Giustizia, l’avviso di Nordio: «Conseguenze da un no al referendum sulle carriere separate»

«Dove c’è la separazione delle carriere il pm è connesso alla politica. È questo quello che si vuole?». «Discorso pericoloso: si vuole dire che Usa e Gran Bretagna non sono Paesi democratici?». Ad Atreju la platea si infiamma sul faccia a faccia sulla giustizia tra il segretario dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia e il Guardasigilli Carlo Nordio sulla riforma costituzionale che è «talmente cruciale e delicata che auspico sia sottoposta a referendum. Anche per sottrarla al sospetto di “baratterie”». E in caso vincano i no? Le conseguenze sul governo, ammette, «potrebbero esserci».

Ma il governo va avanti. A tutta velocità, dopo il rallentamento della riforma Casellati sul premierato e la bocciatura della Corte costituzionale di parti della legge Calderoli sull’Autonomia. «Il vero scopo è l’indebolimento e il ridimensionamento del potere giudiziario, come si legge nelle illustrazioni parlamentari», accusa Santalucia. «Se non è offensivo è quantomeno bizzarro pensare che uno come me, che è stato magistrato, voglia una riforma punitiva» replica il ministro. E assicura: l’indipendenza della magistratura non è messa in discussione. Ora, ma «nemmeno i ministri di Fratelli d’Italia possono ipotecare il futuro», obietta il capo dell’Anm. Ma, secondo il ministro, lo richiede «il programma» e la sfiducia nella magistratura «quando ho iniziato era superiore a quella della Chiesa cattolica. Ora è precipitata». «Questa riforma non ne intercetta uno dei veri problemi. E chiediamo al ministro di fare qualcosa», ribatte Santalucia. E Nordio: «La sfiducia si fonda sulla percezione di una mancata imparzialità, in un certo senso anche di politicizzazione e ideologizzazione».

Alessandro Sallusti, nel panel, mette fuoco allo scontro ricordando che la separazione delle carriere l’aveva adombrata Giovanni Falcone «ucciso dalla mafia ma anche dal Csm e dai suoi colleghi». La platea scatta in piedi, ma Santalucia non ci sta: «Non dividiamoci su quel nome».

Ce n’è anche per la Procura di Milano. «Per decenni è stata il simbolo della magistratura, ma ha contribuito al crollo di credibilità. Con un protagonista di Mani pulite, il dottor Davigo, condannato in via definitiva. Tecnicamente un “pregiudicato” secondo le parole che usò nei confronti di Craxi. Poi abbiamo visto il caso di De Pasquale e di altri colleghi ancora sotto processo: non è una bella immagine. Soprattutto non è bello voler difendere a ogni costo posizioni che al di là delle condanne penali sono pregiudizievoli per la percezione di credibilità».

Si ricordano gli errori di De Pascale sull’inchiesta Eni. Santalucia si infiamma: «Mai chiesto di non punire un errore colpevole. Non capiamo perché il ministro tentenni». «Il potere di iniziativa spetta soprattutto al pg della Cassazione», replica Nordio.

E sulla «legge bavaglio»? Ci saranno sanzioni? Il ministro rassicura: «Vorrei fare più affidamento sulla deontologia che sull’aspetto intimidatorio della norma».

La newsletter Diario Politico

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter “Diario Politico”. E’ dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.