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Il report sulle imprese artigiane del food in Sardegna.

Sassari e la Gallura hanno il maggior numero di imprese artigiane alimentari in Sardegna. Sono 879 le aziende nel territorio, con 3.089 dipendenti occupati. Il territorio è quello dove il settore è più radicato, al secondo posto c’è il Sud Sardegna, con 634 nel Sud Sardegna e 2.100 addetti.

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Segue Cagliari con 588 imprese artigiane e 2.188 dipendenti, quarta Nuoro con 544 imprese con 1.865 addetti: chiude Oristano con 371 imprese e 798 lavoratori. In totale nell’Isola sono quasi 6mila le imprese e 46mila addetti. Metà delle aziende sono artigiane.

Sono questi i numeri principali dell’immenso “giacimento” della food economy isolana che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna che, nel dossier “Qualità, tradizione
e sostenibilità dell’artigianato alimentare” ha rielaborato i dati di Istat, UnionCamere-Infocamere e MIPAAF, su imprese e produzioni alimentari.

Di queste 270 sono prodotti agroalimentari tradizionali, 9 eccellenze a marchio europeo DOP, IGP e STG, 5.783 imprese agroalimentari, di cui 2.916 artigiane, con 46.042 addetti, di cui 10.042 artigiani. Pasta, pane, dolci, formaggi, carne, frutta, pesce e bevande, freschi o conservati, che quotidianamente vengono prodotti, confezionati e spediti in Italia e nel resto del Mondo.

La Sardegna ha il 2,8% dei prodotti alimentari di qualità riconosciuti dall’Unione europea mediante i marchi DOC (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG. La lista ne comprende 9: agnello di Sardegna, Carciofo Spinoso di Sardegna, Culurgionis d’Ogliastra, Fiore Sardo, Pecorino Romano, Pecorino Sardo, Olio di Sardegna, Zafferano di Sardegna e Sebadas.

La ricchezza del territorio sardo si declina anche in ben 270 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), il 4,8% di tutto il patrimonio italiano, caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e
stagionatura consolidate nel tempo: 98 paste fresche e panetteria, 68 prodotti vegetali, 19 carni, 21 formaggi, 20 prodotti della gastronomia, 20 prodotti di origine animale, 15 pesci e molluschi, 7 bevande e distillati, 1 grassi e 1 condimenti.

Sempre secondo il rapporto l’Isola ha registrato il più alto numero nazionale di operatori agroalimentari certificati DOP, IGP e STG: ben 15.440, il 19% del totale italiano. Parliamo in primis di produttori
primari ovvero vivai, aziende agricole, aziende zootecniche che conferiscono le proprie le materie prime alle migliaia di piccole imprese, soprattutto artigiane, come pastifici, risifici, molini, oleifici, caseifici, conserve e marmellate, mielifici, trasformatori di prodotti sott’olio e verdure confezionate, pasti pronti, cantine, birrifici, salumifici che, a loro volta, le trasformano in prodotti d’eccellenza a certificazione europea.

“Si tratta di un comparto in piena crescita ed evoluzione – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – che sempre più risponde alle esigenze di una clientela che nel corso dei lustri ha modificato e affinato i propri gusti e stili alimentari”. “E’ merito di questi “artigiani del cibo” se i nostri prodotti piacciono tanto anche all’estero un patrimonio economico e di tradizione culturale che va costantemente difeso e valorizzato”.

“La genuinità delle specialità artigiane, caratteristiche tipiche della tradizione enogastronomica di Sardegna, sono aspetti che i consumatori hanno sempre ben presente – sostiene Daniele Serra,
Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna –
fanno bene alla salute, mantengono in forma, fanno muovere l’economia e contribuiscono a mantenere alta la bandiera del food made in Sardegna nel mondo”. “La “ricetta” dei prodotti artigiani è il rispetto delle materie prime e delle tecniche di lavorazione tradizionali e un’attenzione sempre più diffusa a soddisfare particolari esigenze dietetiche o legate a intolleranze alimentari della clientela”. “I nostri artigiani del gusto utilizzano anche metodi di produzione tipici che evidenziano il legame con il territorio regionale per questo, i prodotti e le imprese della nostra tradizione alimentare, che hanno nella qualità e nell’artigianalità della lavorazione il proprio elemento distintivo, vanno promossi ancora di
più”.

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