è l’unica opposizione al governo, a volte basta un 2,5%

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Con lo spettro dell’irrilevanza numerica sempre in agguato, sta lì pur sempre a muovere qualcosa di politicamente sensato nell’afasia generale

L’altra sera, Matteo Renzi, ospite di Corrado Formigli, titolare unico di “Piazzapulita”, su La7, performante al meglio delle sue possibilità, posto davanti a un impietoso cartello offerto per l’occasione dal sondaggista Renato Mannheimer lì a indicare l’odierno davvero modesto gradimento elettorale in percentuale della sua, tutta sua, solo sua, Italia Viva, ha utilizzato un’espressione decisamente auto-salvifica per uscire in modo teatrale dall’impasse momentaneo che ne indica di fatto la minorità, se non altro partitica.

Scavando con abilità da castoro disneyano di Toscana nella propria memoria da giovane esploratore Tobia (Renzi, storia nota, ha un trascorso tra i “lupetti” dell’Agesci, occorre così perfino immaginarlo in uniforme da versatile scout) riferendosi proprio alla necessità del “centro” politico, ha definito il proprio magro bottino di possibili consensi ipoteticamente presente, dunque implicitamente sé stesso, “una pepita d’oro” (sic). Chi abbia contezza esatta degli albi più avventurosi di Topolino avrà subito intuito che si tratti di una citazione non meno auto-meritoria. Gli altri che invece dovessero custodire maggiore familiarità con la metafora del gioco d’azzardo (perché no, altrettanto politico, materia nella quale il nostro indubitabilmente brilla) avranno certamente visualizzato Las Vegas, meglio, il suo casinò più, diciamo, non meno ancora avventurosamente esemplare, l’insegna luminosa del “Golden Nugget”.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

In entrambi i casi, Matteo Renzi si conferma, almeno al momento, come forse si è accennato più volte non necessariamente in senso apologetico, il miglior protagonista, magari l’unico autentico valido performer di un’opposizione al governo attualmente in carica, altrove assente, o forse, più studiatamente, in surplace: Elly Schlein, di fatto non sembra essere mai davvero empaticamente pervenuta all’attenzione di massa. La carenza appunto di una pubblica adesione nei giorni decisivi delle urne talvolta, se non sempre, nel caso di Renzi, viene colmata dall’abilità narcisistica personale. D’altronde, un tale dono naturale non dovrebbe affatto stupire o essere ritenuto sovrastrutturale nella situazione data, posto che tra le figure più evidenti della cosmogonia politica planetaria contemporanea sembri su tutti brillare Elon Musk, miliardario, autoconvocato nello Studio ovale della Casa Bianca, probabile ispiratore attivo di un ciclo geopolitico prossimo alle suggestioni stellari di una techno-Spectre.

Certamente Matteo Renzi, diversamente dalla personaggio appena citato, non può contare su una medesima potenza di fuoco economica e insieme mediatica, e tuttavia con la sua allure da spaccone qualcosa fa, molto ottiene. Se solo proviamo a immaginarlo come possibile collettore di un risorgente “centro”, assodata la percezione delle macerie ormai ultratrentennali della trascorsa Democrazia cristiana da cui egli stesso giunge, c’è infine da domandarsi se davvero l’evocazione fantasmatica del già menzionato “giusto mezzo” politico (il centro, appunto) possa aristotelicamente tornare alla sua funzione stabilizzatrice: “ammortizzatore” o forse “vasca di raffreddamento” istituzionale sia rispetto alle pulsioni autoritarie, plebiscitarie e, s’intende, populiste che Giorgia Meloni, confortata dalla vittoria di Donald Trump negli Usa, sembra accogliere come un dono insperato, sia al superamento dell’attuale polarizzazione inquieta. Nell’ideale fantasmatico romanzo d’appendice centrista, altrettanto vive la suggestione che periodicamente porta a immaginare proprio un altro ex democristiano (sebbene tale postura che un tempo aveva sede in piazza del Gesù sia ritenuta incancellabile) Pier Ferdinando Casini come futuro, possibile, successore di Mattarella al Quirinale. Anche in questo caso l’immagine dello stabilizzatore, della “diga” moderata sembra vivere.

Ma allora Matteo Renzi? Semplice, assodata la secolarizzazione post-ideologica della scena politica, a dispetto d’ogni suo piano inclinato e perfino dello spettro dell’irrilevanza sempre in agguato, e ancora dell’ottimo stato di salute del governo di destra-destra, a dispetto ancora di un Salvini e delle insofferenze di Forza Italia, il senatore semplice di Rignano, non prima d’essersi autocelebrato su X con un post dove testualmente si legge: “Ieri sono stato ospite di Formigli su LA7. A differenza della Meloni abbiamo parlato di stipendi, gas, vita quotidiana. Poi quando Bocchino ha difeso l’amichettismo delle sorelle della Garbatella, ho dovuto replicare bello tosto. Troppo? Che ne pensate?”, sembra in ottimo stato di salute politica, dunque citando un politico del passato che pensando al proprio 11% disse che con quella cifra “si possono fare molte belle cose”, sembra implicitamente dire che basti perfino un 2,5% per surclassare l’afasia che contraddistingue invece chi appare assente nonostante quel 22,05 %. La “pepita d’oro” a quanto è in possesso di chi sa impossessarsene a dispetto dell’apparente irrilevanza.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Carta di credito con fido

Procedura celere