Pensioni, come cambiano i coefficienti dal primo gennaio. Tutti i calcoli

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I nuovi coefficienti di trasformazione, aggiornati dal Ministero del Lavoro, introducono importanti novità per chi va in pensione con il metodo contributivo. Questi parametri sono essenziali per determinare l’importo dell’assegno pensionistico: trasformano il montante contributivo accumulato nel corso della vita lavorativa in una rendita annua. I valori variano in base all’età del lavoratore al momento del pensionamento, partendo dai 57 anni fino a raggiungere i 70 anni. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

L’importo della pensione

L’importo della pensione è influenzato dall’età del lavoratore al momento del pensionamento: maggiore è l’età, più elevati saranno i coefficienti di trasformazione utilizzati per il calcolo della rendita pensionistica. Nel caso in cui il trattamento pensionistico venga riconosciuto a soggetti che non abbiano ancora compiuto i 57 anni, come avviene per l’assegno di invalidità o la pensione ai superstiti, viene comunque applicato il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età di 57 anni, che rappresenta il valore minimo previsto dalla normativa vigente. Ogni due anni, i coefficienti di trasformazione vengono aggiornati sulla base delle nuove stime relative alla speranza di vita della popolazione. Questo aggiornamento periodico riflette i cambiamenti demografici e, generalmente, porta a una riduzione dei coefficienti, rendendoli meno favorevoli per i lavoratori che andranno in pensione nei bienni successivi. Questo trend si verifica a meno che non si registri una diminuzione della speranza di vita rispetto al biennio precedente, un’eventualità che, pur essendo rara, può determinare coefficienti più vantaggiosi.

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I nuovi coefficienti

È stato pubblicato il decreto n. 436 del 20 novembre 2024, adottato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che prevede la revisione biennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. I nuovi coefficienti entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2025 e si applicheranno alla quota contributiva della pensione. La revisione interesserà coloro che rientrano interamente nel metodo di calcolo contributivo, quindi i soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, oltre a chi sceglie l’opzione di calcolo tramite il sistema contributivo. Saranno coinvolti anche coloro che rientrano nel sistema di calcolo misto e i soggetti “pro-rata”, quindi coloro che hanno accumulato almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, limitatamente alla quota di anzianità maturata dopo il 31 dicembre 2011.

I parametri

Sono stati stabiliti i nuovi parametri validi per chi accederà alla pensione tra il 1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2026. Questi prevedono, a parità di età, una riduzione compresa tra l’1,5% e il 2,18% rispetto al biennio attuale. Riportiamo i valori aggiornati:

  • 4,204% per chi ha 57 anni
  • 4,308% per chi ha 58 anni
  • 4,419% per chi ha 59 anni
  • 4,536% per chi ha 60 anni
  • 4,661% per chi ha 61 anni
  • 4,795% per chi ha 62 anni
  • 4,936% per chi ha 63 anni
  • 5,088% per chi ha 64 anni
  • 5,250% per chi ha 65 anni
  • 5,423% per chi ha 66 anni
  • 5,608% per chi ha 67 anni
  • 5,808% per chi ha 68 anni
  • 6,024% per chi ha 69 anni
  • 6,258% per chi ha 70 anni
  • 6,510% per chi ha 71 anni.

Come funzionano i parametri

Il meccanismo è abbastanza semplice. Immaginiamo un lavoratore che ha iniziato a versare contributi dal 1996, con un importo annuale di circa 7mila euro per 20 anni, accumulando un montante rivalutato di 170mila euro. Per calcolare la pensione annua lorda, basta moltiplicare questa cifra per il coefficiente di trasformazione relativo all’età in cui il lavoratore decide di andare in pensione. L’importo della pensione aumenta al crescere dell’età del pensionamento. Per esempio, se il lavoratore decidesse di ritirarsi a 62 anni, riceverebbe circa 8.151 euro lordi all’anno (170mila x 4,795% = 8.151 euro). Se, invece, decidesse di andare in pensione a 71 anni, senza considerare gli effetti della rivalutazione del montante, l’importo salirebbe a 11.067 euro annui (170mila x 6,51% = 11.067 euro).

Le frazioni di anno riguardanti l’età del lavoratore

Quando si stabilisce il coefficiente da utilizzare, bisogna considerare anche le frazioni di anno relative all’età del lavoratore.

La legge prevede che il coefficiente venga incrementato di tanti dodicesimi della differenza tra l’indicatore previsto per l’età successiva e quello per l’età inferiore, in base ai mesi interi che mancano tra il compimento dell’età e la data di decorrenza della pensione.



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