Riciclo plastiche: come avviene in Italia e perché è così importante farlo

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Uno dei materiali maggiormente utilizzati in tutto il mondo è la plastica. In tutti i settori, infatti, questo particolare materiale è stato ed è tutt’oggi usato per i fini più disparati. Purtroppo, gran parte delle plastiche prodotte non vengono poi gestite correttamente in fase di smaltimento e vengono disperse, causando enormi danni ambientali. Onde evitare tutto ciò, è fondamentale rispettare le regole della raccolta differenziata ed evitare il più possibile la dispersione di questo materiale nell’ambiente.  Attualmente l’Italia è tra i Paesi leader in Europa per la raccolta differenziata, ma il riciclo della plastica è ancora da potenziare, soprattutto per quanto riguarda i metodi di recupero sostenibili. Riciclando la plastica, infatti, è possibile evitare che ne venga prodotta dell’altra, con conseguente miglioramento della sostenibilità ambientale. Per massimizzare i risultati però è di cruciale importanza che il riciclo delle plastiche avvenga in modo green ovvero, nel pieno rispetto dell’ambiente.

Quanta plastica viene veramente riciclata in Italia?

Secondo recenti stime, pare che sui 2.3 milioni di tonnellate di imballaggi immessi al consumo, circa 1.26 milioni (ovvero il 55.6% per la precisione) vengono avviati al riciclo. Può sembrare un ottimo risultato, in realtà, siamo di poco al di sopra dell’obiettivo dell’Unione Europea del 55% entro il 2030. È doveroso precisare però che “l’avvio al riciclo” non è il riciclo della plastica vero e proprio. È risaputo, infatti,  all’interno dell’impianto entra una quantità maggiore di materiale, rispetto a ciò che esce. Non a caso, sul tema è di recente intervenuta anche l’Unione Europea, la quale ha deciso di porre in essere, attraverso una apposita Direttiva, nuovi metodi di conteggio. Pertanto, il calcolo dei nuovi target europei in materia di riciclo, deve essere effettuato prendendo in considerazione solo i rifiuti che entrano negli impianti di riciclaggio per poi essere effettivamente riciclati in nuove sostanze oppure in nuovi prodotti, senza includere diversi utilizzi. Alternativamente, è possibile prendere in considerazione solamente i materiali in uscita, sottraendo dunque la parte che non viene realmente riciclata. Un approccio del genere comporterebbe, secondo recenti statistiche, ad un taglio dell’8% dei livelli di riciclo comunicati facendo così precipitare l’Italia ben al di sotto della percentuale sopra citata (ovvero al 47 % circa). Saremmop quindi lontani sia dall’obiettivo fissato dall’UE per il 2030,ma anche al di fuori dell’obiettivo fissato per l’anno prossimo. In altre parole, in virtù di calcoli più precisi, attualmente in Italia vengono riciclati ogni anno 1.07 milioni di tonnellate di plastica, a fronte di 1.26 milioni di tonnellate, che sono quelle indicate come parametro.

Come avviene il riciclo della plastica in Italia?

Il riciclo della plastica in Italia viene effettuato, in parte all’estero, principalmente in 14 Paesi dell’Unione Europea ed in Turchia. Solo 54 dei 90 impianti di trattamento dei rifiuti plastici italiani sono presenti sul territorio nazionale. Ad ogni modo, la maggior parte dei rifiuti di imballaggi  (ovvero il 90%), viene riciclata attraverso metodi chimici, che consentono di decomporre la plastica in componenti base per produrre nuovi materiali. Tali procedure hanno un impatto ambientale superiore rispetto ad altre tecniche di riciclaggio. La parte restante dei rifiuti plastici viene utilizzata come combustibile nelle acciaierie oppure sottoposta al sistema PIFU, un processo che prevede la rigenerazione e il recupero dei contenitori, permettendone il reinserimento sul mercato. Solo una piccola parte, circa 1000 tonnellate, viene trattata tramite il riciclo meccanico, un metodo più ecologico rispetto a quello chimico, poiché riduce l’energia impiegata e le emissioni.

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Quali sono le principali tipologie di plastica?

Esistono sette tipi principali di plastica, ognuno con caratteristiche specifiche. Il PET è usato per bottiglie e contenitori alimentari, mentre l’HDPE è più robusto ed è comune  per flaconi e taniche. Il PVC è versatile e utilizzato in tubi e pavimenti, sebbene difficile da smaltire. L’LDPE, flessibile, è impiegato in sacchetti e pellicole, e il PP, resistente al calore, è ideale per contenitori alimentari. Il PS è una plastica leggera, adatta a stoviglie monouso e imballaggi. Infine, le plastiche non riciclabili includono materiali complessi destinati alla discarica o all’incenerimento.

Quale plastica è considerata più sicura?

Il polipropilene è considerato come il tipo di plastica alimentare più sicura rispetto alle altre tipologie. Viene utilizzato principalmente per la realizzazione di bottiglie, cassette, vaschette con coperchio e attrezzature per la conservazione e movimentazione dei prodotti.

Quante volte può essere riciclata la plastica?

Un singolo pezzo di plastica può essere riciclato in media solamente due o tre volte prima che la sua qualità inizi a ridursi significativamente. Ad ogni processo di riciclo, infatti, le proprietà fisiche del materiale si deteriorano progressivamente, rendendolo meno resistente e flessibile. Di conseguenza, non è più adatto ai processi di riciclo.

Dove finisce la plastica non riciclata?

In genere la maggior parte della plastica che non viene riciclata va a finire in discarica oppure, purtroppo, dispersa nell’ambiente con impatti devastanti sulla natura e sulla salute dii esseri umani e animali.



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