Comunità energetiche rinnovabili in crescita, ma restano i dubbi sulla sostenibilità economica

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Il ruolo delle Comunità energetiche rinnovabili (CER) sta contribuendo alla trasformazione del sistema energetico italiano, ma le aspettative e le possibilità sono ad oggi ancora superiori ai risultati, pur positivi, che si stanno raggiungendo. Queste comunità permettono ai cittadini di produrre, consumare e condividere energia in modo sostenibile e localizzato, sono in espansione ma il loro sviluppo è ancora ostacolato da barriere economiche e sociali per le quali occorre predisporre delle strategie mirate. Nello stesso tempo i progetti pilota in corso stanno dimostrando che la flessibilità elettrica rappresenta un elemento chiave che consente di massimizzare l’efficienza delle CER. Lo storage di energia a sua volta rimane una delle grandi sfide del sistema legato al Mercato per la gestione avanzata della capacità di storage energetico e richiede soluzioni innovative per garantire un’integrazione efficace nelle infrastrutture esistenti. Nello specifico il MACSE è lo strumento di mercato progettato per migliorare la capacità di accumulo di energia elettrica grazie alla valorizzazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e da soluzioni che permettono la sua integrazione nei mercati dell’energia elettrica e dei servizi ancillari.

Il percorso verso un sistema energetico decentralizzato e partecipativo come quello abilitato dalle Comunità energetiche rinnovabili è sviluppo, ma richiede un impegno specifico tra settore pubblico, industrie private e comunità locali per poter effettivamente realizzare tutto il proprio potenziale.

Crescita delle comunità energetiche: una panoramica

L’Electricity Market Report 2024 dell’Energy&Strategy School of Management del Politecnico Milano segnala che il numero delle CER è quasi raddoppiato nel corso del 2024 arrivando a 168 con una crescita dell’89% sul 2023, con un forte radicamento in regioni come Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia. Quattro regioni che coprono quasi il 50% dell’insieme delle CER. Questo incremento testimonia un crescente interesse verso modelli di consumo energetico collettivo e sostenibile.

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Più in dettaglio le CER in Italia sono realtà che hanno una forma societaria piuttosto semplice. Nel 50% dei casi si tratta di associazioni con impianti di piccola taglia. La potenza media è un elemento di debolezza dell’attuale sistema, si tratta infatti che sono mediamente sotto i 200 kW anche se nel corso del tempo si è registrata una leggera crescita, dai 55 kW del 2023 ai 60 kW nel 2024. Gli impianti più importanti, oltre i 200 kW rappresentano solo il 34% del totale.

L’iniziativa per la realizzazione di una CER è nel 58% dei casi un ente pubblico che agisce in particolare con la fornitura di spazi per l’installazione degli impianti e per le attività organizzative legate all’aggregazione dei membri. In molte circostanze ci sono impegni concreti che vanno nella direzione di supportare la riduzione delle spese, di fornire supporto alle famiglie che vivono un disagio economico e di finanziarie progetti che poirtano valore nei territori. Altri soggetti attivi sulle CER sono gli enti del terzo settore e le cooperative sociali. Nel 21% dei casi poi si tratta di operazioni attuate da soggetti specializzati del mondo privato. Decisamente minoritaria al 9% la quota di CR nelle quali sono i cittadini a prendere l’iniziativa. A prescindere da chi faccia partire il progetto nel 79% dei progetti è comunque presente un soggetto esterno specializzato come una ESCo, una utility o una impresa del settore energetico.

Fonte: Electricity Market Report dell’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano

Sfide economiche e sociali delle CER

Proprio per le aspettative da una parte e per i limiti allo sviluppo dall’altra le Comunità Energetiche Rinnovabili si trovano di fronte a un bivio critico: quello della sostenibilità economica. A fronte di un dato estremamente positivo legato alla capacità di condivisione energetica che è superiore al 70% e che ha le potenzialità di migliorare i bilanci economici delle CER, la capacità effettiva di modificare in meglio il ritorno economico di queste comunità sono ancora limitati. I benefici per i partecipanti sono spesso ridotti a valori che non stimolano l’avvio di nuove realtà, o almeno non per quanto riguarda la possibilità di trarre benefici economici. Nello stesso tempo ci sono altri fattori che possono contribuire in modo rilevante alla strategia energetica nazionale come ad esempio il contrasto alla povertà energetica e il contributo alla sicurezza energetica. In entrambi i casi si tratta di asset che possono giustificare investimenti orientati più al bene comune che al profitto immediato.

Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy ha sottolineato che “La vera sfida per la diffusione delle CER è legata alla loro sostenibilità economica. Le analisi mostrano come essa sia connessa alla capacità di condividere energia, con valori che cambiano radicalmente quando si supera il 70% di energia condivisa. Un fattore questo chiave nella fase di progettazione e disegno della CER, che tuttavia richiede anche la capacità di ingaggiare non soltanto il numero, ma anche la tipologia di partecipanti corretta“.

Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy ha a sua volta osservato la necessità di “tenere in considerazione i ritorni piuttosto limitati, nell’ordine delle migliaia di euro lungo la vita dell’iniziativa. Numeri che vanno letti come aggiuntivi rispetto alla realizzazione di un impianto che avrebbe comunque la possibilità di esistere in modalità stand alone, mentre è più difficile immaginare realizzazioni che nascano solo ed esclusivamente al servizio della comunità, a meno che non prevalgano finalità sociali o di contrasto alla povertà energetica che pongono in secondo piano gli aspetti commerciali”.

In merito alle aspettative di ritorno un sondaggio effettuato su 1000 cittadini, che nel 21% dei casi aderiva a una CER ha evidenziato che l’80% del campione si attende ritorni annui superiori a 100 euro l’anno e solo il 7% si aspetta di ricevere un valore inferiore a 50 euro. valore quest’ultimo vicino alla realtà. Nello stesso tempo, in relazione ai benefici sulla bolletta elettrica il risparmio conseguibile con le CER è nell’ordine del 3-4%, valori ancora troppo bassi per rappresenta uno stimolo economico per prendere l’iniziativa.

La flessibilità elettrica nei progetti pilota

I progetti pilota di flessibilità elettrica consegnano una serie di risultati positivi. Considerando che la flessibilità elettrica rappresenta la capacità di un sistema di gestire la variabilità intrinseca tra la capacità produttiva e le variazioni congenite nella domanda. I risultati del progetto pilota UVAM relativamente a logiche di flessibilità globale, vale a dire a livello di rete di trasmissione e dei progetti pilota di flessibilità locale, a livello delle reti di distribuzione mostrano il contributo delle CER.

Nel caso di UVAM è diminuita nel tempo la partecipazione mentre è aumentata l’affidabilità. La saturazione media del contingente è passata dal 90% del 2021 al 17% dei primi 9 mesi del 2024 e le UVAM abilitate sono scese di oltre un terzo.

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In termini di capacità assegnata nelle aste UVAM mercato cinque società dal 2019 al 2024 hanno ottenuto tra il 71% e l’86% del totale. Mentre i volumi complessivamente assegnati nel progetto sono calati, alcune società sono rimaste ai vertici del mercato, partecipando attivamente al pilota.

Relativamente alla flessibilità locale: RomeFlex, EDGE, e MindFlex, 3 progetti pilota approvati da ARERA mostrano una significativa partecipazione da parte degli operatori. RomeFlex e MindFlex hanno visto saturati i contingenti disponibili con l’assegnazione di circa l’80% dei 29 MW previsti dai contingenti. Restano i dubbi sulla sostenibilità economica dei progetti che dipende sia dall’attivazione dell’asset, dalla capacità di agire sulla flessibilità locale e dalla possibilità di estendere l’impiego anche all’arbitraggio.

Incentivi e sfide per lo storage nel sistema MACSE

Il Meccanismo di Approvvigionamento di Capacità di Stoccaggio Elettrico (MACSE) punta a gestire le dinamiche di overgeneration tipiche delle fonti rinnovabili attraverso aste competitive che premiano gli operatori più efficienti. Con questo meccanismo il sistema permette anche di ottimizzare gli investimenti nell’accumulo energetico. Nel concreto però la profittabilità degli impianti è influenzata dalla loro capacità operativa effettiva rispetto alle aspettative iniziali. La reale convenienza degli investimenti nel settore dello storage, considerando i costi iniziali elevati e le incertezze sui ricavi futuri resta molto incerta.



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