Lettera aperta al prefetto Maria Carmela Librizzi e al sindaco, Enrico Trantino, per chiedere ove possibile interventi immediati
Per affrontare l’emergenza freddo e l’emergenza abitativa – due problemi che oggi, alla luce del maltempo e del freddo degli ultimi giorni, diventano ancora di più stringente attualità – le Federazioni provinciali Catania del Sunia, Sicet, Uniat, insieme a 12 associazioni (Asia-USB, OULP (Osservatorio Urbano e Laboratorio Politico per Catania), LHIVE Diritti e Prevenzione, ARCI Catania, La Città felice, Rete La Ragnatela, Rete catanese # restiamo umani/incontriamoci, Cooperativa di Comunità TRAME DI QUARTIERE “TANIA RISORGE”, Catania PIU’ Attiva e associazione Penelope -Coordinamento Solidarietà Sociale ETS) hanno scritto e inviato al prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi e al sindaco, Enrico Trantino, una lettera aperta.
Si chiedono, ove possibile, interventi immediati per ridurre l’emergenza soprattutto per tutte quelle persone che per povertà, immigrazione e sfratti oggi sono costrette a vivere per strada. Le associazioni per l’approssimarsi di quelli che tradizionalmente sono considerati i tre gorni più freddi dell’anno, denominati i “Giorni della merla” che cadono a fine gennaio, hanno chiesto anche l’apertura e il recupero di tutti quegli edifici non utilizzati di proprietà statale e comunale, appellandosi anche all’Arcivescovo, mons. Luigi Renna affinché in questi periodi si possa prevedere una apertura notturna delle parrocchie per accogliere quanti hanno bisogno di trascorrere queste notti gelate in un luogo più accogliente e caldo.
“Aiutare i senzatetto durante l’emergenza freddo”
“Anche a Catania – scrivono Sunia, Sicet, Uniat e le associazioni – c’è in questo periodo un’emergenza freddo. L’abbassamento delle temperature può, per chi ha una casa, un luogo dove sostare e rientrare, essere considerato risibile e sopportabile, ma non è assolutamente così per i tanti uomini e le tante donne che sono costretti a dormire in strada”. “Continuiamo a considerare un luogo accogliente la nostra città – si legge ancora nella lettera – ma non vorremmo che lo sia solo per i turisti. La cura dei senza tetto è lasciata alle associazioni del terzo settore che non riescono a far fronte alla grande richiesta di un ricovero, proprio nei periodi di freddo sempre più pressante. Siamo convinti che il tema del diritto ad un alloggio nella nostra città continui ad essere sottovalutato, mentre al contrario aumentano coloro ai quali questo diritto è negato, sia perché vittime di sfratto sia perché si trovano in condizioni di fragilità economica e sociale. Sono famiglie e donne e uomini poveri, che hanno perso il lavoro e la casa, sono gli immigrati, i rifugiati e i richiedenti asilo, sono le tante persone che necessitano di cura e concreta solidarietà”.
“Non solo il tema del diritto ad un alloggio in città non trova risposte – continua l’appello – ma son insufficienti anche le strutture pubbliche per l’accoglienza e il ricovero e, così come hanno segnalato alcune delle associazioni più vivaci in questo ambito, anche le strutture attivate dal volontariato. Così come sostenuto nella nota firmata tra gli altri dal Centro Astalli e dai Cavalieri della Mercede, su cui concordiamo”. Le associazioni, inoltre raccontano che i dormitori esistenti a Catania, pochi e insufficienti, “sono già saturi o hanno smesso di funzionare o come nel caso di progetti per l’ospitalità come quello denominato “Welcome toCatania”, lo scorso dicembre si è già concluso”. “Riteniamo poi che le procedure utilizzate per l’accesso degli ospiti, che, ricordiamo, vivono condizioni di grave emergenza, sono lunghe e farraginose e che l’ospitalità ammessa non può avere una durata di più di tre notti. Crediamo che occorra da subito, con immediatezza, trovare soluzioni utili a mitigare il disagio e la sofferenza di centinaia di donne e uomini che vivono e dormono per strada, ma riteniamo che occorra programmare aprendo al più presto un confronto serrato con tutti i soggetti interessati sull’utilizzo degli edifici pubblici non utilizzati, riqualificandoli opportunamente per finalità abitative”. Quindi l’appello rivolto anche alla Chiesa di Catania: “Sarebbe auspicabile per esempio che in un quadro drammatico come quello in cui stanno vivendo tanti uomini e tante donne, si aprissero all’accoglienza luoghi che possano offrire un riparo provvisorio e temporaneo a partire dai locali delle Parrocchie. E per questo ci rivolgiamo all’Arcivescovo della città, che in varie occasioni si è già dimostrato disponibile e fattivo”.
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