Nomine in Regione, Mauro D’Attis: «Noi pronti a collaborare. Ma niente regali alla giunta Emiliano»

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di
Francesco Strippoli

Il coordinatore di Forza Italia garantisce la disponibilità del partito a discutere della legge elettorale

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Onorevole D’Attis, coordinatore di FI, il centrosinistra non trova l’intesa sulla norma relativa alle nomine e sulla governance di Arpa. Gli darete una mano?
«No. Ci siamo mostrati disponibili a discutere di legge elettorale, ma non siamo disponibili a fare il pronto soccorso della maggioranza».

Nessuno aiuto: né sulle nomine, né sull’eliminazione del cda di Arpa?
«Personalmente sono perplesso sul fatto che Arpa debba essere guidata da un consiglio di amministrazione. La considero una formula anomala, unica in Italia. Arpa è un’agenzia che deve essere autonoma da qualsiasi influenza politica le possa derivare. Anche dall’essere guidata da un cda nominato dalla giunta. Detto questo, tornare indietro sulla norma che istituisce il cda, è un problema di cui la maggioranza di Emiliano deve assumere la responsabilità».




















































Il Pd ha proposto un dialogo sulla legge elettorale. FI e Lega hanno detto sì: quale risultato volete raggiungere?
«Prima di tutto che le regole del gioco non vengano stabilite solo da chi ha la maggioranza, ma si possano cambiare con i contributi di tutti gli attori interessati. Con questo spirito ho accettato l’invito alla discussione offerta dal segretario del Pd. Ovviamente ci deve essere condivisione nel merito: certo non mi siedo al tavolo per avallare decisioni prese da altri».

Disponibili a modificare la norma che costringe i sindaci a dimettersi con largo anticipo se vogliono correre per la Regione?
«Dico che c’è margine per la discussione. Attenzione, però. Ci aspettiamo di incontrarci con i nostri interlocutori e comprendere l’elenco complessivo delle proposte. Quello che chiedo è di non fare il gioco del carciofo: una foglia per volta. Vogliamo vedere tutto il carciofo».

Che sarebbe?
«Tutto. Soglie di sbarramento, candidature dei sindaci, attribuzione dei seggi, calcolo della maggioranza sui voti del presidente e non della coalizione. Daremo il nostro parere sul complesso, certo non ci esprimiamo solo su una cosa o su un’altra. Non vorrei incorrere, come dice il proverbio, nella “legge fiorentina: fatta la sera, guasta la mattina”. Capita spesso in Consiglio regionale. Fatta questa premessa, noi siamo disponibili ad affrontare tutti gli argomenti. Senza preclusioni».

Voi e la Lega siete per il confronto, FdI ha detto: tempo scaduto. Siete divisi.
«No, si tratta di contingenze legate al Consiglio regionale. Il centrodestra sarà unito quando dovrà fare la propria proposta ai pugliesi per la guida della Regione».

Invece il centrodestra pare diviso. Lo si è visto anche durante la sessione di Bilancio: mai un proposta comune.
«Credo che in Consiglio regionale i gruppi abbiano obiettivamente lavorato a compartimenti stagni. Adesso tutti siamo richiamati ad una comune riflessione per tenere un atteggiamento diverso».

Non avete il candidato presidente: quando sarà il tempo giusto per sceglierlo?
«Arriverà. Di certo posso dire che il dibattito sulle regole del gioco non è irrilevante. Spero presto di poter avere novità che facciano fare un passo avanti al centrodestra. Forza Italia, come ho già detto, è nelle condizioni di avanzare una proposta. Però, con tutto il rispetto, dico che parleremo prima agli alleati e poi ai giornalisti».

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Nel frattempo che decidiate, ci dica: quale Puglia vorrebbe per i prossimi anni?
«Una Puglia meno frammentata dietro minuscoli interessi. Una Puglia affidata alla responsabilità di grandi partiti che si assumono grandi responsabilità. Una Puglia dove l’esperienza civica sia tale e non la divisa di politici travestiti per occupare posizioni di potere».

Sta criticando Emiliano?
«Non solo lui, anche chi arriverà dopo di lui. Immagino una Puglia che continua a essere una regione capofila del Sud, senza il cappio al collo del potere politico. Una Puglia libera. Libera dal peso del condizionamento politico a tutti i costi».

Il Centro si sta organizzando. Due manifestazioni nelle prossime ore: a Orvieto e Milano. Toglierà spazio a partiti come il suo?
«Come diceva il compianto Mimmo Mennitti, il Centro politico sono gli elettori e non sono i partiti. Cioè sono gli elettori che stanno al centro e poi decidono, con le loro scelte, la sorte e la fortuna degli schieramenti».

Questa è la premessa. Cosa pensa dei centristi che si riorganizzano?
«Noi siamo tranquilli. Forza Italia, come si sa, è un partito di centro: non fosse altro perché è l’espressione del Partito popolare europeo in Italia. Ebbene: dai dati che riscontriamo settimanalmente, dai sondaggi, Forza Italia è l’unico partito che guadagna posizione in maniera costante. Vuol dire che il Centro, ossia gli elettori, si sta riposizionando. E nel riposizionarsi sta premiando il partito più centrista che c’è: ed è Forza Italia. Una formazione che raccoglie l’anima popolare, riformista, liberale e cattolica dell’elettorato italiano».

18 gennaio 2025

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