MISSIONE BIPARTISAN FRA PUGLIA E ROMA “NO AL TAGLIO DEI CONSIGLIERI REGIONALI” – Rete Gargano

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Il passaggio da 50 a 40 è dettato dal calo demografico. Pressing sui parlamentari C’è chi vuole introdurre la figura dei supplenti.

Anche i consiglieri regionali han­no i loro santi in paradiso. Ovvero a Roma, dove in questi giorni si sta tentando una strada che per molti potrebbe rappresentare la salvez­za: una legge che eviti alla Puglia di dover perdere dieci eletti. Non più 50 scranni in Consiglio, ma 40. Declassati al livello della Toscana, che però ha 3 milioni 662mila abi­tanti mentre la Puglia è scesa sì sot­to i 4 milioni – e questa è la ragio­ne del taglio – ma di poco: 3 milio­ni 890mila abitanti secondo l’ulti­mo dato Istat.

Quando se ne parla nei corridoi di via Gentile, negli oc­chi dei consiglieri si coglie una ve­na di terrore mista alla desolazio­ne per la decaduta prolificità dei pugliesi. Riappare il sereno, inve­ce, quando si sussurra che «c’è una soluzione: ci stanno lavoran­do in parlamento». È in quelle oc­casioni che toma utile poter conta­re su ex colleghi come Davide Bellomo, che prima di calcare l’aula di Montecitorio si è fatto le ossa con l’opposizione a Michele Emiliano.

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«Sì – ammette – mi sto occupan­do io di cantierizzare una propo­sta. Ho posto il problema. Ci sono diversi tipi di questioni giuridiche. La principale è che su questo tema c’è una potestà esclusiva delle Re­gioni e se all’epoca di Mario Monti nessuno impugnò per timore ma­

gari di ottenere ripercussioni sul trasferimento dei fondi per la sani­tà, oggi lo Stato non può imporre alle Regioni una norma che non fa parte delle sue prerogative». L’avvocato-parlamentare leghista si ri­ferisce alla spending review voluta nel 2011 dall’ex rettore della Bocco­ni che, con l’attuazione dell’artico­lo 14 del decreto legge 138 del 2011, stabilì un tetto al numero dei consi­glieri di ogni Regione in base alle

fasce di popolazione. «Il taglio per la Puglia sarebbe troppo netto – os­serva però Bellomo – non si posso no avere dieci rappresentanti in meno per poche decine di migliaia di abitanti persi». Sul punto, alme no in Puglia, c’è totale convergen­za bipartisan. Se ne sta occupando anche la presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, im­pegnata in interlocuzioni con la conferenza Stato-Regioni. E il segretario regionale dem Domenico De Santis sta facendo da ponte con i parlamentari del Pd perché voti­no a favore delle deroga. Sono sul­la stessa lunghezza d’onda consi­glieri come Renato Perrini, di Fra­telli d’Italia, e deputati come Mau­ro D’Attis, di Forza Italia.

Ma biso­gna far presto, perché la demogra­fia rema contro: già al primo gen­naio di quest’anno si stima che la popolazione, spiega Nunzio Mastrorocco, ricercatore Ipres, si sia abbassata a 3 milioni 872mila abitanti. E sebbene in alcuni Comuni, come Orsara di Puglia, si registri un piccolo baby boom che va in controtendenza, lo spopolamento galoppa: al momento delle elezio­ni l’emorragia potrebbe essere an­cora più consistente.

Secondo un’altra interpretazione che circo­la negli uffici della Regione, la limi­tazione del numero dei consiglieri era cogente soltanto in quel mo­mento storico: adesso è superata e il Consiglio regionale è sovrano.

Ma una leggina che metta ai ripa­ro la politica pugliese dagli effetti dell’inverno demografico farebbe dormire sonni tranquilli a tutti. An­che se, come dice Bellomo, «biso­gna fare attenzione a non aprire il vaso di Pandora». Tradotto: potreb­be innescarsi una corsa all’aumen­to del numero dei consiglieri da parte di regioni come la Basilicata, per esempio, che ha 20 eletti. Pro­porzionati ai suoi 537mila abitanti, ma troppo pochi rispetto al capo­luogo, Potenza, nel cui Consiglio siedono 32 eletti. Ma in Puglia c’è anche chi ha pensato a un piano B: Ruggiero Mennea, di Azione. Ha appena depositato una proposta di legge che prevede la figura del “consigliere supplente”. Che entra in funzione quando i consiglieri eletti diventano assessori.

Oggi non c’è incompatibilità tra le due cariche. Lui la vuole intro­durre. «perché si ritiene che le funzioni esecutive e di gestione non possano essere cumulate con quel­le legislative attribuite ai consiglie­ri» e inoltre il consigliere-assesso­re può «incorrere in situazioni di potenziale conflitto di interesse». E così i primi dei non eletti, puniti dallo svuotamento delle culle, ri­tornerebbero felici in Consiglio.

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