Con un costo annuo pro capite di 217,1 euro, la Sicilia si conferma tra le regioni più onerose per la gestione dei rifiuti, secondo l’ultimo “Rapporto Rifiuti Urbani” dell’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
I dati sono stati presentati il 19 dicembre a Roma, alla presenza del Vice Ministro per l’Ambiente e per la Sicurezza Energetica Vannia Gava. che ha calcolato i valori considerando tutte le fasi del servizio (dallo spazzamento al trattamento), nel 2023.
Sebbene ci siano progressi nella raccolta differenziata nell’Isola, il divario con le regioni del Nord rimane marcato, sollevando interrogativi sull’efficienza del sistema siciliano e sugli obiettivi futuri.
Bolletta rifiuti: Sicilia al confronto con il resto d’Italia
Nel 2023, come già detto, la Sicilia registra un costo annuo pro capite per la gestione dei rifiuti urbani pari a 217,1 euro, in aumento di 7,5 euro rispetto al 2022.
Il dato pone l’isola come la quarta regione con i costi più alti del Paese, superata solo da Campania (227,2 euro), Toscana (258,1 euro) e Liguria (275,7 euro).
Al confronto, la Lombardia, con 144,5 euro/abitante, e il Friuli Venezia Giulia (144,9 euro) vantano i costi più bassi.
Il peso della raccolta e del trasporto differenziati
Come nel resto d’Italia, anche in Sicilia la voce che incide maggiormente sulla “bolletta” è quella relativa alla raccolta e al trasporto delle frazioni differenziate, che ammonta a 57,5 euro per abitante.
Tuttavia, rispetto al Nord, dove la stessa voce costa in media 45,3 euro, emerge un margine di inefficienza che grava sui cittadini siciliani.
I costi nei capoluoghi siciliani: Palermo tra le città più care
Tra i capoluoghi siciliani, Palermo si distingue con un costo medio di oltre 250 euro pro capite, avvicinandosi alle città con i costi più alti come Napoli (257,3 euro) e Bari (212,6 euro). In confronto, realtà virtuose come Trento (170,9 euro) e Ancona (200,1 euro) evidenziano differenze significative nell’organizzazione del servizio.
La situazione di Palermo riflette criticità strutturali che includono una rete di impianti ancora insufficiente, che costringe la regione a esportare una parte dei rifiuti verso altre aree, con costi logistici elevati.
Raccolta differenziata: la Sicilia cresce, ma resta indietro
Nel 2023, la Sicilia ha raggiunto una percentuale di raccolta differenziata del 58,9%, inferiore alla media nazionale del 66,6%. Nonostante il Sud Italia abbia mostrato la maggiore crescita negli ultimi anni, riducendo il divario con il Nord (73,4%) e il Centro (62,3%), la Sicilia rimane lontana dall’obiettivo del 65% fissato dall’Unione Europea.
A livello regionale, spiccano il Veneto e il Trentino-Alto Adige, con percentuali superiori al 75%. Bologna, prima tra le città italiane con più di 200.000 abitanti, ha raggiunto il 73%. La Sicilia, invece, deve affrontare il problema dell’abbandono dei rifiuti e della scarsa sensibilizzazione ambientale in alcune aree.
Smaltimento in discarica e riciclaggio dei rifiuti: i nodi aperti nell’Isola
Un altro punto critico per la Sicilia è l’alto utilizzo delle discariche per lo smaltimento dei rifiuti urbani. Nonostante a livello nazionale la percentuale sia scesa al 15,8%, l’isola continua a fare affidamento su questo metodo in misura maggiore rispetto alla media.
Questo limite rappresenta un ostacolo per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.
Il riciclaggio dei rifiuti a livello nazionale ha toccato il 50,8%, superando l’obiettivo del 50% fissato per il 2020.
La Sicilia, però, è ancora lontana dai target europei per il 2030, che prevedono un riciclaggio al 65%. Investimenti mirati e un miglioramento nella gestione degli impianti potrebbero favorire un cambio di passo.
Investimenti e prospettive per l’economia circolare
Alla presentazione del Rapporto Ispra è stato evidenziato l’apporto che il Pnrr sul tema rifiuti che prevede per l’Italia 2,1 miliardi di euro destinati a progetti di economia circolare, con interventi che riguardano anche la Sicilia.
Tuttavia, la questione rimane quella di tradurre questi fondi in infrastrutture efficienti e sistemi di gestione più moderni.
Per la Sicilia, la priorità è migliorare la rete impiantistica e ridurre la dipendenza dalle discariche, puntando sulla valorizzazione dei rifiuti come risorse.
Un ruolo cruciale lo svolge la collaborazione tra enti locali e cittadini per garantire una gestione sostenibile e abbattere i costi per le famiglie.
I dati dell’Ispra al confronto con le altre aree d’Italia indicano per la Sicilia la necessità di un approccio più efficiente e innovativo per ridurre i costi e migliorare le performance ambientali.
Rapporto Ispra 2024: dati nazionali sulla gestione dei rifiuti urbani
Lo scenario tracciato dall’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani dell’Ispra evidenzia una leggera ripresa economica, accompagnata da un incremento nella produzione di rifiuti urbani e progressi nella gestione sostenibile.
Produzione di rifiuti in aumento
Nel 2023, la produzione complessiva di rifiuti urbani in Italia è stata di 29,3 milioni di tonnellate, segnando un aumento dello 0,7% rispetto al 2022.
Questo dato interrompe la flessione registrata nel biennio precedente, legata principalmente alla crisi pandemica.
Nei 14 comuni italiani con popolazione superiore ai 200.000 abitanti, la produzione è rimasta stabile, segnalando una tendenza alla saturazione nei grandi centri urbani.
Raccolta differenziata: Nord in testa, Sud in crescita
La raccolta differenziata ha raggiunto un valore medio nazionale del 66,6%, in linea con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020. Tuttavia, la distribuzione geografica rivela significative disparità:
Nord Italia: 73,4% (la più alta del Paese);
Centro Italia: 62,3%;
Sud Italia: 58,9%.
Il Sud, pur essendo l’area meno performante, ha mostrato la crescita maggiore negli ultimi anni, riducendo il divario con il Nord di 4,5 punti percentuali e con il Centro di 3,8 punti percentuali.
Tra le città, Bologna si distingue con quasi il 73% di raccolta differenziata, risultando il primo comune con oltre 200.000 abitanti a superare l’obiettivo del 65%.
Inoltre, circa il 71% dei comuni italiani ha raggiunto percentuali superiori al 65%, segno di un miglioramento complessivo nel sistema di gestione.
Riciclaggio dei rifiuti e smaltimento in discarica
La percentuale di riciclaggio a livello nazionale si attesta al 50,8%, superando il target del 50% stabilito dalla normativa europea per il 2020. Questo dato rappresenta un passo avanti rispetto al 49,2% registrato nel 2022.
Tuttavia, l’obiettivo per il 2030 è più ambizioso, con una soglia fissata al 65%, richiedendo ulteriori interventi infrastrutturali e organizzativi.
Parallelamente, l’utilizzo delle discariche è diminuito. Nel 2023, i rifiuti smaltiti in discarica hanno rappresentato il 15,8% del totale (pari a 4,6 milioni di tonnellate), in calo rispetto al 2022 (5,2 milioni di tonnellate).
Una riduzione indica un cambiamento di paradigma verso metodi di smaltimento più sostenibili.
Focus sugli imballaggi
I rifiuti da imballaggi, uno dei flussi maggiormente monitorati a livello europeo, mostrano risultati positivi.
Nel 2023, tutte le frazioni merceologiche hanno superato i target di riciclaggio previsti per il 2025, ad eccezione della plastica, che si avvicina comunque all’obiettivo del 50% con un risultato del 48%.
L’Italia e la Sicilia in sintesi, proseguono nel percorso verso una gestione più sostenibile dei rifiuti, ma le differenze regionali e il lento progresso in alcune aree, come il riciclaggio della plastica e la raccolta differenziata al Sud, rimangono criticità centrali.
Gli investimenti previsti dal Pnrr e la crescente sensibilità ambientale rappresentano le opportunità chiave per accelerare il cambiamento e raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei al 2030.
Per ulteriori approfondimenti sui dati: il report integrale Rapporto Rifiuti Urbani Ispra
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