“L’editoria libraria è la più grande industria culturale europea”. Con questa frase sono solito esordire le mie frequenti presentazioni dei dati sul mercato del libro in Europa (l’ultima in ordine di tempo, risalente alla Fiera di Francoforte 2024, è disponibile qui). Certo, molto dipende dalle definizioni e dai perimetri adottati, ma il messaggio di fondo rimane valido: l’editoria libraria è un settore chiave delle industrie culturali e creative europee, il primo in molti dei Paesi membri dell’Unione Europea – dati ed evidenze a riguardo poco noti anche a chi governa le politiche pubbliche e spesso tra gli stessi esperti di cultura.
PROBLEMI DI DATI
È necessario avere consapevolezza del fatto che, per essere un settore così importante, l’editoria libraria riceve scarsa attenzione da parte delle autorità, causa ed effetto di una cronica scarsità di dati. Da più di quindici anni mi occupo delle statistiche sul mercato del libro in Europa, cercando di porre rimedio a questa situazione – con alterni risultati.
Quanti libri si pubblicano in ciascun Paese? Quanti se ne vendono? Quanto vale il mercato del libro? Quanto legge la gente? Ebbene, rispondere a queste all’apparenza semplici domande non è per niente semplice, specie se si vogliano produrre dati comparabili nel tempo e fra Paesi. Non tutte le associazioni nazionali di editori effettuano indagini statistiche, e quelle che lo fanno spesso adottano metodologie differenti.
Nemmeno Eurostat – l’ufficio statistico dell’Unione Europea – è di grande aiuto, nonostante abbia una sezione tematica dedicata alla cultura. Le statistiche relative alle imprese, per esempio quelle sul fatturato o sull’occupazione, risentono di un problema di identificazione (in breve: ad ogni impresa è attribuito un codice identificativo del settore di attività economica, ma non sempre questo sistema funziona correttamente, soprattutto perché ci sono imprese attive in diversi ambiti) e talvolta sono incomplete. Più fruibili sono, probabilmente, le statistiche dal lato del consumo: lettura, spesa delle famiglie, e simili. Comunque – vedremo più avanti – anche qui ci sono dei problemi. Del tutto assenti i dati sul numero di libri pubblicati e venduti. Va poi aggiunto che, essendo la cultura una competenza essenzialmente degli Stati Membri dell’UE, spetta ad essi l’impegno di migliorare la raccolta di dati in ambito culturale – realizzata dagli uffici nazionali di statistica.
IL MERCATO DEL LIBRO IN EUROPA
Nonostante queste difficoltà, grazie al lavoro della Federazione degli Editori Europei e dei suoi membri, è possibile fornire, con un po’ di approssimazione, un quadro ragionevolmente affidabile del mercato del libro in Europa. Per riassumere le principali dimensioni: l’editoria libraria genera in Europa un fatturato annuo tra i 23 e i 25 miliardi di Euro (24,4 miliardi secondo le stime FEP per il 2023), corrispondenti ad un valore di mercato di circa 35 miliardi. Ogni anno gli editori europei pubblicano più di mezzo milione di nuovi titoli (circa 585.000 nel 2023) e 14 milioni sono i titoli disponibili all’acquisto (di cui oltre 3 milioni in formato digitale o audio). Insomma, trovare qualcosa da leggere non dovrebbe essere un problema. Ogni anno in Europa si vendono più di due miliardi e mezzo di libri – abbastanza, se messi uno sull’altro in verticale, da creare una scala letteraria fra la Terra e la Luna.
La maggior parte del fatturato degli editori proviene dalle vendite di libri stampati (oltre l’80%), il resto dal digitale a dall’audio – quest’ultimo in crescita quasi esplosiva da alcuni anni. I dati su digitale e audio sono, però, certamente sottostimati, paradossalmente: da un lato la principale piattaforma di vendita di libri digitali non rivela le proprie cifre, e dall’altro l’emergere di nuovi modelli di business (quali gli abbonamenti) rende difficile attribuire un valore preciso alle “vendite” di titoli digitali e audio.
MISURARE LA LETTURA
Una delle grandi criticità di una stima del settore è legata ai dati sulla lettura, sia perché talvolta mancano del tutto, sia soprattutto perché manca una metodologia comune e condivisa, il che rende il confronto fra Paesi ancora più complesso che nel caso di altri tipi di dati. La lettura è infatti oggetto di un numero considerevole di indagini in diversi Paesi europei, ma è molto difficile comparare i singoli risultati e metterli in prospettiva [1]. Ancora una volta, Eurostat ci viene in aiuto, ma solo parzialmente. Indagini paneuropee sulla lettura sono state condotte in passato sotto l’egida dell’ente europeo, ma solo nel 2007 e nel 2011; la più recente si è fatta attendere per più di un decennio – è stata pubblicata ad agosto del 2024, su dati del 2022 – ed ha sollevato subito dubbi sull’uniformità e la validità generale della metodologia, in particolare in relazione ai dati italiani (che hanno destato anche un certo scalpore) [2].
Eppure, tutto sommato, la lettura è una variabile centrale: dietro le vendite di libri, alla base delle cifre dell’industria editoriale ci sono i lettori. E misurare questo dato permette di valutare l’impatto che su di esso hanno diverse variabili, a partire da variabili esogene quali le politiche culturali di supporto alla lettura.
L’IMPORTANZA DELLA LETTURA
Che la lettura di libri sia fondamentale lo dice la scienza [3]. Per citare solo alcuni dei benefici della lettura: leggere influisce positivamente su svariate funzioni socio-cognitive, quali l’empatia e i comportamenti pro-sociali (in sostanza, la capacità di mettersi nei panni degli altri, di capirli) e aiuta perfino a combattere i pregiudizi; leggere permette agli individui di acquisire ed ampliare capacità e competenze significative a fini occupazionali, ivi comprese abilità linguistiche, di riflessione e di pensiero critico; leggere fa anche bene alla salute, a partire dalla capacità di comprendere e agire sulla base di informazioni medico-sanitarie, ed è associato a un ridotto tasso di mortalità, una maggiore aspettativa di vita e una minore incidenza di malattie quali la demenza; e ancora, leggere contribuisce al ben-essere generale delle persone, in termini di soddisfazione, rilassamento, riduzione dello stress.
In sintesi, si può affermare che la lettura, soprattutto quella dei libri, genera diversi effetti misurabili, sia diretti che indiretti, che influenzano positivamente gli individui e, di conseguenza, la società. Tali effetti si estendono a diversi ambiti della vita quotidiana, tra cui la convivenza, il lavoro, la salute e il ben-essere personale. Molti di questi effetti sono associati solo a un certo tipo di testo o addirittura a un certo genere di libri, in particolare alla letteratura di finzione o narrativa.
Guardando nello specifico all’Italia, uno studio econometrico sulla crescita della produttività delle nostre regioni nel periodo 1980-2003 [4] mostra che anche limitate differenze nei tassi di lettura comportano significative variazioni nella produttività, e quindi nella capacità di crescita economica, di una regione. Inoltre, il rapporto evidenzia come al crescere della dimensione della biblioteca familiare, si registra un significativo aumento dei risultati scolastici (misurati dai risultati dei test PISA) – con effetti molto più significativi in Italia che nella media dei Paesi OCSE. E ancora, la personale disposizione degli studenti verso la lettura ha anch’essa un effetto positivo. Uno studio successivo [5] analizza la relazione tra resilienza economica e comportamento culturale nelle regioni italiane al tempo della Grande recessione (la crisi finanziaria iniziata nel 2008). La ricerca rivela che un livello più alto di domanda e offerta di beni culturali (ivi comprese, rispettivamente, la lettura di libri e la presenza di editori) in una regione è associato ad una maggiore resilienza economica, misurata come capacità di limitare il calo dell’occupazione.
SOSTENERE IL LIBRO E LA LETTURA, A PARTIRE DAI DATI
Non sembra quindi azzardato identificare il livello di lettura come una possibile misura della salute di una società e di un Paese, e delle sue prospettive di crescita, economica e sociale. A fronte di tutto questo, però, le politiche di supporto alla lettura e al settore editoriale appaiono drammaticamente inadeguate. Eppure, sono politiche dal rendimento pressoché garantito, anche se a volte richiedono del tempo per dare frutti. Ne sono buoni esempi i vari bonus cultura introdotti in diversi Paesi europei, i finanziamenti alle biblioteche e l’applicazione di tassi di IVA ridotta sui libri [6].
In conclusione, appare urgente e necessario iniziare ad usare i libri e la lettura come parametro per misurare la salute di un Paese, ed in questo senso, anche nella direzione di definire politiche pubbliche dedicate, intensificare strumenti di monitoraggio in grado di rappresentare al meglio il fenomeno.
Disclaimer: le opinioni espresse sono esclusivamente quelle dell’autore.
NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] Uno degli obiettivi di Aldus Up, progetto co-finanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea (battezzato in ricordo di Aldo Manuzio e coordinato dall’Associazione Italiana Editori) volto a stabilire una rete delle fiere del libro europee, è stato proprio quello di stabilire una metodologia comune che possa rendere più comparabili i risultati delle future indagini nei Paesi europei, in modo da fornire una panoramica completa dello sviluppo della lettura in Europa.
[2] Secondo l’indagine Eurostat, l’Italia sarebbe al terzultimo posto in Europa, con poco più del 35% di lettori sul totale della popolazione. Le più recenti inchieste condotte a livello nazionale (2023) stimavano invece questa proporzione da un minimo del 68% ad un massimo dell’80% – una differenza tanto marcata quanto difficilmente spiegabile.
[3] Per un ottimo excursus sugli effetti benefici della lettura, vedasi il libro bianco “Reading situations, cumulative effects of reading, and their consequences for surveying and promoting reading”, a cura del Prof. Dr. Christoph Bläsi e di Dörthe Fröhlich M.A., con la collaborazione di Owena Reinke M.A., stilato nell’ambito del citato progetto Aldus Up. L’analisi che segue è un’estrema sintesi di parte di questo rapporto.
[4] Si veda lo studio “Il ritorno economico della lettura. Rapporto di ricerca” di Antonello Scorcu ed Edoardo Gaffeo.
[5] Si veda lo studio “Do behaviours in cultural markets affect economic resilience? An analysis of the Italian regions” di Roberto Cellini e Tiziana Cuccia.
[6] Assistiamo invece, di questi tempi, a uno smantellamento parziale o totale di molte di queste iniziative, dalla modifica dei bonus cultura ad attacchi all’IVA ridotta sui libri, spesso motivati da affermazioni inqualificabili del tipo “i libri sono cosa da ricchi”.
ABSTRACT
Book publishing is the largest cultural industry in Europe. According to the estimates of the Federation of European Publishers, more than half a million new titles are published every year by European publishers, who generate a turnover of more than 24 billion Euros. Nonetheless, it is difficult to find reliable data about the book market. And it seems even harder to find data about reading, especially comparable data across countries, due to the lack of a common methodology and of a coordinated approach. This is a problem, given the importance of reading: particularly when involving books, reading generates various measurable effects, that positively affect individuals and, consequently, society, in different areas of daily life, including living together, work, health and personal well-being. This calls for the implementation of robust policies to support reading; but without a proper way of measuring the phenomenon, the effectiveness of policies cannot be assessed.
***
Le immagini di copertina dello Speciale “Lettura e Sviluppo” di Letture Lente sono tratte dal progetto “Visionaria” di Alessandra Carloni, un ciclo di opere ispirate ad alcuni dei racconti di Italo Calvino – dal Barone Rampante a “Marcovaldo” fino alle “Le città invisibili” – presentate in una mostra a Palazzo della Cancelleria a Roma a Maggio 2024, curata dalla Galleria Dadart e con la curatela di Daniela Pronestì. Alessandra Carloni, nasce a Roma nel 1984, dove vive e lavora. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2008 e si laurea nel 2013 in Storia dell’arte contemporanea presso la Sapienza, Università di Roma. Dal 2009 inizia la sua attività come pittrice e artista, esponendo in personali e collettive in gallerie di Roma e in altre città italiane, vincendo diversi premi e concorsi. In parallelo inizia la sua attività anche come street artist, realizzando opere murali in diverse città e borghi italiani e all’estero, vincendo premi e riconoscimenti.
***
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link