Chi non beve in compagnia, o è un ladro o è una spia. Oppure ha una patente di guida e non vuole rischiare di farsela sospendere. A quasi due settimane dall’entrata in vigore del nuovo Codice della strada firmato dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, e dopo il “test dei test”, il cenone della vigilia e il pranzo di Natale, la paura di vedersi ritirare la patente per aver sforato il limite di alcol nel sangue (0,5 grammi per litro) lascia i calici all’asciutto. Insomma, si beve meno. E cambiano le abitudini. «I nostri clienti ristoratori, che sono i primi destinatari dei nostri vini, ci dicono che il consumo, dall’entrata in vigore del nuovo Codice, è molto più limitato. C’è una certa attenzione accompagnata da preoccupazione», spiega Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana e Vigneto Toscana, produttrice lei stessa di Vernaccia San Gimignano.
Il test del ristorante la dice lunga: «Se si è in gruppo – prosegue – uno rinuncia a bere per guidare, ma se si è solo in due la bottiglia raramente viene presa; si preferisce un calice». «Non ho dati. È una norma che ci è capitata addosso adesso, quindi non sappiamo quale sarà il risultato», dice dal canto suo Cristiano Cini, presidente di Ais, Associazione italiana sommelier, della Toscana. «Credo però – prosegue – che non ci sia bisogno di usare l’ascia per responsabilizzare le persone. Non credo, insomma, che inasprire le pene possa essere il modo per educare. Lo devi accompagnare a campagne che avvicinano le persone alla cultura del vino; così ha un senso. Il vino è un prodotto fatto anche di alcol, ma solo al 14%. Il resto è acqua, tradizione, cultura».
E bisogna distinguere: «Un conto è il vino e un conto i superalcolici: uno ha alcol al 14%, gli altri al 42%. Non possono essere accomunati». Eppure, secondo l’osservatorio di Coldiretti Toscana i più impauriti sarebbero proprio coloro che già hanno un approccio responsabile verso l’alcol. «Questo inasprimento ha fatto preoccupare non tanto i giovani, che bevono superalcolici, ma chi beve responsabilmente – torna a spiegare la presidente Cesani – anche perché non tutti sono in grado, dopo il consumo di vino, di capire qual è il livello di alcol contenuto».
Bere “al buio”, non sapere, insomma, se quel mezzo grammo per litro corrisponda a un bicchiere o a due dita, è appunto uno dei problemi. «Le variabili che possono influire sul livello di alcol nel sangue sono infinite», dice Cini di Ais. Tante incognite, insomma, che piombano in un momento di difficoltà soprattutto per i rossi. Da un lato si sconta il generale disinteresse da parte dei giovani della GenZ, la “generazione Zeta” (i nati tra fine anni Novanta e inizio anni Duemila), dall’altro si devono fare i conti con la crisi economica che ha dato una batosta al settore. Tanto che c’è da chiedersi: la nuova austerità imposta dal nuovo Codice della strada può, alla lunga, mettere in crisi il settore? È ottimista Letizia Cesani: «Credo che la comunicazione successiva all’entrata in vigore del nuovo Codice abbia portato tutti a essere più responsabili e a mio avviso ci sarà forse un modo diverso di consumare, magari più a casa che non al ristorante», spiega. Insomma, «cambieranno le abitudini di consumo. Ma chi ha un po’ di cultura del vino, vi si approccia in maniera morigerata, e continuerà così».
Se cambiare le abitudini è la via per non rinunciare alla bevuta, alcuni si stanno attrezzando. E quando vanno al ristorante, o a una festa, si rivolgono ad autisti professionali per farsi riaccompagnare. Filippo Novi, presidente dell’associazione pisana “Noleggio con conducente” collegata a Confartigianato, conferma che in queste feste di Natale è aumentata la richiesta di informazioni relative a questo servizio anche da parte degli italiani. «In genere lavoriamo con gli stranieri – dice – che quando vengono in vacanza non hanno difficoltà a noleggiare un mezzo con autista per alcune ore per spostarsi in sicurezza e non solo quando vanno a cene, feste o spettacoli di notte». In Italia non c’è ancora la mentalità che spinge a usare il taxi o un mezzo Ncc per raggiungere ristoranti o discoteche. «In questi giorni abbiamo visto che l’interesse è aumentato ma i servizi che abbiamo effettuato sono rimasti più o meno in numero uguale. Ci è capitato un gruppo che doveva andare a una cena aziendale a Bolgheri e che all’inizio aveva pensato di usare questo servizio». Chiaramente in questi casi, se uno pensa di bere più del consentito, oltre alla cena deve mettere in conto anche i costi del noleggio. «Forse dai noi è ancora presto – chiosa Novi – in altri Paesi invece questi servizi sono già abbastanza diffusi».
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