Il presidente dell’Associazione artigiani del Trentino Andrea De Zordo:«Le piccole botteghe degli artigiani permettono di tenere vivi i paesi che altrimenti tenderebbero a spopolarsi»
Le «nubi» che avvolgono il futuro dell’edilizia, il tema «scottante» della carenza di manodopera e l’accordo con il Friuli per aiutare il comparto del legno. E ancora: gli infortuni sul lavoro, le difficoltà dell’imprenditoria femminile e il ruolo dell’intelligenza artificiale. Il 2024 è giunto ai titoli di coda. Quindi, è tempo di bilanci anche per Andrea De Zordo che, dallo scorso aprile, ricopre il ruolo di presidente dell’Associazione artigiani del Trentino: «Il nostro mondo sta tenendo, perché i numeri del 2024 sono sostanzialmente i medesimi dell’anno precedente — ha commentato —. L’artigianato è radicato su tutto il territorio provinciale e le piccole botteghe degli artigiani permettono di tenere vivi i paesi che altrimenti tenderebbero a spopolarsi».
Le imprese artigiane
Al 30 settembre scorso, infatti, si sono contate 12.443 imprese artigiane in provincia, un numero in calo dello 0,26 percento rispetto al 2023. Parallelamente, si registra una leggera diminuzione (-1,1 per cento) anche degli addetti artigiani, che sono 30.973. Circa il 60 per cento di questi viene rappresentato dell’edilizia, che ha visto calare di poco sia il numero di imprese (- 0,2 per cento) sia il numero di addetti (-1,5 percento): «Nonostante la fine del “Superbonus 110”, che ha permesso al settore di rinascere dopo il Covid, il comparto ha saputo reggere e andare avanti», ha commentato De Zordo, non nascondendo qualche preoccupazione: «Sul futuro ci sono un po’ di nubi —dice —. Diciamo che non immaginiamo un futuro roseo, ma auspichiamo che il Pnrr, abbinato alla riduzione dei tassi di interesse, possa aiutare questo mondo che sarà sollecitato dalle dinamiche europee, le quali spingeranno verso la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio».
Il comparto del legno
Sotto la lente anche la situazione legata al comparto del legno in Trentino. Le imprese, infatti, dopo i disastri causati dalla tempesta Vaia e dal bostrico, avrebbero investito notevoli risorse per nuovi macchinari e uomini da impiegare. Ora che l’allarme appare rientrato, le stesse imprese si troverebbero in difficoltà. Così, come annunciato dal presidente De Zordo, è aperta la possibilità che alcuni lavoratori si spostino a lavorare, per determinati periodi, dal Trentino al Friuli-Venezia Giulia: «C’è stata una trattativa tra politica, associazioni di categoria e nostri delegati per valutare la possibilità di tagliare il legno fuori provincia al fine di trovare lavoro». Tiene banco anche il nodo legato agli infortuni sul lavoro: «Ogni infortunio è un insuccesso per noi e per le aziende — dice il presidente De Zordo —. Puntiamo alla formazione continua e al cambio di mentalità. Dobbiamo fare quel passo in più, partendo dalle scuole elementari, per promuovere un’abitudine corretta all’attenzione: se il singolo soggetto non si impegna per evitare il pericolo l’incidente non potrà che verificarsi».
La carenza di imprese guidate da donne
Uno degli obiettivi per il futuro sarà anche quello di migliorare i numeri delle imprese al femminile, ritenute a tutti gli effetti un «valore aggiunto» ma che, al momento, rappresentano il 15 per cento del totale.
Allargando il raggio, la più grande criticità da affrontare sarebbe quella legata alla carenza di manodopera. Un problema sentito anche nel mondo artigiano, nonostante il 67 per cento delle aziende sia composto dal solo datore di lavoro e il 94 per cento abbia meno di nove dipendenti all’attivo: «E’ un tema scottante –—ribadisce De Zordo —. Anche il nostro settore soffre, per questo abbiamo sostenuto la proposta avanzata dalla Provincia di cercare manodopera fuori dal territorio nazionale, formandola preventivamente in loco per quanto riguarda la lingua, la sicurezza e l’educazione civica locale. Ma si tratta di una dinamica che non si costruisce dall’oggi al domani e che sarà ottimizzata in corso d’opera».
La carenza di manodopera
Uno strumento favorevole per la lotta contro la carenza di manodopera potrebbe essere l’intelligenza artificiale, che nel mondo dell’artigianato non rappresenterebbe una minaccia bensì una risorsa importante: «Si cerca di orientare sempre di più questo mondo verso supporti informatici legati all’intelligenza artificiale, al fine di togliere quella parte di lavoro ripetitiva, che ha uno scarso valore aggiunto a livello di fantasia, cosi da ottimizzare la resa della giornata lavorativa», ha proseguito il presidente degli artigiani, soffermandosi anche sul rischio di infiltrazioni mafiose: «Nel nostro ambito non abbiamo ricevuto riscontri di queste situazioni: è più complicato trattandosi di volumi più ridotti di lavoro. Ad ogni modo, abbiamo aderito al patto sulla legalità e riteniamo importante la sensibilizzazione: anche noi, avendo la fortuna di essere distribuiti sul territorio con le nostre 16 sedi, riusciamo ad essere sentinelle del territorio e dare riscontro in caso di situazioni anomale».
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