Il processo di produzione dell’olio extravergine di oliva, che è un asset strategico del settore agroalimentare italiano, può essere innovato nel suo impatto sull’ambiente, secondo un duplice approccio: in vista di un’economia circolare, agendo sui rifiuti che produce, o smaltendoli correttamente o riutilizzandoli efficacemente, e in un’ottica di emissioni, riducendo l’impronta di carbonio che genera, a partire dalla filiera di approvvigionamento.
Questo duplice approccio, che contribuisce chiaramente al paradigma dell’economia circolare e al raggiungimento di un’economia a emissioni zero, richiede al settore di effettuare investimenti significativi nell’innovazione tecnologica.
In linea con la “Strategia Nazionale per l’Economia Circolare” di giugno 2022 vi è la necessità di avviare il processo di transizione ecologica del settore attraverso la migrazione dal tipico modello di business dell’economia lineare a uno basato sull’economia circolare, seguendo l’approccio di riduzione, riciclaggio e riutilizzo. Aumentare la sostenibilità ambientale del processo di produzione e commercializzazione dell’olio d’oliva è particolarmente importante, data l’importanza del settore, la notevole quantità di prodotti di scarto e i benefici per la salute associati al consumo di questo prezioso alimento. Inoltre, la spinta verso la sostenibilità è in linea non solo con l’obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e del “Green Deal europeo”, ma anche con il piano d’azione dell’economia circolare del 2020 e il recente NRRP (Piano di Risanamento e Resilienza Nazionale), che in “Missione 2 – Rivoluzione Verde e transizione ecologica – Sviluppare una catena di approvvigionamento agroalimentare sostenibile (M2-C1.2)” evidenzia come, dal punto di vista dell’economia circolare, sia necessario, ridurre/eliminare la produzione di rifiuti e promuoverne il riutilizzo a fini energetici.
In questo contesto, è necessario concentrarsi sulle innovazioni tecnologiche e gestionali che il settore deve impegnarsi a sviluppare, fornendo alcune approfondimenti sulle nuove opportunità di finanziamento che provengono dalla finanza sostenibile, in particolare i prestiti verdi e le obbligazioni verdi. Si tratta di aree di innovazione tecnologica e di finanza che stanno progressivamente cambiando. In particolare, il campo della finanza sostenibile è costantemente alla ricerca di nuovi modi per adattarsi ai cambiamenti in corso, al fine di sostenere adeguatamente l’economia reale nell’importante percorso di transizione energetica ed ecologica.
La sfida esiste sia a livello delle imprese produttrici di olio d’oliva che a livello di intermediari finanziari.
Finanza sostenibile per la transizione ecologica nella filiera dell’olio d’oliva
La transizione ecologica della filiera dell’olio d’oliva, realizzabile con l’innovazione tecnologica per lo sviluppo dell’economia circolare nel settore dell’olio d’oliva precedentemente evidenziata, richiede investimenti significativi che possono essere effettuati utilizzando strumenti di finanza sostenibile, che dirigono le risorse finanziarie verso attività che rispettano l’ambiente, i diritti umani e la corretta organizzazione e gestione delle attività produttive. Si tratta di attività economiche impegnate nelle tre aree in cui si esprime la sostenibilità, riassunte nell’acronimo ESG (Ambiente, Sociale e Governance).
A livello europeo, la finanza sostenibile trova sostegno e fondamento nel regolamento che identifica e classifica le attività economiche sostenibili, secondo sei obiettivi ambientali: mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; uso e protezione sostenibile delle risorse idriche e marine; transizione verso un’economia circolare; prevenzione e controllo dell’inquinamento; protezione e protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
L’innovazione della filiera dell’olio d’oliva in senso circolare è quindi in linea con questi obiettivi e può sicuramente beneficiare sia delle nuove forme di finanziamento che il sistema bancario sta sviluppando per le imprese sostenibili, sia dall’emissione di titoli green che consentono alle aziende emittenti di trovare risorse per specifici progetti di innovazione in senso sostenibile e circolare. Il settore è anche destinatario di fondi pubblici significativi, che, per il loro esborso, richiedono il coinvolgimento del sistema finanziario privato e rientrano pienamente nello strumento di finanza sostenibile, in quanto destinati a sostenere l’innovazione sostenibile nel settore, in alternativa o oltre a strumenti privati.
Finanziamento bancario attraverso i prestiti verdi
I prestiti verdi sono una delle forme tecniche di finanziamento che le aziende sostenibili hanno dedicato al loro impatto ecologico e lo sviluppo di un modello di business basato sull’economia circolare può accedere. Un impulso al loro sviluppo proviene dagli orientamenti dell’ABE (Autorità bancaria europea) per la concessione dei prestiti, in cui l’autorità europea di vigilanza sostiene l’uso di strumenti finanziari legati all’ecosostenibilità e fornisce indicazioni sull’indagine extra-finanziaria o ESG da effettuare insieme a quella tradizionale per il credito. Inoltre, a livello europeo, anche in linea con l’introduzione del Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile, si sta valutando una modifica delle norme tecniche sui requisiti prudenziali e l’adeguatezza del capitale degli enti creditizi al fine di incoraggiare prestiti e investimenti sostenibili, grazie a un trattamento più favorevole nel determinare le ponderazioni del rischio (attraverso, ad esempio, un “fattore di supporto verde”) da applicare a questo tipo di prestiti. Le aziende avranno maggiori opportunità di finanziamento da parte delle banche, anche in virtù di garanzie statali (ad esempio, garanzie del Gruppo SACE) e della disponibilità di risorse dedicate all’interno dei fondi comunitari.
Nel campo della finanza sostenibile, dei prestiti verdi e dei linkati dalla sostenibilità, come definiti dai principi emessi dalla Loans Market Association (LMA) e promossi dall’International Capital Market Association (ICMA), sono destinati a svolgere un ruolo centrale nel sistema finanziario, anche se la regolamentazione e i principi di mercato sono stati pubblicati solo di recente. L’emergenza Coronavirus ha contribuito a rendere la questione della sostenibilità ambientale ancora più forte nell’opinione pubblica e nelle agende del governo. Di conseguenza, nei prossimi anni, le banche saranno chiamate a investire sempre più in attività ecosostenibili e a promuovere, attraverso nuove forme tecniche di prestito, la transizione verde delle imprese. In questo contesto si sta sviluppando il cosiddetto Green Loans Market, che mira a facilitare lo sviluppo di attività sostenibili in tutte e tre le aree incluse nell’acronimo ESG. Lo sviluppo del Green Loans Market si basa sull’applicazione estesa dei Green Loans Principles (GLP), linee guida volontarie che le aziende possono applicare per accedere a finanziamenti sostenibili.
Questo mercato, in Italia, è ancora nella sua fase di start-up e solo le grandi entità bancarie svolgono attualmente un ruolo di primo piano per gli intermediari più piccoli. Tra i primi, Intesa Sanpaolo è sicuramente un punto di riferimento: fornisce supporto a professionisti e aziende nell’implementazione di programmi di investimento sostenibile, attraverso l’erogazione di finanziamenti a breve e medio-lungo termine destinati a sostenere progetti per l’utilizzo delle energie rinnovabili e per l’efficienza energetica. Nel 2020 il Gruppo ha lanciato la S-Loans, un prodotto del tipo SLL (Sustainability-Linked Loans) che consente alle aziende con una buona performance ESG di ottenere finanziamenti a un tasso agevolato. Questa soluzione innovativa fornisce diverse linee di credito in relazione agli investimenti e agli obiettivi dell’azienda. Tra questi, la nuova linea S-Loans Climate Change è particolarmente interessante, che include finanziamenti destinati a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale, attraverso la scelta delle fonti rinnovabili per l’approvvigionamento energetico. Tra questi la garanzia SACE dell’80%, grazie alla quale la banca fornisce alle aziende un importo massimo di 15 milioni di euro per una durata massima di 20 anni. Il primo passo previsto per l’utilizzo di tale finanziamento è la formalizzazione dell’impegno ESG attraverso la sottoscrizione del finanziamento e dell’addendum contrattuale associato. La caratteristica principale è la condivisione con l’intermediario degli obiettivi di miglioramento delle performance di sostenibilità dell’azienda, misurati con specifici indicatori oggetto di monitoraggio annuale e dell’applicazione di un tasso di interesse ad hoc. Il raggiungimento degli obiettivi concordati è certificato dalla società nelle note esplicative del bilancio; ciò prevede forme di “ricompensa” in termini di condizioni favorevoli o di riduzione del tasso sul finanziamento. La prospettiva di questa condivisione degli obiettivi e della ricompensa risponde all’esigenza di accelerare la transizione ambientale delle imprese, supportandole anche da una prospettiva finanziaria e di consulenza.
L’emissione di green bond da parte delle aziende del settore
L’approvvigionamento di risorse finanziarie attraverso prestiti verdi può essere sostenuto dall’emissione di green bond (GB) da parte di aziende impegnate in processi di riconversione ecologica, come le aziende del settore agroalimentare. Anche in questo ambito, l’intervento degli intermediari finanziari è fondamentale per preparare uno studio di fattibilità e svolgere attività di supporto e consulenza per la definizione delle caratteristiche tecniche dello strumento, del prezzo di collocamento, dei tempi della questione e del supporto al prezzo del titolo in caso di quotazione.
L’offerta globale di obbligazioni ESG, comprese le obbligazioni green, è cresciuta in modo significativo negli ultimi cinque anni, dal 2016 al 2021. In Italia ha raggiunto il 3% dei titoli emessi dal settore privato, un valore in linea con la media degli altri paesi. La detenzione di titoli ESG da parte di investitori residenti nel nostro paese è cresciuta rapidamente negli ultimi due anni, raggiungendo l’1,9% del portafoglio obbligazionario a marzo 2021. Questa quota è più alta per i fondi di investimento (4,4%) e inferiore per le compagnie assicurative e le banche (entrambe al 2%)
Sulla base della definizione dell’International Capital Market Association (ICMA), le obbligazioni verdi sono strumenti obbligazionari i cui proventi sono utilizzati esclusivamente per finanziare o rifinanziare, in tutto o in parte, nuovi e/o preesistenti progetti ambientali. Come altre tipologie di obbligazioni, si tratta di titoli di debito caratterizzati da cedole, durata, scadenza, il cui prezzo di emissione dipende direttamente dall’incontro tra domanda e offerta espressa dal mercato. Tuttavia, differiscono sulla base del loro scopo: le obbligazioni verdi sono utilizzate per facilitare la transizione verso un’economia globale a basse emissioni di carbonio, resiliente ai cambiamenti climatici ed efficiente in termini di utilizzo delle risorse. L’emissione di GBs crea una situazione win-win per l’emittente e l’investitore, in quanto entrambe le parti possono beneficiare del contributo offerto a un futuro sostenibile: il capitale raccolto attraverso GB è infatti destinato a finanziare progetti verdi in vari settori con un impatto ambientale positivo come l’energia da fonti rinnovabili, l’edilizia sostenibile, il trasporto pulito, la gestione dei rifiuti e la riduzione dell’inquinamento.
Va sottolineato che alcuni progetti ambientali possono anche produrre benefici significativi dal punto di vista sociale, estendendo la loro efficacia all’acronimo ESG.
Sulla base dello standard ICMA, l’emittente è tenuto a indicare chiaramente come intende utilizzare i proventi obbligazionari e quindi quali tipi di obiettivi intende perseguire, in modo che l’investitore sia adeguatamente informato al momento dell’iscrizione all’obbligazione e possa beneficiare di un’adeguata rendicontazione dei progetti finanziati e degli obiettivi raggiunti.
Il futuro richiederà un impegno sempre più importante per rendere la produzione più sostenibile e per rendere i finanziamenti più adatti a questa esigenza. Si tratta di un evento che nessuno può evitare, meno di tutti i settori, come l’olio d’oliva, particolarmente importante per l’economia e la salute.
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