Natale 2024, la guerra nel presepe ibleo, un invito alla pace in un mondo ferito dai conflitti

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Il Natale è il tempo per eccellenza della speranza, della rinascita e della pace. Ma in questo 2024, mentre celebriamo la venuta di Gesù bambino, non possiamo ignorare le ferite del mondo che ci circonda. Dall’Ucraina al Medio Oriente, fino ad altre regioni martoriate da conflitti, l’eco delle guerre risuona come un monito, ricordandoci quanto siano fragili i legami che uniscono l’umanità e quanto sia urgente il bisogno di riscoprire i veri valori del Natale.

Quest’anno più che mai, il messaggio natalizio ci invita a riflettere: cosa significa davvero pace? Non è forse un impegno quotidiano che nasce dalla comprensione, dalla compassione e dalla volontà di superare ciò che ci divide? Vivere il Natale non può limitarsi alle luci e ai doni, ma deve essere un’occasione per guardare dentro di noi e comprendere quanto sia importante costruire ponti, non muri, sia nelle relazioni personali che tra i popoli.

Un presepe che racconta la guerra

A ricordarci la drammatica urgenza di questa riflessione c’è un’opera particolarmente significativa realizzata dall’architetto e docente Giusy Pagliarello: un presepe che non si limita a narrare la Natività, ma che pone al centro della scena l’orrore della guerra. Con immagini e statuette, l’opera racconta distruzione e sofferenza, con case sventrate, soldati e civili in fuga, e paesaggi devastati.

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Il presepe di Pagliarello non è solo una rappresentazione artistica, ma un invito a fermarsi e riflettere sull’insensatezza della guerra. Accanto alla capanna di Betlemme, con il bambino Gesù simbolo di speranza e salvezza, l’artista ha inserito elementi che raccontano l’attualità, per ricordarci che anche oggi, in mezzo alla devastazione, ci sono frammenti di speranza da ricostruire.

Il Natale come impegno

Guardando questo presepe, il significato del Natale si amplia e diventa una chiamata collettiva all’azione. Non possiamo limitare la pace a un ideale astratto; dobbiamo viverla concretamente, attraverso gesti di solidarietà, dialogo e vicinanza a chi soffre. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può essere portatore di pace.

Quest’anno, mentre ci riuniamo attorno alla tavola imbandita e scartiamo i regali sotto l’albero, ricordiamo che c’è chi non ha nulla, nemmeno un luogo sicuro dove vivere. Il miglior dono che possiamo fare è impegnarci per un futuro migliore, dove la parola “pace” non sia solo un sogno lontano, ma una realtà costruita insieme.

Buon Natale, nella speranza che possa davvero essere un momento di rinascita per tutti, ovunque essi si trovino.

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