L’intelligenza artificiale seduce la Campania: l’impresa diventa hi-tech

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Il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, realizzato dalla Regione ed entrato in vigore lo scorso anno per semplificare l’accesso alla documentazione sanitaria personale, è solo l’ultimo esempio. Ma in realtà la Campania digitale è ormai da tempo una delle regioni più effervescenti del Paese, con dinamiche che impattano con una certa continuità non solo sul sistema della Pa (al netto di ritardi che non si possono ignorare) ma anche su quello delle piccole e medie imprese, come dimostra l’elevata quota di startup e di Pmi innovative presenti sul territorio.

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Uno studio MECSPE dello scorso novembre, ad esempio, ha spiegato che le aziende campane puntano sull’Intelligenza Artificiale e sul reclutamento di giovani talenti per lo sviluppo nei prossimi anni:il 41% delle imprese del settore manifatturiero investe fino al 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo, mentre un ulteriore 36% destina a tali attività oltre l’11% del proprio budget. Deloitte, dal canto suo, ha calcolato che in un anno, tra il 2022 e il 2023,le imprese campane con un livello base di digitalizzazione sono cresciute del 24,2% contro una media nazionale del 15,8%. Numeri e percentuali tutt’altro che scontati, che restano lontani da quelli delle aree più digitalizzate del Paese (Lombardia in testa) ma denotano una tendenza sempre più marcata e promettente anche a breve termine, sostenuta dalla sinergia imprese-università che è diventata un modello in tutto il Sud (e non solo). È quanto si ricava anche dal rapporto Istat su imprese e tecnologie digitali, diffuso ieri, dal quale emerge la crescita dell’utilizzo dell’Intelligenza artificiale nell’industria italiana.

La quota di imprese con almeno 10 addetti che vi ricorre sale dal 5% all’8,2% nel 2024 (un aumento che però ancora non colma la distanza con lamedia Ue che è al13,5%). Si tratta di imprese per il 63% localizzate nel Nord del Paese (un quarto in Lombardia e il 13% in Veneto), ma tra quelle che seguono, tutte con quote rilevanti, troviamo non solo Lazio ed Emilia-Romagna (circa 9,5%) ma proprio laCampania – prima del Sud – che precede Piemonte e Toscana e si colloca all’8%. Passa insomma anche da qui il dato che colpisce forse più di tutti nel rapporto dell’Istat, e cioè che in Italia attualmente una Pmi su 4 «presenta un alto livello di digitalizzazione».

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In effetti, rispetto al 2023 il numero di imprese che utilizzano almeno una delle tecnologie di Intelligenza Artificiale aumenta del 71%, facendo registrare la variazione massima per la IA generativa (+163,5%) e quella minima per la IA utile alla movimentazione delle macchine (+3,7%). A fare un passo in avanti nel 2024 sono state soprattutto le imprese con 50-99 addetti che si attestano al 14% (era il 5,6% nel 2023). Cresce anche la quota delle grandi imprese, ora al 32,5% (dal 24,1%). Resta stabile invece la graduatoria dei settori che ricorrono all’Intelligenza artificiale in modo più cospicuo: al primo posto c’è l’informatica (36,7%, era il 23,6% l’anno precedente) le telecomunicazioni (dal 18,1% al 27,6%), e cinema, tv e video (dall’11,1% al 28,3%). Più indietro restano ancora le imprese di dimensioni più piccole: lo scorso anno con riferimento ai 12 indicatori ICT per classi di addetti, i divari maggiori si riscontrano infatti per le PMI (10-249 addetti) sia per la scarsa presenza di specialisti tra gli addetti (11,3% contro il 74,5% delle grandi imprese) sia per l’organizzazione di corsi di formazione informatica per i propri dipendenti. addetti (rispettivamente 16,9% e 67,0%). Dallo studio Istat emerge altresì che gli ambiti aziendali in cui vengono più spesso adottati sistemi di intelligenza artificiale sono concentrati su marketing e vendite (35,7%), organizzazione dei processi amministrativi aziendali (28,2%) e attività innovative e di ricerca e sviluppo (24,6%) che in termini di variazioni assolute, rispetto al 2023, rappresentano gli ambiti nei quali si registra il maggior aumento di imprese (rispettivamente +84,5%, +142,5% e +98,7%). È una variazione minima sul 2023 per le imprese che ricorrono all’Intelligenza artificiale nei processi di produzione, mentre aumenta di circa un terzo il numero di quelle che la utilizzano nella sicurezza ICT e per la gestione finanziaria. Si riduce invece di un quarto il numero di imprese che rispetto al 2023 ha dichiarato di usare l’IA per la logistica. «Osservando le imprese per tipologia di investimenti digitali già effettuati o programmati per il biennio futuro – si legge nel Rapporto – emerge che la maggioranza delle imprese con almeno 10 addetti ha già investito da 1 a 4 ambiti digitali nel periodo 2021-2024 (52,6%) e circa il 38% intende farlo nel biennio 2025-2026; invece, circa la metà delle grandi imprese dichiara di aver investito tra le 4 e le 7 aree nel periodo passato (51,9%) e tra le 6 e le 9 aree in quello futuro (50,3%)». Tra le aree di investimento digitale si distinguono la sicurezza informatica, i social media, la formazione informatica e il cloud computing. Infine, le vendite on line: un’impresa su cinque con almeno 10 addetti ne effettua. Passa dal 13,0% del 2023 al 14,7% la quota di Pmi che ha effettuato nel corso dell’anno precedente vendite online per almeno l’1% del fatturato totale (20,1% in Ue27). Aumenta inoltre dal 18,5% al 19,9% la quota di quelle attive nell’e-commerce che hanno realizzato online il 14,0% dei ricavi totali (in calo rispetto al 15,5% del 2023). In generale, il 20,4% (19,1% nel 2023) delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online fatturando il 16,9% (17,7% nel 2023) del fatturato totale (19,1% a livello Ue27).





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