Infinity Nikki – Recensione – Gamesurf

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Un gioco confortevole ma con un sistema gacha troppo esigente

Non potrei essere più lontana dalle atmosfere e dall’estetica di Infinity Nikki, per indole e gusti, eppure sono rimasta sorpresa da quanto questo gacha si sia rivelato confortevole (dovessi scrivere in inglese userei proprio il termine “cozy”): un mondo in cui ritagliarsi il proprio spazio di tranquillità dove sì, c’è una trama da seguire assieme a persone da aiutare, eppure lo si fa con una placidità incredibile, esplorando in lungo e in largo a piedi o in bicicletta mentre si risolvono i problemi delle persone e si passa il proprio tempo soprattutto dedicandosi ai tantissimi minigiochi sparsi ovunque.

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Non sono nuova all’universo gacha, tutt’altro, per cui sapevo a cosa sarei andata incontro scaricandolo, ciononostante Infinity Nikki pur senza essere un cosiddetto pay-to-win si è rivelato al contempo il meno esigente e il più predatorio a cui abbia mai giocato nelle sue logiche gacha: se da un lato è vero che i vestiti servono soltanto a riempire il nostro guardaroba virtuale, non avendo peso nell’economia del gioco, dall’altro il fatto che ogni abito sia complessivamente un insieme di componenti sparsi rende soprattutto le pesche a tempo più difficili da gestire. Prendiamo per esempio gli ultimi giochi HoYoverse: nel momento in cui un personaggio 5* viene reso disponibile, a seconda della nostra fortuna possiamo ottenerlo entro un tot di pesche e, se proprio ci va bene, con esso anche la sua arma.

Certo, può essere faticoso e a tratti frustrante per il sistema di pity ma una volta che l’abbiamo trovato è nostro, tutto d’un pezzo, cosa che non si può dire per gli abiti di Infinity Nikki che hanno almeno ben otto parti da trovare prima di considerare il set concluso e poterlo indossare nella sua completezza; non solo, una volta ottenuti questi pezzi andranno anche fabbricati (dopotutto siamo stilisti, creiamo le cose, non stiamo ad aspettare crescano sugli alberi) prima di poter finalmente sfoggiare l’abito. Ora, poiché come ho scritto questi vestiti hanno più un valore estetico che pratico non è obbligatorio averli a ogni costo ma il trucco dei gacha game è proprio nel far crescere il desiderio di avere questo o quell’oggetto / personaggio per la sua esclusività, l’eventuale utilità arriva in un secondo tempo.

Infinity Nikki: Confortevole ma insidioso

Infinity Nikki, nonostante il suo essere confortevole, risulta più “subdolo” da questo punto di vista esattamente per la sua struttura stratificata, questo in particolare considerando che per ogni banner a tempo sono previsti due abiti ed è tutt’altro che scontato ottenere un oggetto 5* a ogni pesca da dieci; se, infine, lo otteniamo potrebbe non essere quello del set desiderato e dunque via a investire cristalli ancora e ancora finché il gioco ce ne offre prima di, eventualmente, mettere mano al portafoglio. Dunque, pur non essendo obbligatorio spendere per proseguire è evidente come il gioco calchi comunque la mano sul concetto sebbene in modo diverso da un Genshin Impact o ZZZ od Honkai: Star Rail; a maggior ragione quando, prima o poi, sarà richiesta la creazione di un abito fondamentale al prosieguo dell’avventura ma i pezzi continueranno a sfuggirci e affidarsi al mero grinding potrebbe risultare un impegno più difficile da rispettare di quanto si credesse all’inizio. C’è insomma, dietro la sua aria carina e coccolosa, un impianto ben più orientato al far spendere e per questo dovrebbe essere evitato da chi ha la tendenza a agguantare troppo spesso la carta di credito.

Infinity Nikki, girare il mondo salvando la moda

Personalmente, le uniche volte in cui ho speso nei gacha è sempre stato per testare l’efficacia dei loro pass e valutare se, occasionalmente, potessero essere soldi da investire anche solo per il fatto di giocare a videogiochi vastissimi per esplorazione e pressoché infiniti per contenuto. Motivo per cui, riconoscendo in Infinity Nikki un sistema affine a quelli già citati ma, soprattutto, consapevole della suddivisione un po’ eccessiva dei suoi abiti nei singoli componenti, non ho sborsato un euro.

Non sono così sicura che in questo caso potrebbero essere soldi ben spesi, proprio perché per ottenere un outfit occorre consumare molti più cristalli di quanto avviene in altri titoli; certo, come già scritto sono pesche fatte per lo più con l’obiettivo di aumentare la nostra collezione e si può godere il gioco in totale tranquillità se si accetta l’idea di doversi sottomettere a un farming selvaggio, ma non toglie il fatto che dietro la sua carineria si celi un sistema dal quale chiunque abbia il portafoglio debole si dovrebbe tenere maggiormente alla larga. Sono una persona capace di autogestirsi e quindi non spendere nulla, se voglio, mi rendo però conto che non sono tutti così e seppur ci sono giochi dove il sistema di monetizzazione è più “onesto” e remunerativo non posso dire valga per Infinity Nikki.

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Pertanto ben venga un’esperienza effettivamente curata, al netto di una certa ripetitività a lungo andare, in cui divertirsi senza un solo pensiero al mondo che non sia esplorare e tentare questo o quell’altro minigiochi, ricordandosi di quando in quando di avere una storia da seguire: l’importante è avere l’accortezza di capire se sia davvero un gioco sul quale sappiamo imporci e non il contrario. Tra missioni giornaliere, settimanali, obiettivi vari di cui il nostro fido Pa-Pero tiene traccia (un pratico tablet che funge da menu omnicomprensivo) le cose da fare non mancano di certo. Mirabilis come mondo offre di tutto e di più, mentre Nikki e il suo amico Momo si impegnano a rinvenire gli abiti Mirabilia grazie ai quali salvare il regno dall’oscurità che sta prendendo sempre più piede. È senza dubbio quella parentesi spensierata che ci si può concedere per immergersi in un dolce far nulla, essendo però ben consapevoli al tipo di gioco che si sta giocando e alla sua struttura gacha.

Un debutto su console molto curato

Infinity Nikki segna il debutto su console di una serie che, con questo capitolo, raggiunge il suo quinto: tutti i titoli precedenti sono stati pubblicati per mobile, il che ha comportato in questo caso un salto notevole – una sfida cui gli sviluppatori hanno saputo rispondere molto bene dando vita a un mondo vibrante di colori e accogliente persino nelle sue parti più oscure. Non si può davvero parlare di combattimento, poiché Nikki si limita a purificare le entità oscure che potrebbero mettersi sul suo cammino, e questo concorre a rendere il gioco un’esperienza quasi del tutto innocua in termini di gameplay. L’unico impegno richiesto è nei diversi minigiochi che, a seconda del tipo, richiedono un certo grado di coordinazione e tempismo, nulla che chiunque non possa raggiungere con un po’ di pratica nel caso sia alle prime armi.

Infinity Nikki, girare il mondo salvando la moda

Se sapete di potervi controllare nella tentazione di mettere mano al portafoglio, l’unico vostro limite in Infinity Nikki sarà il cielo, oppure i menu di gioco: sono onestamente incomprensibili e non tanto per come sono strutturati, nonostante possano confondere chi non ha mai approcciato un gioco simile prima. Lo sono per i colori scelti, che rendono spesso e volentieri estremamente difficile la lettura: chiunque abbia scelto le combinazioni dovrebbe essere rinchiuso per il costante attentato alle diottrie che nemmeno un televisore da 55” riesce a mitigare. Se non altro, a compensare un pochino, il gioco è completamente tradotto in italiano per cui nella fatica di leggere cosa c’è scritto non dovete impegnarvi anche nella traduzione.

Torno a ripetere che Infinity Nikki è un gioco sì confortevole, tranquillo e allegro ma deve essere avvicinato con la consapevolezza di quanto sia predatorio se decidete di accaparrarvi ogni abito raro, a maggior ragione se volete bypassare il farming spendendo soldi. Da questo punto, pur capendo che giochi di questa grandezza da qualche parte devono monetizzare, lo ritengo più ingannevole di altri e invito a una maggiore cautela: non è chiaro come verranno gestite le cosiddette “rerun”, ossia il ritorno di abiti esclusivi nei banner, o se anzitutto ci saranno; in entrambi i casi, il mio consiglio è non lasciarsi prendere dalla foga, scegliere eventualmente un abito senza cercare di ottenere tutto, e accettare quello che viene dalle pesche.

Infinity Nikki, girare il mondo salvando la moda

Data la quantità di pezzi che servono per avere un completo, qualunque spesa vogliate investire non vale lo sforzo perché non c’è comunque certezza che riusciate sia a ottenere quello che cercate sia di sbloccare ogni singolo pezzo. Detto questo, rimane un gioco che non aggiunge molta sostanza alla serenità che offre e quindi, a lungo andare, finisce con l’essere vittima delle sue stesse atmosfere nonostante la presentazione esteticamente deliziosa. La storia e la lore in generale rimangono comunque molto ben realizzati e se siete interessati a questi aspetti in modo particolare non resterete delusi dalla cura dedicata al regno di Mirabilis.

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