Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo campione italiano del gas

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L’acquisizione di 2i Rete Gas da parte di Italgas darà vita al nuovo campione nazionale del gas. Chi acquisirà gli asset che Italgas potrebbe dover vendere? Tutte le risposte

L’imminente nascita del campione nazionale del gas, ad opera di Italgas, candida l’Italia a un ruolo più centrale nello scacchiere energetico dell’Ue. L’acquisizione di 2i Rete Gas da parte di Italgas darà vita infatti a “un operatore nazionale ed europeo capace di fare investimenti e in grado di guidare la transizione energetica”, secondo Paolo Gallo, ad dell’operatore. L’operazione dal valore di 5 miliardi di euro permetterà all’azienda di accaparrarsi la rete e i clienti del secondo distributore italiano al dettaglio. La domanda ora è quali benefici apporterà al sistema italiano la nascita di questo campione italiano ed europeo del gas.

ORA PAROLA ALL’ANTITRUST

5 miliardi di euro tra debito e capitale per acquisire la rete e i 4,9 milioni di clienti finali di 2i Rete Gas, il secondo operatore italiano. Un’operazione che Paolo Gallo, numero uno di Italgas, ha definito  “storica” in una recente intervista rilasciata a La Repubblica. L’acquisizione di 2i Rete gas non comporta nessun rischio di concorrenza sleale, secondo l’amministratore delegato di Italgas.

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“Con 2i Rete Gas arriveremo al 55% della rete in Italia; se guardiamo all’Europa, il primo operatore in Francia è al 77%, in Spagna al 70%. In Inghilterra il più grande copre il 50%, l’unica eccezione è la Germania che ha un mercato più frazionato. Le tariffe tra l’altro le determina l’Arera, l’authority di vigilanza, che regola tutto il settore, dando penali e bonus e giudicando la qualità del servizio”, spiega Gallo.

Con l’acquisizione di 2i Rete gas si apre l’ipotesi che l’Antitrust possa chiedere ad Italgas di vendere alcuni asset, per aumentare la competizione sul mercato. Asset che potrebbero essere acquistati da “operatori come Hera, Iren, Acea, A2a, Ascopiave, ma anche fondi infrastrutturali sempre più interessati a reti che sono regolate”, sottolinea l’ad di Italgas.

GAS, IL PROBLEMA CONCESSIONI

Le gare di distribuzione del gas, introdotte dal decreto Letta del 2000 sono un flop. Ad oggi sono state assegnate appena 3 concessioni. Una situazione che crea incertezza tra gli operatori e scoraggia gli investimenti nella rete, mancando la certezza di poter proseguire nella gestione.

“In Italia c’erano circa 6mila concessioni, di cui circa 2 mila erano in capo a Italgas. Nel 2012 sono scadute per legge e il decreto Letta è intervenuto per raggrupparle in 177 ambiti territoriali con l’intento di mandarle a gara per ridurre la frammentazione del settore, prevedendo per ciascuna una durata di 12 anni. Da allora, però, sono state assegnate solo 9 concessioni e per le altre si va avanti in regime di prorogatio”, sottolinea il numero 1 di Italgas.

La ragione è che “(…) per andare a gara, la stazione appaltante deve raccogliere i dati delle reti ed elaborare un piano industriale per sviluppare l’infrastruttura esistente. In realtà in molti casi mancano le competenze per farlo e, se non si procede, non accade comunque nulla, e l’Arera continua a regolare servizio”, spiega Gallo.

GAS, GALLO: PER TRANSIZIONE RINNOVABILI NON BASTANO

Il bilanciamento del sistema energetico è una partita complicata e le rinnovabili, da sole, non sono sufficienti ad assicurare indipendenza, sicurezza e stabilità, secondo Gallo.

“Per esempio, se pensassimo di sostituire i 16 miliardi di metri cubi di gas stoccato e usato oggi per bilanciare il sistema energetico nazionale durante l’inverno, servirebbe l’equivalente di 200mila campi di calcio occupati da batterie”, spiega il numero uno di Italgas.

Per questa ragione, bisogna puntare sulla neutralità tecnologica e investire sull’innovazione.

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“Una delle soluzioni è il biometano che si ricava dal trattamento dei rifiuti agricoli, dei fanghi di depurazione e si qualifica come gas verde. Se questo si combina con sistemi di cattura della CO2, si qualifica come gas a CO2 negativa. La CO2 catturata può avere molti usi: se combinata con l’idrogeno, consentirebbe di creare metano sintetico. Il potenziale di produzione di biometano in Italia è di 8-10 miliardi di metri cubi: oggi ne produciamo meno di un miliardo. Già solo l’upgrade a biometano dei 2.000 impianti esistenti di biogas garantirebbe una produzione addizionale di circa 1,2-1,3 miliardi di metri cubi di gas rinnovabile”, sottolinea Gallo, aggiungendo che attualmente il costo dell’idrogeno è troppo alto. Per questo, servirebbero “investimenti in R&D per ridurne il costo di produzione”.

L’IMPEGNO VERSO LA SOSTENIBILITA’

L’impegno di Italgas per la sostenibilità è stato riconosciuto attraverso Trasformazione digitale delle reti di distribuzione del gas e adozione di tecnologie innovative per ridurre le emissioni e aumentare l’efficientamento energetico. Sono le misure che evidenziano l’impegno di Italgas per la sostenibilità, un contributo riconosciuto dalle Nazioni Unite.

Infatti, l’Amministratore Delegato di Italgas, Paolo Gallo, è stato recentemente insignito a New York di una Special Mention in occasione del UNCA Awards 2024, cerimonia organizzata dalla United Nations Correspondents Association che mette in luce le personalità del mondo della comunicazione e dell’impresa che si sono distinte per il contributo su temi globali.

“Il nostro impegno è di dare forma a una transizione energetica sicura, sostenibile e competitiva, integrando progressivamente il gas naturale con fonti rinnovabili a impatto carbonico nullo, come il biometano e l’idrogeno, e riducendo in modo significativo le methane emissions”, ha commentato Gallo.



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