ANGELA MERKEL OSPITE DI FABIO FAZIO A CHE TEMPO CHE FA: ‘LIBERTÀ VUOLE DIRE ANCHE RESPONSABILITÀ’,

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‘NEL 2015 FU GIUSTO ACCOGLIERE I SIRIANI’, “ADESSO GLI SVILUPPI IN SIRIA SI SONO ACCELERATI…MI AUGURO CHE PER IL POPOLO SIRIANO CI POSSA ESSERE UNO SVILUPPO PACIFICO’ ‘PUTIN NON PUÒ VINCERE QUESTA GUERRA E NOI DOBBIAMO SOSTENERE INSIEME L’UCRAINA’, ‘COME UNIONE EUROPEA ..POSSIAMO AFFERMARCI SOLTANTO INSIEME, ANCHE NELLA COMPETIZIONE CON GLI STATI UNITI D’AMERICA, OPPURE RISPETTO A CONFLITTI CON LA CINA O CON ALTRE REGIONI DEL MONDO ‘ PUTIN VENNE IN VISITA DA ME CON IL SUO CANE NONOSTANTE SAPESSE CHE AVEVO PAURA, HO DOVUTO PENSARE CHE LO AVESSE FATTO APPOSTA”, ‘OBAMA È STATO UN GRANDE PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI’, ‘TRUMP NON MI STRINSE LA MANO PERCHE’ VOLEVA CHE SE NE PARLASSE’

“Questo titolo l’ho scelto perché questa parola “libertà” mi ha accompagnato per tutta la vita. Sono cresciuta nella Repubblica Democratica Tedesca in condizioni di non libertà e ho poi vissuto l’unificazione tedesca e ho visto come potevamo alla fine vivere in libertà. È stata un’esperienza incredibile per me, ma mi sono accorta anche che vivere in libertà è molto difficile perché bisogna continuamente prendere delle decisioni . Non si è soltanto liberi da qualche cosa, da uno Stato che non ci piace, ma si è anche chiamati a fare qualche cosa, a impegnarsi per qualche cosa – così Angela Merkel ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su NOVE in occasione dell’uscita della sua autobiografia “Libertà” -. Questa naturalmente per me è stata una grande sfida, e poi dopo 31 anni mi sono ritirata dalla politica, mi sono trovata libera da questi obblighi e ho potuto aprire un nuovo capitolo e scrivere questo libro”.

Sulla nuova fase della sua vita che sta vivendo lontano dalla politica: “Non mi manca niente, sono stata Cancelliera per 16 anni, naturalmente è stato un periodo molto lungo e ho potuto fare molte cose, conoscere molte persone, fare e cambiare tante cose. Adesso questa fase è finita e mi rallegro di questa nuova fase in cui posso fare anche un po’ meno”

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Sul significato che per lei ha sempre avuto la parola “Libertà”: “Libertà vuol dire anche responsabilità, non solo per me, ma credo che valga per ogni cittadino in un paese democratico. Assumersela fa anche piacere, quindi non è stato soltanto un peso, una gravante, un carico. È stata una sfida, ma mi ha anche fatto piacere poter decidere delle cose, mi ha fatto piacere con la maggioranza che avevamo in Parlamento poter costruire qualche cosa e mi ha fatto piacere anche convincere le persone”

Sulla decisione di scrivere un libro, presa nel 2015 dopo aver accolto un milione di rifugiati siriani in Germania e rafforzatasi dopo il Covid e l’aggressione della Russia all’Ucraina: “La decisione di scrivere il libro l’ho maturata quando si è trattato di accogliere i rifugiati, perché erano emerse tante teorie sul motivo per cui lo avessi fatto e a me premeva poter scrivere quello che mi aveva veramente motivata. Poi ho vissuto la pandemia, il Covid. La pandemia è stata veramente una grandissima sfida, lo sapete bene anche in Italia, ed è stata anche una grandissima sfida per la democrazia, in Europa e in tutto il mondo. Avevo già deciso di scriverlo, ma poi c’è stata anche l’aggressione della Russia all’Ucraina e in questo momento tutto è cambiato nuovamente perché per la prima volta avevamo di nuovo la guerra in Europa e l’ordine al quale avevamo creduto, anche l’integrità territoriale, la sovranità dei Paesi è stata distrutta da Putin. Questo mi ha rafforzato nell’intenzione di scrivere questo libro, ma non è un libro sulla Russia e sull’Ucraina, è un libro sulle due parti della mia vita: 35 anni nella Germania Est e 35 anni nella Germania riunificata”

Sull’attuale situazione in Siria in seguito alla caduta del regime di Bashar al-Assad e sulla decisione di molti Paesi europei di non attribuire più lo status di rifugiati politici ai cittadini siriani: “Innanzitutto sono dell’avviso che sia stato assolutamente giusto all’epoca accogliere in Germania quei rifugiati e garantire loro un procedimento equo e corretto. Era un’esigenza umanitaria. Adesso gli sviluppi in Siria si sono accelerati, improvvisamente Assad non è più dittatore, ma non sappiamo ancora esattamente cosa succederà. Mi auguro che per il popolo siriano, che ha tanto sofferto da più di dieci anni a questa parte, ci possa essere uno sviluppo pacifico e che tante persone di fedi diverse possano vivere bene. Dovremo guardare quello che succede e chi è responsabile oggi prenderà delle decisioni. Io ho preso delle decisioni nel 2015: ho deciso di dare ai siriani l’opportunità di avere un procedimento equo”.

Sull’ondata di odio delle destre di oggi contro i profughi: “Nel 2015 ho detto ‘ce la faremo’, perché sapevo che sarebbe stata una grande sfida. Era il mio atteggiamento. Ma come Cancelliera ho fatto anche l’esperienza di aver visto che tante persone hanno supportato i rifugiati. È stata una bella esperienza, molto bella perché ce l’abbiamo poi fatta tutti insieme in Germania. I partiti di destra si erano già sviluppati quando c’è stata la crisi dell’Euro, poi erano calati, poi c’è stata la questione dei profughi e sono di nuovo passati a questa fase di odio e hanno cercato di portare le persone a rivoltarsi contro i rifugiati. L’ultima campagna elettorale per me è stata molto difficile, urlavano tutti e non si poteva più parlare. Ma d’altra parte qual era l’alternativa? Bisogna pensarci. L’alternativa sarebbe stata quella di respingere i profughi alle frontiere, magari con degli idranti. Sarebbe stata una cosa di cui avrei potuto rispondere? Che sarebbe stata accettabile per me, per i tedeschi e per gli europei? La mia risposta è no. Lo era allora e lo è anche oggi. Sapevo che potevano arrivare questi rifugiati, però poi abbiamo fatto anche questo accordo con la Turchia in modo da limitare comunque l’immigrazione illegale e non lasciarla nelle mani degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani”.

Sulla questione dell’immigrazione illegale: “Ci sono migranti e persone che vengono da noi portati da scafisti, pagando e correndo molti pericoli, e magari non sono neanche quelli che avrebbero la maggiore necessità. Io credo che dobbiamo certo far fronte alle nostre responsabilità umanitarie in Europa, per esempio attraverso anche l’UNHCR, il sistema delle Nazioni Unite per i rifugiati. Dobbiamo però capire chi sta veramente peggio, chi ha bisogno di assistenza medica e dobbiamo capire che le persone non devono pagare per poter arrivare qui e beneficiare di questo. Questa sarebbe la situazione ideale. Poi però quando abbiamo queste persone che arrivano da noi e che hanno pagato anche molti soldi a questi scafisti… io non volevo lasciarli senza diritti e quindi ho preso la decisione che ho preso, però dobbiamo anche fare in mondo che non ci siano altre persone i cui destini siano affidati al guadagno di questi trafficanti di persone”.

Sulla sua infanzia nella Repubblica Democratica Tedesca: “Lo Stato della Repubblica Democratica Tedesca era molto grigio ed effettivamente anche brutto esteticamente, proprio il contrario di quello che vediamo per esempio come design in Italia, ma i miei genitori a me, ai miei amici e ai miei fratelli hanno creato degli spazi protetti nei quali potevamo svilupparci e potevamo essere anche persone. Quindi io ho descritto appositamente nel libro questa infanzia felice, perché so che tanti la immaginano in bianco e nero e non riescono a immaginare che al di là di quello che è lo Stato la vita valga, comunque, la pena di essere vissuta. Ed era così, io ho avuto fortuna con i miei genitori, certo bisognava stare sempre attenti perché in ogni momento si poteva entrare in conflitto con lo Stato, ma si poteva fare una bella vita a casa. Io per esempio ho studiato fisica, cosa che non avrei fatto nell’Ovest. Ho studiato fisica perché lo Stato, la Repubblica Democratica, non avrebbe potuto evitare che due più due facesse quattro o che la forza di gravità fosse la stessa che c’era nella Germania Ovest o in Italia e quindi ho potuto fare l’università, fare qualcosa di difficile, impegnativo, e ricercare, senza dover sempre essere corretta dallo Stato”

Sul poter diventare politici anche studiando materie scientifiche: “La buona notizia è che non solo chi ha studiato giurisprudenza può diventare politico, e questa è già una buona base equa di partenza. La mia formazione scientifica mi ha aiutato perché anche in politica non guasta essere precisi e pragmatici’

Sul consiglio che le diedero i suoi genitori di far finta di non saper tenere un segreto, per evitare di dover collaborare con la Stasi: “Era un consiglio dei miei genitori nel caso in cui la Stasi, quindi la polizia segreta della Repubblica Democratica Tedesca, volesse convincermi a collaborare con loro. I miei genitori mi hanno detto che in realtà di fatto alla base di questo c’era la cospirazione, gli altri non dovevano sapere che si lavorava per la Stasi. Ed effettivamente mi è successo nella vita e io ho detto: “Si però io devo raccontarlo a mio marito…” e allora a quel punto non sarebbe stata più di nessun valore la mia collaborazione con i servizi segreti, perché sarei stata una chiacchierona. Per il resto, invece, riuscivo, quando serviva, anche a tenere le mie cose per me”

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Su Putin che parlava meglio il tedesco di quanto lei parlasse il russo: “Putin parlava meglio il tedesco di quanto io parlassi il russo. Lui ha vissuto a lungo nella Repubblica Democratica Tedesca. Mi piaceva però parlare il russo perché abbiamo avuto tanti soldati sovietici nella Repubblica Democratica Tedesca, soprattutto nelle zone rurali dove sono cresciuta, e cercavo di parlare con loro, mi capitava spesso; quindi avevo una certa confidenza”

Sull’invasione dell’Ucraina da parte di Putin: “Non me l’aspettavo così, devo dirlo sinceramente. Mi aspettavo che Putin continuasse ad aggredire in qualche modo l’Ucraina, magari anche il Donbas. Ma che l’attaccasse tutta, con questa brutalità, non me lo sarei aspettata. Credo, e l’ho scritto anche nel libro, che anche il Covid abbia creato condizioni sfavorevoli e abbia accelerato uno sviluppo sfavorevole in questo senso, perché per molto tempo non ci siamo più visti. Putin aveva moltissima paura del Covid e questa paura alla fine ha fatto sì che non potessimo più parlare di persona gli uni con gli altri, che non potessimo confrontarci, sviscerare gli argomenti e forse questo è stato negativo per lo sviluppo a cui assistiamo adesso e che è terribile per tutti noi, soprattutto per il popolo ucraino’

Sugli accordi economici fatti con la Russia: “Non era proprio necessario, ma ero convinta che fosse giusto e corretto farlo a lungo termine. Anche perché dalla Guerra Fredda avevamo potuto comprare del gas a basso prezzo che aveva aiutato la nostra economia, non potevamo comprare altrettanto gas dalla Gran Bretagna o dalla Norvegia e quindi lo compravamo dalla Russia. Ma naturalmente poi l’aggressione di Putin all’Ucraina ha costretto l’economia tedesca a smarcarsi e rendersi autonoma dal gas russo, questo ha fatto crescere i prezzi dell’energia con conseguenze sull’economia. Però all’epoca io avevo cercato anche, insieme a François Hollande, di risolvere il conflitto diplomaticamente fra la Russia e l’Ucraina, e sono convinta anche che mantenere delle relazioni economiche fosse utile. Oltretutto agivo nell’interesse della popolazione tedesca, quindi anche a posteriori direi che sì, è stata una scelta giusta però ora abbiamo una situazione completamente diversa”

Su quando ha incontrato Putin e lui ha portato con sé il suo cane, nonostante lei avesse paura: “Ho dovuto pensare che lo avesse fatto apposta perché nella mia visita precedente al Cremlino nel 2006 io avevo fatto sapere che ero stata morsa da un cane in passato e che quindi avrei preferito non portasse il suo e quando è arrivato mi ha portato un grande cane di peluche, me l’ha dato in mano e ha detto: “ti regalo questo perché questo non morde”. Un anno dopo, invece, ha portato con sé questo cane vivo e vegeto e non credo che avesse dimenticato quello che mi aveva detto solo un anno prima”

Sull’ipotesi che l’Occidente, dopo la caduta del muro di Berlino, abbia rotto dei patti con la Russia, allargando i confini dell’UE e della Nato: “Noi non abbiamo rotto un patto, non c’era un segnale in questo senso. C’erano degli accordi, la Convenzione di Parigi, per esempio, in cui si diceva che ogni Paese può scegliersi le sue alleanze e decidere del proprio futuro. Però io scrivo anche nel libro che dobbiamo vedere come era la situazione dalla prospettiva di molti russi: con la fine della Guerra Fredda è iniziato un periodo terribile dal punto di vista economico, con un’altissima inflazione negli anni ‘90. Putin con le sue tendenze autocratiche è riuscito a essere Presidente perché dal punto di vista di molti russi riportava un certo ordine. Lui stesso ha detto che per lui l’evento peggiore del XX secolo era stata la caduta dell’Unione Sovietica, per me chiaramente erano invece il nazionalsocialismo, la Seconda Guerra Mondiale… avevamo punti di vista e di partenza diversi con cui dovevamo confrontarci”

Sulla tesi di Romano Prodi che se l’Europa avesse avuto un esercito comune non ci sarebbe stata l’invasione della Russia all’Ucraina: “Io ho molta stima di Romano Prodi, ma non aderirei a questa tesi. Credo sia molto importante che l’Europa adesso agisca unita e che anche la Nato lo faccia, e che sostengano l’Ucraina, perché non dobbiamo acconsentire che Putin vinca questa guerra. Non è possibile, non è possibile per l’Ucraina, perché deve mantenersi come Stato autonomo e prendere le sue decisioni, e anche la nostra sicurezza naturalmente è collegata a questo. Per questo Putin non può vincere la guerra e noi insieme dobbiamo sostenere l’Ucraina”

Sull’attuale politica della Germania e dell’Unione europea: “Io trovo che l’Unione Europea e la Nato abbiano finora agito molto bene. Non mi intrometto nelle decisioni di chi mi è succeduto. L’unica cosa che posso dire è che la politica della Germania e dell’Unione Europea, in questa fase così complicata, le sostengo e le supporto”

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Sull’importanza dell’Unione Europea, che potrà affermarsi solo se tutti gli Stati membri agiranno insieme: “Se tutti ci rendessimo conto di quello che abbiamo avendo l’Europa, come la libera circolazione, il mercato comune.. allora anche l’idea che ce la possiamo fare meglio da soli senza l’Europa non l’avremmo più. Io mi appello soprattutto ai giovani, che sono cresciuti in questa Europa unita, e ogni generazione forse deve continuare a lavorare perché le cose rimangano così: ogni tanto bisogna anche lavorare per mantenere le cose come sono o per migliorarle un pochino e anche per questo io credo che dobbiamo investire insieme. Come Unione Europea io credo che noi possiamo affermarci soltanto insieme, anche nella competizione con gli Stati Uniti d’America, oppure rispetto a conflitti con la Cina o con altre regioni del mondo. Quando abbiamo celebrato i 50 anni dei Trattati di Roma sono stata a Roma dal Papa che ci ha fatto vedere il planisfero e ha detto: ‘voi europei siete questa piccola penisola dell’Eurasia’ e se si guarda la cartina siamo effettivamente una parte molto piccola e se litighiamo anche tra di noi, non riusciremo a ottenere nulla in questo mondo così vasto”.

Sull’importanza del compromesso nella vita così come in politica e il consiglio di Papa Francesco “piegare, piegare, piegare senza mai spezzare”: “Dobbiamo sempre cercare il compromesso perché nel mondo le persone sono diverse. Non è che ci alziamo la mattina e pensiamo tutti allo stesso modo. È come in una famiglia: ci si vuole mettere d’accordo su cosa fare la domenica e non si è d’accordo. Noi abbiamo un popolo di 80milioni di tedeschi, un’Unione Europea, e in tutte queste situazioni bisogna avere pazienza e lasciare che tutti si esprimano. La libertà significa dare a tutti la libertà. Non è solo la mia libertà che conta, ma anche quella di chi mi sta difronte”

Sul collegio elettorale in cui si è candidata per la prima volta sul mar Baltico, di cui Fazio le mostra una foto tratta dal libro: “In questa foto siamo sul mar Baltico, la mattina andavo a trovare i pescatori che venivano dalla loro battuta di pesca e c’era un bel silenzio. Le persone nel nord della Germania sono silenziose, non parlano molto. Erano anche stanchi. Mi sedevo tra loro e, per chi non conosce la Repubblica Democratica Tedesca, si vedono in questa foto delle bottiglie: sono già le bottiglie di birra dell’Ovest, non più quelle dell’Est. Già si vede quindi un po’ l’effetto dell’unità tedesca: un po’ di Ovest e un po’ di Est. Successivamente quando sono andata poi a Ischia in vacanza, mi è sempre piaciuto parlare con pescatori, perché i pescatori sono persone che non hanno vita facile in UE e molto spesso si lamentano della burocrazia. Io trovo che sia un gran lavoro quello che svolgono”

Sulle sue vacanze in Italia a Ischia e in Alto Adige: “Io una volta andavo spesso in vacanza a Ischia. Ho dovuto un po’ scappare dai paparazzi perché Ischia è montuosa e non c’era un angolo in cui non ci potesse essere un paparazzo appostato. Vado spesso in Alto Adige adesso, non tutti i giornalisti sono così coraggiosi, non tutti riescono ad arrampicarsi sulle montagne”

SU Obama: “Obama è stato un grande presidente degli Stati Uniti d’America, mi capivo bene con lui, potevamo discutere molto bene”.

Sull’incontro con Donald Trump in cui non le ha stretto la mano: “Quando sono arrivata alla Casa Bianca mi ha stretto la mano, poi eravamo nell’Ufficio Ovale e lui non mi ha più stretto la mano. Il Presidente Trump ha la caratteristica di comunicare molto e di ottenere risultati anche con i suoi gesti: al mio collega Abe, giapponese, aveva stretto la mano per 19 secondi; invece, a me non l’ha stretta per niente e voleva che se ne parlasse, l’ha fatto per questo, voleva richiamare l’attenzione su questa cosa”

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Sui rapporti con i premier italiani: “Con Berlusconi avevo un rapporto normale. Non ho ancora avuto modo di incontrare Giorgia Meloni, è stata eletta quando io avevo già finito il mio incarico. L’ultimo Presidente del Consiglio italiano con cui ho collaborato è stato Mario Draghi e ci capivamo molto bene”.

Sulla sua politica economica durante la crisi dell’Euro, il Covid e il piano di ripresa “Next Generation EU”: “Io sicuramente sono stata a volte un po’ severa durante la crisi dell’Euro. Quando è arrivato il covid nessuno sapeva cosa fare contro questo virus. Allora io e miei colleghi dell’Unione Europea insieme abbiamo lottato per arrivare al Next Generation EU, abbiamo dovuto investire, vale per l’Italia e vale per la Germania, e tutti hanno ricevuto in proporzione a quanto sofferto sotto il Covid. Ora, Draghi dice che bisogna investire di più ma non solo, che bisogna diventare più competitivi. Venticinque anni fa i capi di governo, io non c’ero ancora, avevano deciso che l’Europa sarebbe dovuta diventare il continente più competitivo, e non ce l’abbiamo fatta. Per questo motivo abbiamo detto con Draghi che bisognava lavorare di nuovo a questo obiettivo, perché da questo sarebbe dipeso il nostro benessere, attraverso riforme, lo snellimento della burocrazia e investimenti. Io non voglio intervenire nel suo rapporto, ma tutto mi sembra molto ragionevole in effetti”

Sul bisogno di conciliare la transizione ecologica con le necessità dell’economia e dell’industria: “Io credo che i cambiamenti climatici siano tangibili per tutti noi. Quando c’è siccità, un allagamento o un’inondazione ci pensiamo, ma il numero di questi eventi estremi in realtà sta aumentando. La seconda grande sfida è la biodiversità, la varietà delle specie: se abbiamo sempre meno varietà di piante e animali sul pianeta allora l’essere umano è più attaccabile e vulnerabile. Quindi dobbiamo naturalmente coordinare la sfera ecologica con quella sociale ed economica e non abbiamo ancora trovato la via maestra, ma sarebbe sbagliato, pensando ai nostri figli e nipoti, se dicessimo che non ce la facciamo. Ce la dobbiamo fare”

Sulla statuetta di Kairos, il dio greco del tempo inteso come tempo opportuno, non il tempo che scorre, che lei ha scelto di svelare solo abbandonata la politica attiva: “Nella politica è assolutamente importante, come nella vita, sapere quando è il momento più opportuno. Né troppo presto né troppo tardi. Questa statua per questo mi ha colpito. Trovo che questo dio con questo ciuffo che bisogna cogliere al volo.. in Germania si dice infatti “bisogna cogliere per il ciuffo l’occasione”, e bisogna farlo quando è il momento opportuno”.



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