L’atteggiamento positivo tenuto nella riunione dalla Ministra Bernini, come le sue ripetute dichiarazioni di attenzione verso le relazioni sindacali, non possono certo celare l’assenza di qualsivoglia impegno economico rispetto alla stabilizzazione dei lavoratori precari.
Alla nostra puntuale e pressante richiesta a riguardo, come risposta abbiamo solo ottenuto una generica affermazione sul fatto che anche dopo la legge di bilancio si possono trovare delle soluzioni…
Nella riunione molto si è invece discusso sull’esigenza di un monitoraggio, su cui il MUR ha assunto un preciso impegno, al fine di determinare il numero preciso dei lavoratori precari e della loro anzianità professionale, non di rado composta da esperienze lavorative in diversi enti e università: tema indubbiamente importante ed esigenza reale, ma se non accompagnato da disponibilità economiche adeguate, rischia di essere soltanto un elemento fuorviante, considerato che, pur partendo dal dato sottostimato fornito dal CNR sul numero dei lavoratori precari aventi i requisiti per la stabilizzazione, le risorse a disposizione sono solo una minima parte di quelle necessarie!
Queste risorse, come è noto, sono state ottenute grazie al solo impegno delle forze di opposizione, mentre il governo e le forze di maggioranza hanno invece dimostrato scarsa attenzione al tema del precariato, sottovalutando anche la mobilitazione in atto al CNR, mobilitazione che certamente ha avuto il merito di essere riuscita a mettere in risalto le dimensioni drammatiche che questo tema riveste nel mondo della ricerca! Così facendo, insieme alle proteste in atto anche nell’università, si evidenzia ancor di più la miopia dell’azione del governo che non investe ma taglia ulteriormente le risorse alla ricerca e all’alta formazione, che già sono fortemente sottofinanziate, come impietosamente stanno a dimostrare i raffronti a livello internazionale.
Alla ministra Bernini abbiamo posto anche il tema dei tanti lavoratori che oggi hanno un assegno di ricerca, che è la tipologia di rapporto di lavoro precario meno pagata e quindi, non a caso, la più diffusa (circa 30.000 tra EPR e università), che dal primo gennaio 2025 non potrà essere più utilizzata per la stipula di nuovi contratti.
A riguardo abbiamo fatto presente che il contratto di ricerca ad oggi non è ancora utilizzabile per sostituire gli assegni di ricerca in quanto non è ancora concluso l’iter per la sottoscrizione definitiva della sequenza contrattuale e pertanto, al fine di evitare un vuoto normativo, abbiamo richiesto un intervento per accelerare la procedura. Inoltre abbiamo fatto presente il problema che si può determinare rispetto ai contratti su progetti di ricerca in essere, che difficilmente hanno previsto la copertura della spesa necessaria per la nuova tipologia di rapporto di lavoro che costa mediamente circa 10.000 euro l’anno in più rispetto all’assegno di ricerca.
Altro aspetto segnalato riguarda il fatto che i periodi svolti con il contratto di ricerca, per come è formulata la legge che lo istituisce, non possono essere considerati utili ai fini della stabilizzazione con la legge Madia, problema che riguarda anche le nuove figure delle borse di assistenza alla ricerca previste dal DDL 1240 (riforma del pre-ruolo in questi giorni in discussione al Senato), che producono un ulteriore peggioramento della situazione in quanto non possono essere considerate utili neanche rispetto a quanto previsto dall’articolo 12 bis della DLgs. 218 del 2016.
Partendo da questo tema, solo parzialmente affrontato in una precedente riunione al MUR, è stata ribadita la necessità che gli incontri sindacali siano meno sporadici e che venga fatta una programmazione di incontri tematici: su tale richiesta c’è stata disponibilità del ministero ed è stato previsto un primo incontro per la seconda settimana di gennaio, che avrà come oggetto il tema il DDL 1240 e la sostituzione degli assegni di ricerca.
In conclusione, in merito all’esito della riunione, registriamo che proprio sul tema centrale della stabilizzazione dei precari, a partire dalla situazione del CNR, non si sono registrati passi concreti in avanti, anche perché, probabilmente non a caso, la riunione si è tenuta a legge di bilancio di fatto chiusa.
Partendo da questo dato riteniamo che non sia assolutamente il caso di abbassare la guardia basandosi su infondati ottimismi e invece va valorizzato il fatto che la mobilitazione in atto al CNR ha prodotto attenzione tra i media e le forze politiche, presupposto indispensabile per ottenere risultati, come la marcia indietro del Governo sul blocco del turnover negli EPR e l’emendamento delle forze politiche d’opposizione che ha portato risorse specifiche per le stabilizzazioni.
Proseguiremo certamente il confronto al MUR e non lasceremo nulla di intentato per ottenere la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari, sapendo bene che la messa in atto di ulteriori iniziative per continuare e allargare la mobilitazione rivestirà certamente un ruolo fondamentale per il prosieguo delle trattative.
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