di Aldo Primicerio
Il governo di Giorgia non finirà mai di sorprenderci. Degli errori e delle bugie del Presidente del Consiglio abbiamo già scritto e spiegato nelle scorse settimane. Ora una novità dell’ultima: il “conflictio” in questo governo tra chi “toglie” e chi “restituisce”. Chi toglie è il ministro guardasigilli Carlo Nordio, chi restituisce è il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, non per niente ministro anche del merito. Un contrasto che merita un approfondimento.
Partiamo dal primo. Cos’è che ha tolto Nordio
Già integerrimo e rigoroso pubblico ministero, ha pensato di smentire se stesso, i suoi ex-colleghi e la giustizia italiana con una riforma strabocciata dalla Commissione Ue. Stroncata perché, scrive anche Il Fatto, può avere effetti negativi sulle indagini anti corruzione, mentre il bavaglio, approvato su input di Enrico Costa per vietare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, potrebbe avere un effetto intimidatorio nei confronti dei giornalisti, che continuano a essere “aggrediti, minacciati di morte e intimiditi in vario modo”. Tutto questo mentre non si registra alcun progresso sul fronte delle garanzie per la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche. E neanche nella regolamentazione della lobby e del confitto d’interessi. Ma a destare preoccupazione sono anche le riforme costituzionali: quella della separazione delle carriere in magistratura e quella per introdurre il Premierato.
Per l’Italia insomma una bocciatura totale quella contenuta nell’ultimo rapporto della Commissione Europea sullo Stato di Diritto
Una bocciatura che era già nell’aria. Lo si era intuito quando la von der Leyen ha rinviato il suo rapporto previsto per luglio scorso, per conservare l’appoggio della Meloni nella sua conferma al vertice europeo, appoggio che poi non c’è stato. Ma quali danni l’Europa teme dalla cosiddetta riforma Nordio? Innanzitutto quelli derivanti dalla nuova legge che abroga il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico d’influenze. Potrebbe avere implicazioni per individuare ed investigare le frodi e la corruzione, si legge nel rapporto. Il governo italiano sostiene che solo una frazione di tutti i procedimenti penali correlati per abuso di ufficio pubblico si concluderebbe con una condanna? E che il reato ha un effetto paralizzante sulle pubbliche amministrazioni? Nel suo rapporto la Commission UE ricorda che abolire l’abuso d’ufficio equivale a violare un obbligo internazionale, e che la criminalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze fanno parte delle convenzioni internazionali sulla corruzione e sono quindi strumenti essenziali per l’applicazione della legge e l’azione penale per combattere la corruzione. E’ utile ricordare che “il 3 luglio 2024, il Governo ha approvato un decreto legge che introduce un nuovo reato di appropriazione indebita che copre i casi di impropria allocazione di denaro o beni mobili da parte di funzionari pubblici. Una norma varata dopo il pressing del presidente Mattarella ed i timori del rischio di una procedurad’infrazione europea. E poi la separazione delle carriere, una scelta incomprensibile, ormai in dirittura finale. Qui il timore dell’UE è che possa influire sulla fiducia che il Paese e gli italiani nutrono sull’indipendenza dei pubblici ministeri e della magistratura. Forse il tentativo di gestire i Pm da Palazzo Chigi?
E concludiamo con il secondo. Cos’è che ha restituito Valditara (dimenticando poi tutto il resto)
Alle medie torna il latino, mater certa dell’italiano. Ma un ritorno solo facoltativo. Un’opzione inutile, direi sciocca. Molti di noi l’avrebbero ripristinato d’obbligo. Sarebbe bastato che il ministro avesse modificato il modo di studiarlo. E qui scattano l’inavvedutezza, la mancanza di guardarsi attorno e di osservare gli altri, una carenza che fa scattare quell’ignoranza (nel senso di non conoscenza) che connota i ministri del governo Meloni. Facendolo, si sarebbero invece accorti che il latino classico si studia nelle scuole superiori svizzere, spagnole, francesi, inglesi, lussemburghesi, tedesche, statunitensi. E poi, caro signor ministro, lei pretende di rendere facoltativo il latino nel Paese dove è nato, è stata la lingua di chi ha dominato il mondo, quella che aiuta ad approfondire le nostre radici ed a studiare meglio tutto il resto?. “Ma mi faccia il piacere” avrebbe detto il principe De Curtis. Comunque, il ritorno, seppure smozzicato, del latino e delle poesie a memoria, ed il ritorno a storia e geografia separate, in fondo a noi piace. Sulla Bibbia invece bando al facilismo. E’ un forziere di tesori, una cosa seria ed impegnativa. Sig. ministro, pensa di lasciarla a qualche insegnante di sostegno? Qui servono specialisti, persone preparate.
E poi, tutto il resto? L’ambiente, la natura, la biodiversità, il cambiamento climatico, gli inquinamenti aereo acustico e luminoso
E mettiamoci anche un calendario civile con le date di eventi significativi della nostra memoria. Sennò, continuiamo a fare andare i nostri figli e nipoti in una scuola dell’altroieri? In tutta Europa le riforme dei sistemi scolastici si sono succedute nel corso degli ultimi anni, con l’obiettivo di gestire al meglio le risorse. Troppo spesso però “riformare” equivale a “tagliare”. Soluzioni pronte e infallibili non ci sono, in un mondo in cui le trasformazioni si fanno ogni giorno più incalzanti. La scuola ideale forse non esiste, ma alcune caratteristiche delle scuole straniere potrebbero essere introdotte con successo nel nostro sistema scolastico: le politiche di integrazione degli studenti stranieri nella scuola di Spagna e Svezia, la capacità e la prontezza che ha il sistema tedesco di portare le nuove tecnologie nella scuola, l’organizzazione dell’anno scolastico della scuola francese e l’attenzione allo studio della lingua inglese delle scuole scandinave. E poi, gli stipendi degli insegnanti? Lei è ministro dell’istruzione e del merito. Bene, sig. ministro, introduca questa parola e questo concetto nella scuola italiana – come avviene nei Paesi scandinavi ma anche in Francia Spagna e Germania. E consenta a Regioni, Comuni, persino alle stesse scuole, la libertà di integrare gli stipendi statali con indennità supplementari legate ai risultati e quindi al merito. Altrimenti, non si capirà di quale merito lei sia ministro.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link