Mentre in Europa si moltiplicano le reazioni alle aggressive ingerenze politiche di Elon Musk, in Italia si infiamma il dibattito sulla trattativa in corso tra il Governo Meloni e il techno-miliardario sudafricano, per l’acquisto dei suoi servizi satellitari.
Dibattito da qualche tempo in corso anche al Pentagono, perché alcuni Corpi militari – in particolare la US Navy ed i Marines – hanno autonomamente deciso di utilizzare l’Internet satellitare di SpaceX e Starlink. Sebbene non si conosca il numero totale di navi della Marina Militare statunitense che utilizzano Starlink o Starshield, alcune unità hanno installato la versione Starlink del servizio di connessione alla Rete. L’obiettivo di alcuni comandanti che ne hanno permesso l’uso è stato quello di consentire ai marinai di utilizzare Internet durante la navigazione, contattare i loro familiari, allo scopo di mantenere alto il morale degli equipaggi che effettuano lunghissimi turni di imbarco. La larghezza di banda extra permette alle navi di effettuare anche procedure di vario tipo, come ordinare immediatamente i pezzi di ricambio, svolgere pratiche burocratiche ed una serie di altre attività amministrative che sono considerate con priorità e livelli di segretezza inferiori, evitando di intasare i canali di comunicazione operativi delle unità navali da guerra.
Recentemente, il Naval Information Warfare Systems Command (NAVWAR), uno dei sei principali comandi di acquisizione del Dipartimento della US Navy che fornisce servizi di ricerca e sviluppo, ingegneria dei sistemi, test e valutazione sui programmi di acquisizione di sistemi di comunicazione e Reti sicure, ha dichiarato l’intenzione di far autorizzare dal DoD la possibilità di accesso a Internet via satellite su tutte le navi della Marina. Anche il Corpo dei Marines sta testando una versione rinforzata del terminale Starshield, per valutarne la capacità di comunicazione in determinati ambienti operativi ostili o contesi.
Nell’autunno del 2023, anche la Space Force ha stipulato un contratto da 70 milioni di dollari con Starshield, del quale non si conoscono i dettagli sulla tipologia di servizio richiesto.
Premesso che la Marina Militare ed i Marines non hanno autorizzato la trasmissione di informazioni classificate attraverso il sistema Starlink e la Rete, la crittografia attraverso sistemi proprietari di uno Stato e l’uso di tecnologie di rete privata virtuale (VPN) dovrebbero essere in grado di impedire agli hacker di accedere ai dati che un organismo militare decida di inviare attraverso Starlink e Internet.
Inoltre, vi sono altri sistemi che si possono implementare per proteggere i dati da accessi non autorizzati, innanzi tutto evitando di utilizzare software e tecnologie prodotte da Stati avversari, come avviene oggi per tutte quelle realtà, anche istituzionali, che continuano ad utilizzare software russi, videocamere, dispositivi tecnologici e App direttamente gestite dall’Esercito di uno Stato totalitario.
LE RELAZIONI PERICOLOSE DI MUSK CON RUSSIA, CINA E IRAN
L’implementazione di Starlink nella guerra in Ucraina ha sollevato grandi preoccupazioni, non solo per quanto riguarda le vulnerabilità del sistema ma, soprattutto, sull’uomo che lo gestisce (Elon Musk).
Nell’agosto 2023, The Debrief, citando funzionari ucraini, ha riferito che la Russia ha condotto “attacchi informatici su larga scala per ottenere un accesso non autorizzato ai dispositivi Android che le Forze armate ucraine utilizzano per la pianificazione e l’esecuzione di missioni di combattimento” e ha installato un software trojan il cui “scopo funzionale è raccogliere dati dal sistema satellitare Starlink”.
Recentemente, le inchieste giornalistiche di prestigiosi media come Wall Street Journal, the New Yorker, The New York Times, The Dibrief, The Hill ed i report di alcun think tank e riviste militari, hanno manifestato le loro preoccupazioni per le relazioni intime con i capi di governo dei maggiori avversari dell’America e dei suoi alleati che l’uomo a capo di SpaceX che governa entrambe le aziende Starlink e Starshield, Elon Musk, intrattiene ed utilizza per accrescere i suoi interessi economici.
I vari report pubblicati hanno evidenziato come Musk, che supervisiona il provider di Internet via satellite, non solo ha sviluppato una stretta relazione con il presidente Vladimir Putin, ma ha anche acconsentito alle sue richieste di interrompere il servizio per gli ucraini in momenti chiave della guerra ed ha fornito l’accesso a Starlink ai russi.
Dubbi su Elon Musk, l’uomo che possiede e gestisce l’intero sistema spaziale statunitense unitamente ad un impero tecnologico che include la piattaforma social X. L’influenza nella politica americana e le ingerenze nei confronti delle istituzioni europee di Musk è continuata a crescere dopo che ha contribuito alla rielezione del Presidente eletto Donald Trump e si appresta a co-presiedere un dipartimento che mira a tagliare budget e dipendenti del governo federale, incluso il Pentagono. Nei giorni successivi all’elezione, Musk è diventato uno dei più stretti consiglieri di Trump, ha attaccato le istituzioni e diversi premier europei ed avrebbe autonomamente incontrato funzionari iraniani, per proporre soluzioni su come ridurre le tensioni in Medio Oriente.
Nel settembre 2023, una biografia dell’uomo più ricco del mondo ha rivelato che Musk ha impedito un attacco dell’Ucraina in Crimea, bloccando il servizio Starlink precedentemente concesso all’esercito ucraino. L’azione è stata motivata come una decisione presa dallo stesso Musk, e per la quale ha ricevuto le lodi del Cremlino. Dopo circa un anno, il Wall Street Journal ha riportato che Musk era in contatto con Putin dalla fine del 2022 e che ha sempre mantenuto i contatti con lo staff del Cremlino (del quale sono attori preminenti i Servizi segreti).
L’autobiografia, riconosciuta dallo stesso Musk, ha anche rivelato che il multimiliardario non solo ha bloccato l’accesso di Starlink all’Ucraina ma, sempre su richiesta del presidente Putin, evita di fornire il suo servizio Starlink a Taiwan, per fare un favore al leader cinese Xi Jinping.
In una recente intervista al Financial Times sugli sforzi della Cina per affermare il proprio controllo su Taiwan, Musk si è addirittura spinto nel proporre un suo “piano di pace” per evitare la terza guerra mondiale, suggerendo che Taiwan potrebbe diventare una zona amministrativa controllata congiuntamente con la Cina. Una proposta che i leader taiwanesi hanno già visto adottare ad Hong Kong, dove il PCC ha estirpato ogni forma di democrazia e decretato la fine dell’indipendenza del Paese. Nella stessa intervista, Musk ha ammesso al Financial Times che Pechino disapprova la sua decisione di fornire servizi Internet satellitari all’Ucraina e ha chiesto garanzie sul fatto che non avrebbe mai utilizzato una tecnologia simile in Cina.
Quando è stato chiamato a giustificare agli Ucraini l’interruzione dell’accesso a Starlink, Musk ha sostenuto sui social media che se “avesse acconsentito alla richiesta degli ucraini, SpaceX sarebbe stata esplicitamente complice di un grave atto di guerra e di un’escalation del conflitto”. Decisione per la quale ha ricevuto gli elogi dell’ex presidente russo Medvedev.
In questa complessa fase di stravolgimenti geopolitici, Elon Musk ha assunto un ruolo di Segretario di Stato ombra.
I DUBBI DEL PENTAGONO
Secondo il Generale Pat Ryder (Department of Defense Press Secretary – the Pentagon), portavoce del Pentagono, il paragone tra l’esercito ucraino e le forze armate statunitensi non è uno scenario in cui il governo degli Stati Uniti potrebbe ritrovarsi. “Il rapporto con il governo americano è strategico per entrambi e sarebbe molto improbabile che Musk e Starlink possano unilateralmente interrompere il servizio alle forze armate americane in una situazione simile”.
Lo scorso agosto, di fronte alle domande dei giornalisti sul comportamento di Musk dopo le rivelazioni del New Yorker, che aveva nuovamente fatto riferimento all’uso di ketamina, il Generale Pat Ryder ha dichiarato ai giornalisti che il Dipartimento della Difesa ha “processi e procedure ben sviluppati per esaminare cose come i contratti e i servizi, che sono stipulati con realtà private, indipendentemente dalle persone e dalle loro personalità”.
Tuttavia, il Dipartimento della Difesa si è rifiutato di rispondere alla domanda se Musk abbia un nulla osta di segretezza che gli garantisce l’accesso ai segreti militari connessi con le sue attività con il Pentagono, nonostante le sue crescenti relazioni con personalità come il presidente Putin, il presidente della Repubblica Popolare Cinese – Xi Jinping – nonché con i vertici del regime della Repubblica Islamica. E nel caso ne sia in possesso, se non fosse il caso di limitargli l’accesso ad informazioni strategiche. Anche la Marina ed il Corpo dei Marines, si sono rifiutati di rispondere a qualsiasi domanda su Musk o su eventuali rischi per la sicurezza connessi all’utilizzo dei suoi sistemi satellitari.
È evidente che con il ruolo politico che Musk si appresta a ricoprire in seno all’Amministrazione Trump, sarà sempre più difficile separare SpaceX dagli obiettivi del governo statunitense. A SpaceX sono stati affidati contratti per oltre 700 milioni di dollari per il programma di lancio spaziale di sicurezza nazionale della Space Force, ed un contratto riservato da 1,8 miliardi di dollari con il National Reconnaissance Office (NRO), l’Agenzia incaricata di gestire la rete di satelliti d’intelligence della nazione. Molti esperti statunitensi ritengono che la relazione tra DoD e SpaceX è addirittura destinata a crescere in futuro, per il ruolo che SpaceX ha assunto nella postura spaziale statunitense e per essere in grado di mantenere la superiorità spaziale sulla Cina.
Ma secondo The New Yorker, la fronda contro Elon Musk sta incrementando le tensioni all’interno del “Deep State”, tra i repubblicani e soprattutto tra alcuni dei più alti funzionari del Pentagono, che tuttavia non confermano se vi sia un’indagine sulle relazioni tra Musk ed il presidente Putin.
IL SENATO CHIEDE DI INVESTIGARE SU MUSK
Mentre il Pentagono e la US Navy non fanno trapelare alcuna informazione sui rapporti tra Musk ed il Dipartimento della Difesa o sulla diffusione delle tecnologie Starlink e Starshield tra le Forze armate, alcuni senatori di primo piano hanno formalmente richiesto l’avvio di un’indagine su Musk, sui suoi legami con il Pentagono e sui suoi rapporti con Mosca.
I senatori Jack Reed – presidente della Commissione per i Servizi Armati del Senato degli Stati Uniti – e Jeanne Shaheen – Commissione per i Servizi Armati e per le Relazioni Estere – hanno recentemente formalizzato una richiesta al Pentagono e al Dipartimento di Giustizia di aprire un’indagine su Elon Musk.
“Chiediamo con urgenza al governo degli Stati Uniti di aprire un’indagine per determinare se questo comportamento debba costringere a rivedere il continuo coinvolgimento del signor Musk nei vari contratti di SpaceX con il Dipartimento della Difesa e la Comunità dell’Intelligence”, hanno scritto i due in una lettera al procuratore generale degli Stati Uniti e all’ispettore generale del Dipartimento della Difesa.
In un’altra informativa indirizzata a Frank Kendall – Segretario della US Air Force, i due senatori democratici hanno evidenziato che “le comunicazioni tra funzionari del governo russo e qualsiasi individuo in possesso di nulla osta di segretezza possono potenzialmente mettere a rischio la nostra sicurezza”.
“Il comportamento del signor Musk potrebbe comportare seri rischi per la sicurezza nazionale e, in qualità di amministratore delegato di un’azienda con miliardi di dollari in contratti sensibili per la difesa e l’intelligence, giustificano una riconsiderazione del ruolo sovradimensionato di SpaceX nell’integrazione spaziale commerciale del DoD”.
Tuttavia, dato che Starlink non è di proprietà o gestito dal governo degli Stati Uniti, sia Martin che Hill affermano che ci sono enormi rischi per la sicurezza nazionale. Valutare quanto siano significativi questi rischi è difficile, dal momento che le Agenzie interessate non sono intenzionate a condividere informazioni sul loro utilizzo delle tecnologie Starlink.
MONOPOLIO E SOSTENIBILITÀ
SpaceX ha in orbita quasi 7.000 satelliti e continua a lanciarne più di qualsiasi altra realtà statale o privata al mondo, occupando la stragrande maggioranza delle rotte orbitali basse disponibili intorno alla Terra. E sebbene l’universo sia infinito, le orbite intorno al globo terrestre hanno caratteristiche oggettive, uniche e limitate e le risorse orbitali disponibili per gli interessi economici, militari e di ricerca scientifica sono già sovraffollate. I sempre più numerosi veicoli spaziali orbitali possono operare solo mantenendo precisamente le proprie orbite, perché quando c’è un incrocio o una sovrapposizione di quest’ultime, ci sono possibilità di collisione.
Oltre alle singole nazioni ci sono altri attori privati in grado di operare in questo settore strategico, tra cui Blue Origin di Jeff Bezos e Virgin Galactic di Richard Branson, ma nessuno di questi ha ricevuto gli enormi finanziamenti pubblici grazie ai quali si è potuta sviluppare SpaceX. I satelliti consentono la navigazione di droni e missili e generano immagini utilizzate per l’intelligence, e sono per lo più sotto il controllo di aziende private, pur possedendo capacità dual-use. La nuova corsa allo Spazio ha il potenziale per plasmare l’equilibrio dei rapporti di potenza globali e di conseguenza i governi sono impegnati nel costruire un’architettura spaziale idonea a fronteggiare le sfide del futuro: Ricerca scientifica, colonizzazione dello Spazio, comunicazioni, Difesa e guerre di nuova generazione.
Le orbite spaziali hanno un duplice obiettivo strategico: in primo luogo, gli Stati cercano di sfruttare i loro vantaggi tecnologici e quantitativi, oltre a registrare e utilizzare il maggior numero possibile di risorse orbitali attraverso convenzioni internazionali. Al contempo, puntano ad assicurarsi che queste orbite non siano occupate o minacciate da altri Paesi.
Per tali motivi gli interessi economici, l’incommensurabile influenza nella politica statunitense e l’incontrollabile ingerenza di Elon Musk cominciano allarmare gli Stati Uniti ed i suoi alleati, i funzionari della Difesa per la dipendenza della Nasa da SpaceX per il funzionamento di infrastrutture e sistemi strategici per.
Secondo James Frederick Bridenstine, ex amministratore della Nasa “c’è solo una cosa peggiore di un monopolio governativo. Ed è un monopolio privato da cui il governo dipende”. “Mi preoccupa il fatto che abbiamo messo tutte le nostre uova in un solo paniere, ed è quello di SpaceX”.
Una via d’uscita a questa rischiosa situazione di monopolio privato potrebbe essere quella proposta dallo stesso Elon Musk in un suo post su X il 27 settembre 2023, dove ha specificato che:
- “Starlink deve essere una rete civile, non un sistema impiegato in combattimento”.
- “Starshield sarà di proprietà del governo statunitense e controllato dalla Forza Spaziale del Dipartimento della Difesa (DoD).
- “Questo è il giusto ordine delle cose”.
ITALIA E STARSHIELD: ACCORDO FRA STATI E NON CON MUSK
Per quanto riguarda le esigenze della Difesa italiana, che attualmente utilizza i satelliti Sicral – affidabili ma che offrono una copertura geografica e banda limitata, da integrare con capacità fornite da satelliti in orbita bassa che offrono maggiore continuità, copertura e minore tempo di latenza – in attesa che l’Unione europea disponga della propria costellazione di satelliti “IRIS2”, la nazionalizzazione statunitense del sistema Starshield proposta da Musk, assicurerebbe agli Stati membri della Nato adeguate garanzie per affidare a SpaceX le proprie comunicazioni militari.
Un sistema satellitare gestito dalla Space Force con end-to-end user data encryption mediante sistemi crittografici ad alta sicurezza proprietari, consentirebbero all’Italia di trasmettere payload classificati ed elaborare dati in modo sicuro, garantendo tutti i requisiti governativi e strategici, unitamente all’interoperabilità con gli alleati.
Un accordo del governo italiano con gli Stati Uniti, maggiore azionista della Nato, potrebbe essere ben accolto dall’Unione Europea, piuttosto che un contratto commerciale con l’ambiguo Musk. Un legame tra Italia e Stati Uniti per utilizzare Starshield, potrebbe innescare una serie di benefici anche a livello intelligence e magari includere l’Italia nell’esclusiva alleanza Five Eyes.
Certamente si tratta di una decisione molto complessa, che dovrà essere approvata dal Consiglio Supremo di Difesa ed evitare tensioni con l’Ue.
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