L’assalto dei predoni e le mani addosso: così è scattata la violenza dell’Alcatraz

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Il momento di intimità, come coppia, lo avevano cercato poco dopo le 4 fuori dal locale, ormai saturi delle troppe luci e della musica a palla. Una serata «coi fiocchi» la loro, trascorsa divertendosi con i loro amici ballando all’«Iconic Party». Era calma la notte tra venerdì 10 e sabato 11 gennaio e nulla, all’esterno dell’«Alcatraz» – arcinota discoteca di via Valtellina, in zona Maciachini – faceva presagire l’agguato, l’assalto successivo di un gruppo di sconosciuti. «Abbiamo aperto il cancello automatico del parcheggio accanto alla discoteca, quello del discount “Aldi“, e ci stavamo abbracciando quando siamo stati circondati da una dozzina di ragazzi e giovani uomini magrebini. Tre o quattro di loro si sono avvicinati e ci hanno messo le mani in tasca nel tentativo di portarci via i cellulari; a me hanno cercato di strappare la borsetta. Io e il mio ragazzo ci siamo difesi e abbiamo cominciato a urlare. Erano molti più di noi ma non ce l’hanno fatta a rapinarci. Sembravano dei predoni» dichiarerà più tardi la ragazza agli investigatori.

Non si può proprio dire che si siano persi d’animo Fiorenza, una studentessa pugliese di 19 anni, e Marco, il fidanzato 21enne originario della Sicilia (i nomi sono di fantasia). Ma anche i «predoni» non hanno mollato il colpo. Uno di loro in particolare. Che mentre i complici cercano la fuga, ne approfitta per avvicinarsi «in solitaria» alla ragazza e allungare le mani su di lei, toccandola nelle parti intime per qualche intollerabile attimo.

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Sono proprio le urla della ragazza a mettere in fuga l’uomo e ad allertare i buttafuori della discoteca, che si lanciano all’inseguimento lungo il marciapiede, dove riescono a raggiungere il giovane, in giubbotto chiaro e jeans. Lui è Hassan Mansour Mohamed Nera, 36enne egiziano incensurato, residente nella Bergamasca. «A casa di uno zio» dirà lui più tardi. Condotto davanti alla ragazza, che nel frattempo stava ricevendo le prime cure dai sanitari dell’automedica, viene riconosciuto subito. «Sì, è lui, lo riconosco al cento per cento, è lui che mi ha messo le mani addosso» dichiara Fiorenza senza esitare, consentendo così l’arresto in flagranza del 36enne che viene portato a San Vittore con l’accusa di tentata rapina e violenza sessuale in concorso.

Ora, con l’analisi delle telecamere di sorveglianza del parcheggio del supermercato e della zona, gli inquirenti stanno lavorando per identificare gli altri componenti del gruppo anche attraverso il sistema di riconoscimento facciale, il Sari.

Fiorenza e Marco hanno descritto gli aggressori (dieci, dodici persone) come uomini alti 1 metro e 70, magrebini, vestiti con jeans attillati di colore chiaro e con giubbotti bomberino di vario colore. Due di loro sono fuggiti in monopattino.

Due degli aggressori sono fuggiti in monopattino, gli altri a piedi, correndo via e sparpagliandosi come cani randagi in fuga, forse nel tentativo di raggiungere il prima possibile un motorino o una vettura parcheggiata poco lontano.

Per Nera il gip ha riconosciuto la natura violenta e pericolosa per la sicurezza urbana dei suoi comportamenti, spiegando che nei suoi confronti avrebbe optato per la custodia cautelare ai domiciliari con il braccialetto elettronico se fosse stato possibile. Il 36enne però ha dichiarato di essere regolare in Italia senza essere in grado di fornire la documentazione durante l’udienza di convalida, di abitare a casa di uno zio, ma ignorando chi fosse il reale proprietario e di avere un’occupazione stabile come muratore senza tuttavia rendere verificabile l’informazione. Motivo per cui «allo stato non può che essere mantenuta la custodia in carcere», si legge nella misura con cui il giudice si riserva di valutare eventuali istanze successive.

Stesso posto e stessa ora, praticamente un anno fa. Era febbraio 2024 quando una studentessa americana di 20 anni era stata violentata da un coetaneo italiano di origine egiziana conosciuto poco prima mentre ballava «Alcatraz». La giovane, completamente sbronza, era uscita dalla discoteca e, anche allora, si era appartata con il ragazzo nel parcheggio a fianco del locale.

Il processo a carico del giovane – Abdelrahma El Fayoumy, anche lui studente, incensurato e ora accusato di violenza sessuale che ha scelto il rito ordinario ed è difeso dai legali Antonio Ingroia e Gianbattista Quaranta – è tuttora in corso: la prossima udienza, davanti alla nona sezione del tribunale di Milano, è prevista per il 12 aprile.

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