non è escluso che si fosse allontanato nascondendosi in un b&b della zona. E così hanno atteso il pranzo in famiglia della festa. Lo hanno trovato a casa, alla tavola imbandita per il Natale, e gli hanno notificato l’ordinanza.

È quindi finito in arresto, ora, per un fatto di quasi un anno e mezzo fa. Nei mesi successivi, però, il giovane Palermiti avrebbe «collezionato» altre denunce e procedimenti penali, tuttora pendenti, fino a trovarsi nella discoteca di Molfetta dove a settembre è stata uccisa per errore Antonella Lopez. Quella notte Palermiti (che qui è vittima) e la 19enne, che facevano coppia da qualche giorno, erano arrivati nel locale intorno alle 2.30. Prima si erano incontrati nel quartiere Madonnella, il cuore della movida barese, e poi avevano deciso di andare a ballare a Molfetta. Lì c’era, con un gruppo di amici, il 21enne del quartiere San Paolo Michele Lavopa. In pochi minuti si scatenò l’inferno: insulti, minacce, il riferimento a vecchie ruggini mai sopite: Lavopa – temendo che Palermiti fosse armato – impugnò la pistola che aveva con sé e fece fuoco. Sparò nel mucchio, colpendo cinque persone, tra cui lo stesso Palermiti, e uccidendo Antonella. Dagli atti dell’inchiesta sul delitto emerge il «contesto di contrapposizione tra gruppi criminali per il controllo del territorio». E in questo contesto, con almeno altre cinque indagini dell’Antimafia relative a tentati omicidi, minacce, porto e detenzione di armi, commessi in altre discoteche della zona, spunta anche un episodio risalente a qualche settimana prima dell’omicidio.
Il 9 settembre Eugenio Palermiti, dopo essere arrivato a bordo di una moto guidata da un amico, avrebbe estratto una pistola davanti alle persone sedute ai tavolini del bar di un benzinaio in viale Europa, nel quartiere San Paolo, e l’avrebbe «scarrellata platealmente, tentando di esplodere colpi d’arma da fuoco». Per questo il 20enne è indagato anche per minaccia aggravata del metodo mafioso. Un episodio non isolato, se si pensa che – stando al racconto del killer rivale – i contrasti tra i rampolli dei due gruppi criminali sarebbero iniziati almeno un mese prima (senza contare una vecchia ruggine risalente al 2017, quando Lavopa fu picchiato a Bari Vecchia e il video diventò virale).

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