Analisi Bankitalia: le emissioni di euro digitali non devono superare i 1.700 miliardi

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Gli euro digitali a disposizione dei cittadini non dovrebbero superare i 1.700 miliardi in totale per non causare problemi alla politica monetaria dell’Eurosistema. A questa conclusione è arrivato un paper pubblicato dalla Banca d’Italia, scritto dagli economisti Annalisa De Nicola e Michelina Lo Russo. L’analisi ha stimato la quantità massima di euro digitali coerenti con una «ordinata» attuazione della politica monetaria nell’area euro. A tal proposito, è stato definito come scenario «ordinato» quello in cui la liquidità aggregata rimanente nell’Eurozona sia sufficiente per ancorare i tassi a breve al livello deciso dalla Bce (oggi al 3%). Inoltre nella situazione «ordinata» i settori bancari nazionali sarebbero in grado di soddisfare in larga misura la domanda di euro digitali con l’utilizzo delle riserve in eccesso e con un maggiore ricorso al credito da parte della banca centrale.

«Per una ordinata attuazione della politica monetaria, la quantità massima di euro digitali non dovrebbe superare 1.700 miliardi di euro», ha rilevato l’analisi. «Tale risultato tiene conto dell’eterogeneità tra Paesi e banche nell’area euro e della necessità di garantire che nessun sistema bancario nazionale si trovi ad affrontare una crisi di liquidità». Per esempio il fabbisogno di raccolta potrebbe essere più alto per le banche con molti depositi retail e più basso per quelle che fanno affidamento soprattutto su finanziamenti all’ingrosso.

Eurosistema al lavoro sui limiti al possesso

La Bce e le banche centrali nazionali sono al lavoro per definire limiti individuali al possesso di euro digitali, in modo da non creare problemi alle banche in caso di riduzione dei depositi. Finora si è parlato di un importo massimo attorno ai 3 mila euro per persona. Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha definito «ottimale» un livello inferiore, tra 1.500 e 2.500 euro. Si tratta di cifre molto prudenti rispetto a quelle su cui sta lavorando la Bank of England (10-20 mila sterline per persona).

Con l’emissione della Cbdc (Central Bank Digital Currency), i cittadini potrebbero sostituire banconote (che sono moneta di banca centrale) e/o depositi (moneta di banca commerciale) con l’euro digitale (moneta di banca centrale). Nel caso della sostituzione di banconote con euro digitali, non ci sarebbero impatti. Nell’ipotesi invece di conversione di depositi in euro digitali, le banche perderebbero una fonte di raccolta stabile e poco costosa e potrebbero aver bisogno di liquidità dalla banca centrale.

I prestiti dell’Eurosistema però sono limitati perché possono essere concessi solo a fronte di sufficienti garanzie da parte delle banche. L’analisi di Bankitalia perciò ha sottolineato l’importanza di «operazioni di rifinanziamento a fronte di una gamma estesa di garanzie, dato il loro ruolo cruciale nel consentire alla banca centrale di assorbire in modo elastico il fabbisogno aggiuntivo di riserve derivante dall’avvio dell’euro digitale».

I rischi maggiori sono legati alle BigTech

Considerando anche l’attenzione dell’Eurosistema sulla materia, l’impatto dell’euro digitale sarebbe gestibile per le banche. I rischi sarebbero molto maggiori per un’eventuale emissione di una stablecoin legata all’euro da parte di una Big Tech con deposito dei fondi presso la Bce (si veda Milano Finanza del 22 giugno). In questa eventualità i colossi tecnologici non porrebbero limiti e anzi vorrebbero massimizzare la diffusione della valuta digitale, riducendo la raccolta bancaria per importi significativi.

La Bce ha previsto anche altri modi per evitare ingenti deflussi dai depositi bancari. I commercianti potranno usare gli euro digitali ma non accumularli. Inoltre i wallet della Cbdc non saranno remunerati e si potranno collegare ai conti correnti, senza necessità quindi di doverli ricaricare in anticipo.

La Bce, con la guida del membro del comitato esecutivo Piero Cipollone, ha avviato la fase di preparazione dell’euro digitale da novembre 2023, ma l’introduzione della Cbdc è legata alle decisioni dei legislatori Ue. (riproduzione riservata)

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