Lunedì 13 gennaio Banca Intesa SanPaolo ha acquistato 11 Bitcoin investendo 1 milione di dollari e diventando la prima banca italiana a detenere la valuta digitale creata da Satoshi Nakamoto. Una svolta epocale e una notizia che ha fatto il giro del WEB nonostante l’investimento possa essere considerato esiguo per una banca così importante.
Con una capitalizzazione di mercato che ha superato i €69 miliardi nel 2024, Intesa Sanpaolo si posiziona tra le banche più importanti d’Europa, in grado di competere con istituti di credito come BNP Paribas e Santander.
Insomma, da un lato si tratta di una notizia importante per Bitcoin, che fino a questo momento era stato snobbato dai nostri istituti di credito, allo stesso tempo l’impressione è che sia stata più un’operazione di marketing piuttosto che un vero e proprio investimento.
Del resto lo stesso Carlo Messina, CEO di Banca Intesa, nei giorni successivi ha voluto sottolineare che si è trattato di un esperimento:
“Siamo leader europei in termini di capitalizzazione di Borsa e quindi non dovrebbe stupire se facciamo quello che fanno tutte le altre banche nel mondo. Peraltro si tratta di importi limitatissimi: complessivamente abbiamo 100 miliardi di euro in portafoglio titoli. Quindi è un esperimento, un test”.
Banca Intesa: li compro ma non li consiglio
La vicenda ha però assunto toni grotteschi quando Carlo Messina, incalzato dalla stampa italiana su questo cambio di rotta epocale, ha voluto ridimensionare ulteriormente la scelta di Intesa.
In questo video pubblicato da CNBC, nelle fasi finali, Messina aggiunge un altro particolare importante: “L’investimento in Bitcoin è solo per esperti, è un investimento che non farei io, che non farei fare a mia madre o ai miei famigliari”.
Una presa di posizione ambigua, che sembra avere un senso ma, come direbbe il nostro Vasco nazionale: “un senso non ce l’ha”.
Se l’investimento è stato fatto sulla scia dei grandi gruppi americani come Blackrock o Fidelity, visto che è destinato ai grandi investitori, perché acquistare solo 1 milione di euro? I conti non tornano.
Più probabile dunque che il ridimensionamento sia arrivato per non indispettire troppo la Banca d’Italia e il suo Governatore Fabio Panetta, da sempre molto critico nei confronti di criptovalute e Bitcoin.
Tra le sue dichiarazioni più severe quella rilasciata a luglio di quest’anno, dove sottolinea che: “Le cripto-attività non garantite, quali Bitcoin ed Ethereum, non sono emesse da alcun operatore, sono prive di valore intrinseco e non generano flussi di reddito come cedole o dividendi. Non vi è alcun soggetto né attività reale o finanziaria che ne assicuri il valore”.
Insomma, le linee guida della Banca d’Italia sono piuttosto chiare, anche se i cambiamenti politici in atto in tutto il mondo potrebbero presto cambiare le carte in tavola.
Trump e il nuovo corso per le crypto negli USA
L’insediamento di Trump atteso per il 20 gennaio potrebbe rappresentare una svolta epocale per le criptovalute negli Stati Uniti. Il Tycoon le ha utilizzate in campagna elettorale per aumentare il consenso e in molti adesso si aspettano il giusto payback.
In realtà alcune scelte sono già state fatte. Gary Gensler, il presidente della SEC americana, l’equivalente della nostra Consob, che in passato era stato molto ostile sulle crypto che considerava titoli azionari, lascerà il 20 gennaio.
Al suo posto arriverà Paul Atkins, uomo di fiducia di Trump che ha già ricoperto il ruolo di commissario della SEC dal 2002 al 2008 durante l’amministrazione di George W. Bush, guadagnandosi una reputazione di sostenitore del libero mercato e della deregolamentazione.
Trump ha anche espresso la volontà di utilizzare Bitcoin come riserva nazionale, al pari dell’oro e del petrolio, ma per queste decisioni dovremo aspettare il suo insediamento.
Il mercato crypto in realtà ha già dato fiducia al Tycoon, facendo volare alcune criptovalute che in passato erano state ostracizzate dalla SEC, come XRP o ADA, giusto per fare qualche esempio.
E in Italia cosa succederà?
Anche se siamo lontani dal pieno riconoscimento, è indubbio che le criptovalute stanno prepotentemente entrando nel cuore degli italiani e degli europei, e le istituzioni se ne stanno accorgendo.
In Italia, l’interesse per le criptovalute è in rapida crescita. A giugno 2024, il mercato delle cripto-attività ha raggiunto un valore complessivo di 2,22 miliardi di euro, segnando un incremento del 64% rispetto ai 1,35 miliardi registrati nello stesso periodo dell’anno precedente.
Pensate che solo fino a qualche anno fa, parliamo del 2020, prima della legge europea sulle crypto, il cosiddetto MiCA, non esisteva alcuna regolamentazione sulle crypto, che erano considerate al pari delle valute straniere. Se ne potevano detenere fino a 51.000 euro (100 milioni di lire) senza pagare nulla.
La storia recente parla invece di un brutto pasticcio, con la volontà del governo italiano di aumentare l’aliquota sulle plusvalenze dal 26% al 42%, salvo poi ritrattare e lasciare l’aliquota del 26% anche nel 2025, mentre nel 2026 dovrebbe aumentare al 33%.
Il condizionale è però d’obbligo, visto che un aumento del genere sarebbe penalizzante per chi vuole detenere Bitcoin in maniera tradizionale, ovvero tramite exchange o wallet privato, mentre sarebbe più conveniente acquistare un ETF Spot, ad oggi ne esistono su Bitcoin ed Ethereum, pagando solo il 26%.
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A PAGAMENTO
Editoriale il Cittadino Srl e la testata Il Cittadino non si assumono alcuna responsabilità per il testo contenuto in questo publi-redazionale (che è realizzato dal cliente) e non intendono incentivare alcun tipo di investimento.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link