Francia, Bayrou passa il turno. Fronte popolare diviso

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131 voti per la censura contro il governo di François Bayrou, presentata da France Insoumise, Verdi e Pcf, ce ne sarebbero voluti 288 per far cadere il governo. Il Partito socialista, che non si era unito alla domanda di censura, ha scelto di rifiutare la sfiducia (ma 6 deputati hanno votato, tre defezioni al contrario invece nei Verdi e Pcf). La sinistra si è divisa in questa prima mossa, ma non significa che il Nuovo Fronte Popolare sia sotterrato.

OLIVIER FAURE, segretario Ps, ha spiegato la scelta: il Ps resta nell’opposizione, non c’è un accordo di «non censura» con il governo, la sfiducia è possibile «in ogni momento» – cioè tra poche settimane sulla finanziaria – ma ieri sera il Ps ha preso atto che è stato possibile «strappare concessioni che non ci sarebbero state senza queste discussioni», «non ci vergogniamo dei negoziati». C’è una ragione di fondo nella posizione del Ps per «non censurare»: «Abbiamo scelto di non praticare la politica del peggio perché può portare alla politica peggiore, cioè all’arrivo dell’estrema destra».

BAYROU HA APERTO a delle concessioni, che bisognerà confermare: c’è una minima apertura sulle pensioni, non un’abrogazione della legge Borne e nemmeno una sospensione, ma l’apertura di un “conclave” tra le parti sociali – non c’è mai stato un dialogo organizzato prima della riforma – per arrivare a delle proposte, senza «totem né tabù», compresa l’età pensionabile alzata a 64 anni. Poi, sarà il Parlamento ad «avere l’ultima parola» si è impegnato Bayrou, anche se come preliminare ci sarà un’analisi della Corte dei Conti, per stabilire lo stato della situazione del finanziamento delle pensioni. Ci vorranno un po’ più di due settimane. Il Ps non è stato molto soddisfatto da questa costruzione di dialogo inquadrato sulla riforme delle pensioni, ha esitato fino all’ultimo per decidere di non votare la censura, così Bayrou ha fatto altre concessioni: in una lettera ai socialisti, oltre alla riapertura della discussione sulle pensioni e alla promessa di non sganciarle dall’inflazione nel 2025, il primo ministro si è impegnato a non tagliare i 4mila posti di insegnante previsti dal suo predecessore Michel Barnier, a sopprimere i tre giorni di “carenza” (cioè di non pagamento dei primi giorni di malattia) per i funzionari pubblici, ci sono misure per la casa, evitato l’aumento del ticket per le visite mediche, la conferma della tassa sugli alti redditi (non si sa se temporanea).

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IL PS «È SOLO – reagisce Jean-Luc Mélenchon leader della France Insoumise – gli altri tre gruppi votano la censura, noi continuiamo la lotta». Per Manuel Bompard, coordinatore Lfi, Bayrou ha scelto di «governare attraverso la paura e puntare alla tempia delle opposizioni la pistola della paralisi del paese» e «alcuni eletti tuttavia per farla finita con il macronismo si preparano oggi a salvare il governo e a servire da stampella alla continuità della sua politica». Per Bompard, Bayrou ha dispiegato un «talento da illusionista» sulle pensioni, e non ci sarà mai una revisione dei 64 anni. «Siete a tempo – ha affermato – se non cadrete oggi cadrete tra qualche giorno».

Il voto di ieri faceva infatti seguito al discorso di politica generale, prologo alle effettive scelte di governo. Per questo, il Rassemblement National, come aveva già fatto con Barnier, non ha votato la censura. Ma niente è sicuro sulla finanziaria, tra qualche settimana. Il Pcf ha giustificato il voto a favore della censura preventiva, con il fatto che i comunisti, che a differenza di Lfi avevano accettato un breve dialogo con Bayrou, hanno «fatto proposte, ma voi non avete fatto niente». Per i Verdi non ci sono stati passi avanti: «Un aumento del bilancio dell’ecologia? No, accettare la rinuncia al 49.3? No, abrogare la riforma delle pensioni? No» e denunciano 30 miliardi di economie previste nella finanziaria di austerità.

Bayrou è riuscito a convincere il Ps anche con la promessa della proporzionale. Sistema delle europee, dove si è rovesciato l’equilibrio a sinistra: Lfi ha solo sfiorato il 10%, il Ps è salito al 13%. Mélenchon punta a costringere Emmanuel Macron alle dimissioni, facendo cadere governo dopo governo, mentre il Ps, che non ha un candidato credibile, aspetta la scadenza del 2027. Il tutto sotto la minaccia di una vittoria del Rassemblement National.



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