Incontro spirituale su Sant’Antonio Abate e l’unità del monachesimo

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La chiesa di Santa Maria delle Grazie (Graziella) in Prumo Reggio Calabria, ha ospitato un significativo incontro dal titolo “In cammino con Sant’Antonio Abate: unità e spiritualità nel monachesimo italo-greco” in preparazione anche alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

L’incontro è stato preceduto dalla preghiera del santo rosario, creando un’atmosfera di raccoglimento che ha accompagnato i partecipanti in una riflessione profonda.

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Ad aprire i lavori è stato il parroco don Giovanni Gattuso, che ha dato il benvenuto ai presenti, sottolineando l’importanza di questo momento di spiritualità. Nel suo saluto, don Giovanni ha messo in evidenza come i santi, con il loro esempio di vita, ci aiutino a crescere nella fede, nella speranza e nella carità. I santi, infatti, sono modelli di virtù e testimoni autentici del Vangelo, che ci spingono a vivere con maggiore impegno il nostro cammino cristiano, ispirandoci a seguirli nel nostro quotidiano.

Tra i partecipanti all’incontro, oltre a numerosi fedeli, hanno preso parte anche personalità di spicco come mons. Antonio Morabito e il noto storico professor Domenico Minuto, che ha superato i novant’anni ma continua a essere una presenza di grande valore culturale e spirituale. La sua esperienza e il suo impegno per la storia e la cultura locale hanno arricchito l’incontro, portando un contributo di grande rilevanza.

Il relatore dell’incontro è stato il diacono Mario Casile, direttore dell’ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, il quale ha guidato i partecipanti alla riscoperta di Sant’Antonio Abate, figura fondamentale nel panorama

del monachesimo cristiano.

Il monachesimo, infatti, ha le sue origini nel III secolo, quando cristiani devoti, seguendo l’insegnamento di Cristo sulla povertà, scelsero di vivere in solitudine, abbandonando i beni terreni e cercando un contatto diretto con Dio. La forma più primitiva di monachesimo fu quella degli anacoreti, eremiti che vivevano nei deserti dell’Egitto e della Siria, lontano dalle distrazioni del mondo.

Sant’Antonio Abate è considerato il fondatore di questa forma di monachesimo, avendo scelto la povertà e l’isolamento come fondamento della sua vita evangelica. Nato a Coma, in Egitto, intorno al 251 d.C., Antonio ha risposto al richiamo del Vangelo vivendo come eremita nel deserto, in un cammino di ascesi e preghiera. Il suo esempio di vita ascetica ebbe una forte influenza sulla Chiesa cristiana, tanto che molti altri seguirono il suo modello, ritirandosi nei luoghi più isolati per dedicarsi alla preghiera e alla penitenza.

Successivamente, l’esperienza degli eremiti anacoreti portò alla nascita del monachesimo cenobita, che vedeva i monaci vivere in comunità, seguendo regole di vita comune. Fu l’eremita Pacomio a introdurre la prima regola monastica e a fondare il primo cenobio, che diventò il modello di vita monastica basato sulla preghiera, il lavoro e l’assistenza ai poveri.

Nel suo intervento, il diacono Casile ha approfondito anche la figura iconografica di San Antonio, che viene rappresentato spesso con un maiale, simbolo di protezione sugli animali, o con la croce a tau, il bastone e la campanella, mentre lotta contro il demonio. San Antonio è invocato contro malattie come l’herpes zoster ed è il patrono di macellai, salumieri, norcini e canestrai, un legame che testimonia il suo impegno quotidiano nel mondo.

Dopo si è celebrata la santa messa solenne, presieduta da mons. Antonio Morabito, che ha guidato la comunità nella preghiera, invocando l’intercessione di San Antonio Abate per il cammino di unità e di pace tra i cristiani. Durante la

celebrazione, mons. Morabito ha ricordato come la vita di San Antonio sia un esempio di dedizione totale a Dio, ma anche di apertura alla comunità, un modello per tutti coloro che sono chiamati a vivere la fede con serietà e umiltà.

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Un anno di riflessione sull’unità cristiana

Quest’anno, si celebra un anniversario particolarmente significativo: sono trascorsi 1.700 anni dal primo Concilio ecumenico della storia, quello di Nicea, svoltosi nel 325 d.C. nell’attuale Turchia. Questo evento è stato cruciale per definire importanti aspetti della dottrina cristiana e per promuovere l’unità tra i vari gruppi cristiani.

In occasione di questo importante anniversario, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebrerà dal 18 al 25 gennaio, assume un significato ancora più profondo, invitando tutte le chiese cristiane a rinnovare l’impegno per l’unità e il dialogo fraterno.



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