Guerre in 52 Stati del Mondo. Cresce il numero delle vittime

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Sono 52 gli Stati del mondo che vivono situazioni di conflitto armato (erano 55 nel 2022). Si tratta di guerre sempre più gravi e cruente. Aumenta infatti il numero di guerre ad altissima (da 3 a 4) e alta intensità (da 17 a 20) e il numero dei morti: 170.700, il più alto dal 2019.

È il dato contenuto nell’ottavo Rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas italiana, a cura di Paolo Beccegato e Walter Nanni, intitolato “Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo”.

Il volume, realizzato in collaborazione con CSVnet, la rete nazionale dei centri per il volontariato, è stato presentato nei giorni scorsi a Roma. Il focus è sul peso mediatico delle guerre nell’agenda informativa, con particolare attenzione agli aspetti umanitari e al legame tra guerra, ambiente e transizione ecologica.

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Secondo i dati del Sipri nel mondo sono 4 le guerre ad altissima intensità, con più di 10mila morti (erano 3 nel 2022): il conflitto tra Israele e Hamas e tra Russia e Ucraina, le guerre civili in Myanmar e in Sudan. Sono invece 20 le guerre ad alta intensità, ossia con un numero di morti che oscilla tra 1.000-9.999. Erano 17 nel 2022.

A fronte di 52 conflitti nel mondo il Servizio Cei per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha finanziato 1.351 progetti in 28 Paesi interessati da conflitti a estrema o alta gravità dal novembre 2018 al 31 ottobre 2024.

Sul totale dei 2.321 progetti complessivi finanziati dalla Cei tra il 2018 e il 2014, oltre la metà (58,2%) ha riguardato Paesi in guerra (57,6% dei fondi erogati).

La spesa militare mondiale è salita al massimo storico di 2.443 miliardi di dollari. Per la prima volta dal 2009 si registra un aumento delle spese militari in tutti i continenti: +6,8%, ossia il 2,3% del Pil globale, 306 dollari a persona.

Negli Stati Uniti è stata di 820 miliardi di dollari (+2,3%), in Cina di 296 miliardi di dollari (+6%), in Russia di 109 miliardi di dollari. Quasi 300 milioni di persone nel mondo dipendono dagli aiuti umanitari, secondo i dati dell’agenzia Onu per gli affari umanitari Ocha.

Tra questi 74,1 milioni si trovano in Africa orientale e meridionale. La guerra in Sudan ha generato nel 2023 bisogni umanitari per 15,8 milioni di persone, stimate a 30 milioni di persone per il 2024. Ben 3,5 milioni di loro sono bambini.

Il Sudan è il Paese con il più alto numero di bambini sfollati in tutto il mondo. Al contrario sono state 63 le operazioni multilaterali di pace (64 nel 2022), un terzo coordinate dall’Onu, con 100.568 operatori civili e militari impegnati in operazioni di pace (dicembre 2023). Erano 114.984 nel 2022.

“Tutti i dati raccolti da altre ricerche e da agenzie ufficiali delineano un quadro gravissimo, sia per il crescere delle guerre ad alta e altissima intensità, sia per la crescita del numero dei morti e delle persone che dipendono dagli aiuti umanitari, sia del numero di rifugiati nel mondo, più che raddoppiati”, commenta al Sir Paolo Beccegato, del Servizio Cei per gli interventi curativi per lo sviluppo dei popoli, curatore del rapporto sui conflitti dimenticati insieme a Walter Nanni, di Caritas italiana.

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Un altro aspetto preoccupante è che oggi i conflitti “in Ucraina, a Gaza e in parte del Medio Oriente sono tra Stati e tra blocchi e rispettivi alleati”. “Questi indicatori dimostrano che la situazione geopolitica internazionale è molto grave”, sottolinea. Da qui un triplice appello per “per una pace basata sulla tutela dei diritti e non sulla logica del più forte”: rilanciare “il dialogo”, entrando “in logiche win-win in cui tutti possono vincere”.

Inoltre, prosegue, “in questi 25 anni di ricerche abbiamo individuato che la povertà, il degrado ambientale, la speculazione finanziaria e il mercato delle armi sono fattori interconnessi con l’insorgere della violenza armata organizzata. Lottare contro questi fattori è minare il terreno fertile dove attecchiscono le guerre”.

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Infine bisogna “ragionare sulle strutture, sui valori, sull’educazione e la cultura su cui costruire un ordine internazionale in cui la pace non è solo assenza di guerra ma armonia tra società”.

Tragico è il dato record sul numero di bambini uccisi e menomati: 11.649 nel 2023, con un aumento del 35% rispetto all’anno precedente. È record anche il numero di bambini rapiti: 4.356 nel 2023, in maggioranza maschi.

L’ottavo Rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas italiana cita i dati dell’ultimo Rapporto dal segretario generale Onu per i bambini e i conflitti armati nel mondo che registra 32.990 gravi violazioni contro i bambini in 25 conflitti nazionali e nel conflitto regionale del bacino del Lago Ciad, cifra record dal 2005.

Si tratta di uccisioni e menomazioni (il numero più alto mai registrato, 11.649 nel 2023, con un aumento del 35%); reclutamento e utilizzo dei minori in gruppi e forze armate; violenza sessuale; rapimenti; attacchi a scuole e ospedali; diniego dell’accesso umanitario.

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È aumentato anche il numero di bambini rapiti nei conflitti armati, raggiungendo per il terzo anno consecutivo un massimo storico: 4.356 bambini rapiti nel 2023, la maggior parte maschi.

La situazione in Ucraina: nel febbraio 2022 sono stati riportati 1.682 attacchi alla salute dei minorenni, a danno di operatori sanitari, forniture, strutture, magazzini e ambulanze e oltre 3.000 attacchi a strutture educative, che hanno lasciato circa 5,3 milioni di bambini ucraini senza un accesso sicuro all’educazione.



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