Rsa in Veneto, come si fa a entrare e quanto costa: richieste, punteggi e liste d’attesa

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di
Michela Nicolussi Moro

Come funziona la procedura per i posti letto: diecimila anziani aspettano. Il medico, l’assistente sociale, il Distretto: tutti i passaggi

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Quante sono le case di riposo in Veneto?
Sono 347, per un totale di 32.983 posti letto, 28 mila dei quali accreditati dalla Regione, che passa agli anziani non autosufficienti a cui vengono assegnati una quota sanitaria variabile dai 52 ai 57,2 euro, a seconda delle loro condizioni di salute. Questo contributo pubblico si chiama «impegnativa di residenzialità», che il degente deve integrare con la quota alberghiera, compresa tra 56 e 60 euro e a suo carico. I rimanenti 4.983 letti sono privati, cioè totalmente a pagamento.

C’è una lista d’attesa?
Sì, 10 mila anziani attendono un posto in Rsa, ma il turnover copre appena il 15% della richiesta perché, fortunatamente, sono più gli ospiti longevi rispetto ai decessi. Le Rsa contano complessivamente 27 mila dipendenti, tra infermieri, operatori sociosanitari, amministrativi e altre figure. I gestori lamentano la carenza di infermieri, e infatti 1600 sono stati reclutati nei Paesi dell’Est, in Brasile, Repubblica Dominicana e Perù, e la mancanza di tremila operatori sociosanitari.




















































Come si fa ad entrare in casa di riposo?
La domanda di accoglimento va presentata al Distretto di competenza territoriale dell’assistito e viene esaminata dell’Unità valutativa multidisciplinare, composta dal medico di famiglia, dall’assistente sociale del Comune interessato e da un rappresentante del Distretto. La commissione compila la «scheda Svama», che riassume tutte le informazioni sotto il profilo sanitario e socio-assistenziale, riporta le abilità residue utili a descrivere le condizioni della persona per la quale si valutano i bisogni sociali e assistenziali.

Chi deve compilarla?
Il medico di famiglia per la parte sanitaria e cognitivo-funzionale; l’assistente sociale del Comune per agli aspetti appunto sociali (famiglia, modello di vita, eventuali sostegni o esigenze specifiche); il responsabile del Distretto e anche alcuni specialisti, come il fisiatra e il geriatra, per il quadro generale. L’analisi dell’Unità valutativa multidisciplinare permette l’inserimento del richiedente nella graduatoria unica per l’ingresso nelle case di riposo.

Da cosa dipendono i tempi di attesa?
Dal punteggio (il massimo è di 100 punti) assegnato dall’Unità valutativa multidisciplinare in base alle condizioni di salute dell’anziano. La precedenza va ai soggetti con la situazione più complessa, non più gestibile a casa, come per esempio la presenza di più patologie, la diagnosi di disturbi del comportamento, l’impossibilità a svolgere qualsiasi consueta azione quotidiana, anche la più semplice.

La richiesta aumenta?
Sì, in relazione al costante invecchiamento della popolazione. L’Italia è il Paese più vecchio, insieme al Giappone, con un’età media di 48,5 anni, contro la media europea di 44,5. In Veneto è di 46,6 anni, con un’aspettativa di vita di 81,7 anni per gli uomini e di 86 anni per le donne, superiore a quella nazionale di otto mesi per entrambi i sessi. Se fino a cinque anni fa si entrava in Rsa con 80/82 punti, adesso bisogna averne almeno 86/90 e nella regione gli over 80 sono 370mila. L’età media degli ospiti delle Rsa è di 84 anni.

Chi paga la retta?
Per i non autosufficienti la Regione copre la quota sanitaria, che per 20mila ospiti è di 52 euro pro capite al giorno. Per i restanti ottomila, più gravi perché colpiti da disturbi del comportamento, l’impegnativa di residenzialità sale a 57,2 euro.

Chi la assegna?
Viene rilasciata al momento della verifica della disponibilità del posto e del giudizio dell’Ufficio coordinamento delle Unità valutative multidisciplinari per anziani.

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Invece chi copre la quota alberghiera?
L’ospite se ha più di 65 anni, non è autosufficiente o ha una grave disabilità. In questi casi si farà riferimento soltanto all’ISEE: fino a 13mila euro per persone non disabili o con disabilità inferiore al 67%; 14 mila per disabilità media; 15mila per disabili gravi. Per i disabili al 100% le rette sono interamente a carico del Sistema sanitario nazionale.

E se l’anziano ha una pensione che non copre la parte di retta a suo carico che succede?
Può chiedere all’Enpam un sostegno. Oppure subentrano la famiglia, se c’è e non è indigente, o il Comune.

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