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La giovane giornalista Cecilia Sala, liberata dal carcere iraniano per il buon lavoro politico e diplomatico italiano che mette tutti d’accordo, può già vantare una discreta carriera nel campo dell’informazione. Infatti, nel corso degli anni passati, ha collaborato con Vanity Fair, L’Espresso, la Rai e Will Media, e ha lavorato nella redazione di Otto e mezzo su LA7.

Dal novembre 2019 entra a far parte della redazione de Il Foglio, e durante la pandemia nel 2020 realizza per Huffington Post, in collaborazione con Chiara Lalli, Polvere, un podcast in otto puntate sull’omicidio di Marta Russo, un caso che fece molto clamore alla fine degli anni novanta.

Il clamore fu dovuto alle modalità, molto simili ad un caso di delitto perfetto, che avvenne all’interno della città universitaria della Sapienza di Roma l, il 9 maggio 1997, quando la vittima, studentessa ventiduenne di giurisprudenza, fu gravemente ferita da un colpo di pistola, morendo cinque giorni dopo in ospedale.

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Nel delitto perfetto il caos a volte può ostacolare gli inquirenti nella ricostruzione della verità, e quindi sfruttando questo disordine gli autori dell’omicidio forse avevano provato a realizzarlo. Cecilia Sala su questo stesso tema, ha pubblicato con Mondadori il saggio Polvere, il caso Marta Russo.

Dal 10 gennaio 2022 la giornalista diventa autrice e voce di un nuovo podcast, Stories, pubblicato quotidianamente su Chora Media, e partecipa pure diverse volte come ospite a varie trasmissioni televisive, Piazzapulita, Dimartedì, L’aria che tira, In altre parole, e Le parole, alternandosi tra La7 e Rai 3.

All’arrivo a Ciampino diventa virale la foto di Cecilia Sala, con il suo compagno, il genovese Daniele Ranieri, anche lui giornalista professionista, specializzato nel raccontare le notizie dall’estero, che può essere considerato uno dei massimi esperti in conflitti internazionali.

Il ministro degli esteri Tajani esprime soddisfazione per il risultato della liberazione, ma dichiara che sono stati giorni molto difficili quelli della prigionia di Sala nelle festività natalizie, dedicati con grande impegno alla risoluzione del caso.

Tajani e la premier Meloni esaltano il lavoro di squadra fra governo, intelligence, diplomazia e anche la famiglia di Cecilia Sala che, è stata bravissima a gestire la situazione delicata e il silenzio stampa.

Giorgia Meloni ha partecipato a tutte le riunioni e la situazione si è sbloccata proprio per questo lavoro incessante ed intenso. Antonio Tajani tiene a puntualizzare un aspetto con queste parole : “Gli sforzi sono massimi e sono gli stessi per ogni cittadino italiano e se è possibile anche i risultati, come in Iran si vide nel caso Piperno. La Farnesina si impegna per ogni italiano all’estero in difficoltà, questo era un caso particolarmente delicato. Conosco il papà di Cecilia, è chiaro che ho condiviso la sua preoccupazione di padre, ma ripeto: per noi tutti gli italiani che hanno bisogno di aiuto sono uguali”.

Infine Tajani sottolinea il fatto che l’Italia abbia rapporti con tutti i paesi dell’area del Medio Oriente, compresi quelli di cui non condivide la politica e le azioni, tenendo quindi aperti i rapporti politici con l’Iran e aperta anche l’ambasciata in Siria. Il vicepremier Tajani nega che, nella discussione diplomatica con l’Iran sia stato previsto lo scambio tra la liberazione di Sala e quella dell’ingegnere iraniano Abedini.

Il ministro degli esteri ribadisce infatti testualmente : “‘Sono due cose separate, lo hanno spiegato anche le autorità iraniane” e concede un riconoscimento formale all’opposizione, che definisce responsabile, ad eccezione di qualche voce isolata e stonata. Secondo Tajani la visita della premier Meloni a Trump del 4 gennaio ha avuto un effetto politico, ma è stato affiancato dal lavoro politico generale costruito per far capire che, l’Italia parlava con gli Stati Uniti. Secondo il ministro degli esteri, la visita negli Stati Uniti di Meloni non ha avuto una conseguenza diretta sulla liberazione di Sala, assegnando piuttosto i meriti al responsabile dell’Aise, Caravelli, andato a Teheran per l’ultimo colloquio diplomatico e poi a riprendere Cecilia per riportarla a Roma.

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Giovanni Caravelli è un generale dell’esercito e prefetto italiano, che dal 16 maggio 2020 ricopre il ruolo di direttore dell’Aise, acronimo che sta per Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna. Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno su Cecilia Sala così si è espressa : “Da quando sono presidente è l’emozione più grande quella di chiamare una madre dicendo che la figlia stava tornando a casa”.

Nella conferenza Meloni ha anche annunciato la scelta del governo di Vittorio Rizzi, attuale vicedirettore Aisi ed ex vicecapo della polizia, al posto della dimissionaria Elisabetta Belloni per la guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della presidenza del Consiglio, che è stato istituito con la legge 4/2007 per assicurare il coordinamento della ricerca informativa.

Per quanto riguarda la vicenda dell’ingegnere iraniano arrestato in Italia la presidente del Consiglio ha ribadito in conferenza di come la questione sia al vaglio del ministero della Giustizia, un vaglio dalla duplice valenza tecnica e politica, che tenga conto anche del trattato, in materia di estradizioni, vigente con gli Stati Uniti.

Giorgia Meloni vuole continuare a discutere di questa vicenda con gli storici alleati ed amici americani a partire dal presidente Biden, che però ha dovuto annullare il viaggio, l’ultimo del suo mandato. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden infatti ha deciso di cancellare l’ultimo viaggio all’estero della sua presidenza proprio poche ore prima della partenza per Roma e il Vaticano, perché ha scelto di rimanere a Washington, per monitorare la situazione difficile della California, che sta affrontando incendi devastanti nella zona di Los Angeles.

Giorgia Meloni ha dichiarato testualmente: “Il lavoro diplomatico è complesso e prima di essere completato deve essere discusso nei dettagli nelle sedi opportune”. Mohammad Abedini Najafabadi è un ingegnere iraniano di trentotto anni, che possiede pure la cittadinanza svizzera, molto noto a livello internazionale per la sua esperienza nella costruzione di droni.

È stato arrestato a Malpensa lo scorso 16 dicembre dalla polizia italiana, dopo essere atterrato nell’aeroporto milanese con un volo proveniente da Istanbul, ed è ancora detenuto nel carcere milanese di Opera. Risulta difficile pensare che sia stato solo un caso il fatto che, appena tre giorni dopo il suo arresto in Italia la giornalista del Foglio Cecilia Sala veniva imprigionata a Teheran.

In effetti la situazione è complicata soprattutto per la richiesta americana dell’arresto, che potrebbe portare all’estradizione dell’ingegnere iraniano. L’accusa nei confronti di Abedini è di aver trafficato tecnologia militare direttamente dagli Stati Uniti, per completare la costruzione di droni esplosivi, praticamente gli stessi che lo scorso anno, precisamente il 28 gennaio 2024, uccisero tre militari americani in una base in Giordania.

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All’ingegnere di doppia nazionalità, iraniana e svizzera, martedì 7 gennaio sono stati negati gli arresti domiciliari da parte della Procura generale milanese. Dopo la liberazione di Cecilia Sala, sono giunte subito sui canali informativi internazionali le indiscrezioni relative ad una sua scarcerazione, ma queste sono state smentite dalle dichiarazioni del ministro della Giustizia Nordio, che si è recato a Palazzo Chigi per un incontro con la premier Giorgia Meloni.

Il Guardasigilli ha dichiarato che il tema dell’incontro ha riguardato la riforma della separazione delle carriere dei giudici, per la quale si sta battendo da oltre tre decenni.

Sulla questione del rilascio dell’ingegnere Abedini il ministro Nordio ha dichiarato invece testualmente: “Noi abbiamo un trattato di estradizione con gli Stati Uniti, che viene valutato secondo parametri giuridici“.

Insomma, al di là delle dichiarazioni, che lasciano aperte tutte le strade sembra evidente che la partita a scacchi con l’Iran e con gli Stati Uniti sia solo sospesa e che, Abedini, comunque rappresenti un pezzo di rango, e non un semplice pedone nello scacchiere di questi canali diplomatici trilaterali.



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