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Il nostro sistema sanitario sta attraversando un periodo di crisi che non accenna a risolversi. La spesa sanitaria pro capite è diminuita a fronte di una popolazione sempre più anziana: questo in estrema sintesi il ritratto tracciato per il nostro Paese dall’ultimo report Ocse Health At a Glance Europe 2024, dove si certifica una spesa sanitaria italiana che non arriva a 3mila euro con i suoi 2.947 euro pro capite, 586 euro più bassa rispetto alla media europea di 3.533 euro.
Tuttavia, è opportuno chiedersi se spendere meno rispetto alla media europea sia necessariamente un aspetto negativo. Ad esempio, secondo il Global Burden of Disease Study, l’Italia si posiziona tra i primi dieci paesi al mondo per aspettativa di vita, con una performance sanitaria che rimane elevata nonostante i costi inferiori. Questo dato suggerisce che il sistema sanitario italiano potrebbe aver implementato modelli di gestione più efficaci, che meritano di essere analizzati per capire se un approccio di spesa contenuta possa rappresentare una strategia di successo piuttosto che una carenza strutturale.
L’Italia si distingue inoltre per un’allocazione di risorse superiore per i servizi di assistenza ambulatoriale, il 33% contro il 29%. Tuttavia, viene destinata una quota relativamente bassa all’assistenza a lungo termine, pari a poco meno del 10% della spesa sanitaria totale. The Lancet Regional Health – Europe, rivista scientifica inglese, in un recentissimo editoriale spiega come entro il 2050, oltre il 35% degli italiani avrà più di 65 anni. Senza riforme, questo cambiamento demografico metterà a dura prova i sistemi sanitari e sociali. E parla chiaramente di una delle principali debolezze del sistema sanitario italiano: la frammentazione dell’infrastruttura dei dati sanitari. Non esiste un sistema unificato e centralizzato per la documentazione e la condivisione delle cartelle cliniche elettroniche (EHR), dei dati ospedalieri e delle cartelle dei medici di base. Un sistema meglio integrato può consentire analisi più ampie, approfondimenti generalizzabili e supportare una risposta nazionale più efficace e coordinata.
Punti deboli del nostro sistema sanitario: carenza di personale, medici sempre più anziani e gap nel comunicare da remoto con il paziente
La sfida demografica di una popolazione che invecchia, l’aumento della richiesta di servizi e una forza lavoro sanitaria sempre più anziana, sono i principali fattori trainanti della carenza del sistema sanitario nazionale. Sempre secondo l’Ocse, oltre la metà dei medici ha 55 anni o poco più, mentre il 27% ha più di 65 anni. A livello europeo, un terzo dei medici e un quarto degli infermieri andranno in pensione nell’arco dei prossimi anni. Un quadro allarmante, alla quale si aggiunge il calo dell’interesse per le carriere sanitarie tra i giovani.
Fondamentale nello sviluppo delle competenze per la sanità sarà quello di introdurre non solo l’uso del digitale nella vita quotidiana, ma lo stesso utilizzo di strumenti digitali nell’attività professionale e la capacità di comunicare da remoto con il paziente. Se da un lato emerge un buon livello di presidio delle competenze di base di utilizzo degli strumenti digitali, dall’altro, si rilevano ancora gap rispetto ad alcune soft skill, tra cui proprio la capacità di comunicare da remoto con il paziente.
Per promuovere una sana innovazione del sistema sanitario, l’uso dell’intelligenza artificiale, può rivelarsi fondamentale nell’affrontare alcune delle sfide principali per il settore, come la carenza di personale sanitario, le potenziali minacce future per la salute pubblica, l’invecchiamento della popolazione e la crescente complessità della gestione della sanità con l’avvento del digitale.
“La carenza di professionisti è una sfida crescente per i sistemi sanitari di tutto il mondo, e l’Italia non fa eccezione. Integrare l’uso dell’intelligenza artificiale, contribuisce a rendere più efficiente l’intero Sistema Sanitario Nazionale, l’AI può accelerare e migliorare l’erogazione delle prestazioni sanitarie, ad esempio, attraverso la tecnologia di Senseledge, aiutiamo a pre-analizzare il quadro clinico del paziente e a fornire un supporto decisionale avanzato riducendo il tempo necessario per le diagnosi e le consultazioni, aumentando il numero di pazienti che possono essere trattati senza aumentare il carico di lavoro per il personale medico”, spiega Daniele Davoli, CEO di Senseledge, startup che riunisce professionisti sanitari ed esperti in Intelligenza Artificiale.
Navigare il quadro clinico grazie a Reperio
Identificare rapidamente le priorità tra i casi clinici, riducendo il rischio di sovraccarico e migliorando la qualità delle cure, sono solo alcuni degli impatti che l’uso dell’AI può supportare il sistema sanitario. Uno dei principali problemi in molti ambiti della diagnostica medica è proprio quello della registrazione accurata e continua dei dati clinici. La raccolta, l’analisi e l’utilizzo attento dei dati, consentono di consolidare le informazioni sui pazienti e velocizzare il processo decisionale clinico.
Senseledge affronta questa sfida grazie a Reperio, la soluzione per visualizzare e analizzare, il quadro clinico del paziente, evidenziando in automatico i dati e le informazioni cliniche di contesto più rilevanti, suggerendo le azioni da intraprendere estratte dalle linee guida e studi clinici ufficiali, supportando il processo decisionale pertinente.
Il vantaggio è quello di facilitare la comprensione dell’evoluzione della condizione clinica del paziente, in particolar modo per la gestione di malattie croniche, consentendo una più chiara identificazione di tendenze e cambiamenti nel tempo, aumentando la qualità delle cure erogate e riducendo il rischio di errori clinici.
“Questa tecnologia riduce notevolmente la frammentazione delle informazioni cliniche favorendo la portabilità dei dati provenienti da fonti diverse come le aziende sanitarie e le regioni, consentendo l’attuazione di un approccio olistico e orientato al paziente, migliorando la qualità e l’efficacia dell’assistenza sanitaria”, conclude Daniele Davoli.
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