Un nuovo capitolo per la mobilità sostenibile

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ROMA COMPIE UN PASSO SIGNIFICATIVO VERSO LA MOBILITÀ SOSTENIBILE CON L’INTRODUZIONE DEI PRIMI AUTOBUS ELETTRICI NELLA FLOTTA ATAC. RESO POSSIBILE DAI FONDI DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR), QUESTO PROGETTO PROIETTA LA CAPITALE IN PRIMA LINEA NEL PANORAMA DELLE CITTÀ EUROPEE IMPEGNATE NELLA LOTTA ALL’INQUINAMENTO. L’INIZIATIVA, DEFINITA “EPOCALE” DALL’ASSESSORE ALLA MOBILITÀ EUGENIO PATANÈ, PROMETTE DI ABBATTERE LE EMISSIONI DI CO₂ E IL RUMORE URBANO. PER ROMA SI APRE UN NUOVO CAPITOLO IN CUI LA PAROLA D’ORDINE È SOSTENIBILITÀ

Un nuovo progetto per Roma: i dettagli della nuova flotta elettrica

L’inaugurazione dei primi otto autobus elettrici della flotta Atac, presieduta dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri e dai vertici dell’azienda di trasporti, segna l’inizio di una trasformazione profonda del sistema di mobilità capitolino. Questi veicoli, parte di un progetto che prevede l’entrata in servizio di 110 autobus entro gennaio 2025 e la completa operatività di una flotta di 411 mezzi elettrici entro aprile 2026, incarnano la visione di una città proiettata verso il futuro, dove la sostenibilità diventa pilastro fondamentale delle politiche urbane.

I nuovi autobus, lunghi 12 metri, rappresentano non solo una risposta concreta all’emergenza ambientale, ma anche una rivoluzione nel modo di concepire il trasporto pubblico. La loro progettazione tiene altresì conto delle esigenze di accessibilità universale, con ampi spazi interni e una capacità di 87 passeggeri. Il che, rappresenta una soluzione di trasporto comoda e inclusiva per tutti.

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I bus tecnologici

Dal punto di vista tecnologico, i bus sono dotati di batterie di trazione da 340 kWh, capaci di garantire lunghe percorrenze senza necessità di frequenti ricariche, un elemento imprescindibile per mantenere operativi i mezzi durante l’intero arco della giornata. Il comfort dei passeggeri è assicurato da sistemi avanzati di climatizzazione e da un ambiente interno progettato per offrire tranquillità e sicurezza. A bordo, la presenza di videosorveglianza e un sistema di pagamento innovativo Tap&Go contactless rende l’esperienza di viaggio non solo più efficiente, ma anche più sicura e intuitiva. Ma soffermiamoci sull’impatto ambientale dei nuovi mezzi.

L’impatto ambientale e sanitario

L’introduzione degli autobus elettrici nella flotta Atac si inserisce in un contesto globale di emergenza climatica, dove l’inquinamento atmosferico continua a mietere vittime silenziose. Secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), oltre 58mila decessi prematuri si verificano ogni anno in Italia a causa della scarsa qualità dell’aria, con il traffico cittadino che figura tra i principali colpevoli.

Gli autobus alimentati a diesel, che per decenni hanno costituito la spina dorsale del trasporto pubblico, rilasciano ingenti quantità di particolato fine (PM10) e biossido di azoto (NO₂), elementi altamente nocivi che penetrano nei polmoni e nel sistema circolatorio, aggravando patologie respiratorie e cardiovascolari preesistenti. Il particolato fine, nello specifico, è associato a una lunga lista di disturbi, dall’asma alle malattie polmonari croniche, fino a essere riconosciuto come una delle principali cause di tumori polmonari.

La transizione verso autobus completamente elettrici offre una soluzione concreta a questa emergenza sanitaria ed ecologica. L’azzeramento delle emissioni dirette di gas nocivi contribuisce non solo a ripulire l’aria della Capitale, ma anche a ridurre significativamente il carico economico del sistema sanitario nazionale, gravato dai costi legati al trattamento di malattie connesse all’inquinamento. Ogni autobus elettrico in circolazione equivale a decine di tonnellate di CO₂ in meno emesse nell’atmosfera ogni anno, un passo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea.

Modalità silenziosa, un nuovo modo di vivere la città

Oltre ai benefici ambientali, questi nuovi veicoli affrontano anche il problema, spesso trascurato, dell’inquinamento acustico. L’assenza di motori a combustione interna li rende silenziosi, un elemento che, sebbene raramente considerato prioritario, influisce profondamente sulla qualità della vita. L’inquinamento acustico è stato correlato a disturbi del sonno, aumento dello stress e persino a problemi cardiovascolari.

Questo passaggio a una mobilità sostenibile rappresenta dunque una scelta lungimirante che guarda oltre l’aspetto strettamente ecologico: incide su più livelli del benessere collettivo. I cittadini non beneficeranno solo di un’aria più pulita, ma anche di una città più vivibile, dove il silenzio e la qualità ambientale diventeranno nuovi indicatori di progresso.

Il confronto con le capitali europee: dove si posiziona Roma?

L’arrivo dei primi autobus elettrici a Roma rappresenta un importante segnale di cambiamento, ma il percorso verso una mobilità pienamente sostenibile è ancora lungo, soprattutto se confrontato con i progressi già raggiunti da altre grandi capitali europee. A Parigi, oltre la metà degli autobus che attraversano la città sono elettrici.

Londra, da sempre all’avanguardia nella gestione del trasporto urbano, ha puntato su una strategia su larga scala, investendo non solo nell’acquisto di nuovi mezzi, ma anche nello sviluppo di infrastrutture di ricarica diffuse in modo capillare. Ad oggi, la capitale britannica conta più di 850 autobus elettrici in servizio. Cosa che rendendo la sua rete di trasporto pubblico una delle più avanzate in Europa in termini di sostenibilità.

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Amsterdam e Oslo incarnano esempi di eccellenza, con un approccio che va oltre l’introduzione di veicoli elettrici. Queste città hanno integrato nei loro piani di mobilità anche autobus a idrogeno, alimentati da energie rinnovabili, con l’obiettivo di eliminare completamente le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti pubblici. 

Roma museo a cielo aperto

Roma, sebbene si stia muovendo nella giusta direzione grazie ai fondi del PNRR, procede con un ritmo più lento. La sfida della “Caput Mundi” non risiede unicamente nell’acquisizione di mezzi elettrici, ma nella capacità di armonizzare la modernizzazione del trasporto pubblico con la complessa eredità storica e architettonica della città. A differenza di altre capitali europee con infrastrutture più recenti e facilmente adattabili, l’Urbe deve infatti confrontarsi con vincoli urbanistici e archeologici che rallentano il processo di innovazione.

Ad esempio, a differenza di molte altre capitali europee, si sviluppa su una stratificazione di oltre duemila anni di storia. È insomma un vero e proprio “museo a cielo aperto“. Questo patrimonio, se da un lato rappresenta una risorsa culturale inestimabile, dall’altro costituisce un vincolo significativo per lo sviluppo di infrastrutture moderne, come quelle necessarie per la transizione alla mobilità elettrica.

Le antiche fondamenta, le aree archeologiche diffuse e la presenza di monumenti in quasi ogni angolo del centro storico limitano fortemente gli interventi per la costruzione di nuove reti di trasporto.

A titolo di esempio, durante i lavori per la costruzione della Linea C della metropolitana, il ritrovamento di resti archeologici, come antiche domus o mura romane, ha costretto più volte a deviare i percorsi o sospendere i cantieri, ritardando di anni il completamento delle tratte. Lo stesso vale per l’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici, che devono essere posizionate in modo da non deturpare i siti storici e seguire rigide normative paesaggistiche e ambientali.

Preservare la storia e guardare al futuro

Questo scenario è molto diverso da quello di città come Berlino, Madrid o Londra, dove gran parte delle infrastrutture è stata costruita in periodi più recenti, su aree meno vincolate da ritrovamenti archeologici. 

La sfida è dunque quella di bilanciare il progresso con la tutela del passato, trasformando la complessità in un’opportunità per sviluppare soluzioni ingegnose e rispettose del patrimonio culturale.

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Certo è che, dimostrare che una città dalla morfologia unica come Roma può affrontare con successo la transizione ecologica, contribuirebbe non solo a migliorare la qualità della vita urbana, ma a consolidare l’immagine della Capitale come laboratorio di innovazione e sostenibilità.

Il cammino intrapreso è promettente, ma richiede determinazione politica, investimenti costanti e una visione a lungo termine.



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