Dall’Antico Egitto a Notorious B.I.G., dai portasigarette vintage di Cartier alla solenne scultura by Marc Quinn, protagonista Kate Moss come divinità dello yoga. Tratto comune? L’oro massiccio a forgiare manufatti d’arte o abiti, in un distillato sparkling che si preannuncia cattura-sguardo. È la proposta di Solid Gold; mostra celebrativa dei 200 anni del Brooklyn Museum che forte di 500 oggetti in esposizione, traccerà una dorata storia del prezioso metallo, in un intreccio di arte e moda, musica, cinema e design, in versione 18 carati o più. Un tema ampio e über complesso, sviscerato in pillole auree che sonderanno funzione e simbologia dell’oro, materiale lucente e incorruttibile, (ab)usato da millenni come vessillo di potere regale o divino, nonché feticcio di ricchezza e seduzione.
Dall’Antico Egitto a Notorious B.I.G., storie di oro e di moda
Dalle millenarie rappresentazioni di un mondo idealizzato, alle opulente pale d’altare italiane del XIII e XIV secolo. Dagli intricati paraventi giapponesi, alle opere d’arte contemporanea, fino ad arrivare alle meraviglie dell’Alta Moda, Solid Gold offrirà dunque una prospettiva globale ed eclettica, in un’odissea del metallo dal retaggio eterno. Tra le chicche della mostra, in effetti, il coperchio di un sarcofago della XXII dinastia che rivedrà la luce dopo oltre un secolo, o il pianoforte a coda Lunar Moth, manufatto in mogano intarsiato d’oro, realizzato nel 1928 dal pittore e fotografo Edward Steichen, e oggi meticolosamente restaurato dal team di conservazione del Brooklyn Museum ed esposto per la prima volta al pubblico. E poi ancora 180 e più pezzi d’oro di epoca ellenistica, oltreché una line-up di gioielli dorati a coprire un arco di tre millenni e distanti geografie che dall’Egitto attraversano le coste mediterranee per giungere poi a quelle dell’America delle civiltà precolombiane.
Va da sé che a distinguersi, in un percorso eye-catching e sfaccettato che varrà una visita, è soprattutto la moda, plasmata nelle scintillanti creazioni di (tra gli altri) Christian Dior, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin, Hubert de Givenchy, Marc Bohan, Azzedine Alaïa, Elsa Schiaparelli e John Galliano. “Quando ho iniziato a lavorare alla mostra – ha infatti raccontato il curatore Matthew Yokobosky a WWD – ho stilato un catalogo di tutti i designer che hanno realizzato splendidi lavori in oro. Poi ho cominciato a costruire tableau di opere che comunicassero tra loro. Ero molto interessato ad esaminare le diverse tecniche impiegate nella moda orafa”. Marc Bohan per Dior, ad esempio, realizzò abiti in seta e filo d’acciaio, tra cui quella splendida opera in lamé d’oro sfoggiata da Lauren Hutton nella pellicola All Fired Up del 1982, mentre è ad Azzedine Alaïa che si deve la realizzazione del mitologico mini dress di perle dorate, indossato dall’amica Tina Turner nel 1989, poi cristallizzato in superbi scatti da Peter Lindbergh.
In mostra, anche rare drops of gold, si veda l’abito patchwork concepito dallo stilista argentino Giorgio di Sant’Angelo per l’Autunno Inverno del 1969 e suggestionato dall’arte di Gustav Klimt, poi fotografato su Naomi Sims da Irving Penn, o ancora due borsette placcate oro risalenti agli anni Trenta e griffate Elsa Schiaparelli. Una ricognizione sull’estetica gold che comprende abiti in pelle dorata di Gianfranco Ferré, cappotti preziosi di Anna Sui, un sontuoso ball gown di Demna per Balenciaga, nonché quel tripudio di eterea luminosità che fu l’abito J’adore realizzato da Maria Grazia Chiuri nel 2018 e sfoggiato da Charlize Theron in un’iconica réclame.
Impossibile tralasciare poi le mitologiche creazioni dorate di John Galliano quando in forze alla maison Dior, probabilmente culminate nel trionfo lamé dell’Haute Couture della Primavera Estate 2004, che celebrò non a caso “il culto della donna dea e la supremazia dell’eleganza” cesellando una linea sfinge a produrre “una fantasia dorata con tutti i tesori degli atelier couture”, come scrisse a suo tempo Vogue. La creazione più recente di Solid Gold è invece l’abito Égalité di Dior by Maria Grazia Chiuri, indossato dalla cantante franco-maliana Aya Nakamura durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi del 2024. Infine, tra gli accessori cult visibili in mostra, anche un prototipo del collier sfoggiato da Elizabeth Taylor nei panni di Cleopatra e orologi Art Déco griffati Cartier. Insomma; Solid Gold è una celebrazione della seducente magia del più prezioso dei metalli, in un’ode scintillante che tuttavia non mancherà di riflettere con franchezza sui costi ambientali e umani dell’estrazione dell’oro, a sottolineare anche gli aspetti più complessi che si celano dietro questi brillanti manufatti.
La mostra ha inaugurato questo autunno e sarà visitabile fino al 6 luglio del 2025. E potrebbe capitare anche d’imbattersi in curiosi (e dorati) cortocircuiti: tipo il ritratto di una scintillante mummia egizia, affiancato a quello del mito Notorious B.I.G, catturato da Barron Claiborne come King of New York con corona in plastica lamé da sei dollari. E già l’inedito accostamento varrebbe una visita…
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