Valditara alle regioni: «Premi per chi fa i tagli alle scuole»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Il ministro Giuseppe Valditara applica la sua contestata idea di merito su ogni questione che riguarda la scuola. Così anche il dimensionamento di alcuni istituti, previsto già dal governo Conte, diventa un meccanismo premiale. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che introduce nuove misure per il dimensionamento scolastico, in linea con quanto previsto dal Pnrr. L’atto prevede che le regioni che non hanno ancora adottato i piani di dimensionamento possano farlo entro dieci giorni dall’entrata in vigore del decreto. Quelle che agiscono nei tempi previsti potranno usufruire di una serie di misure agevolative, tra le quali la possibilità di istituire classi anche senza il requisito del numero minimo di studenti, la salvaguardia del contingente amministrativo (Ata) per l’anno scolastico 2025/26 e la nomina di un docente con funzioni vicarie del dirigente scolastico sulle scuole oggetto di dimensionamento.

IL PUNTO NON È solo amministrativo ma politico: le regioni che non hanno dato attuazione al Piano entro il 31 dicembre scorso (o lo hanno modificato), contestando i dati sulla denatalità forniti dal ministero, sono sei: Campania, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Piemonte e Umbria. Quasi tutte in mano al centro sinistra. Di certo il governo Meloni non poteva rischiare altri lunghi contenziosi, dopo quelli sul referendum contro l’autonomia differenziata, tanto da minacciare addirittura il commissariamento. La soluzione trovata ieri è stata invece quella dei premi anche perché il taglio delle autonomie scolastiche non è stato indolore per diversi territori, tra ricorsi alla Corte Costituzionale, manifestazioni dei cittadini contro la chiusura del plesso del quartiere (o del paese, spesso l’unico) e neanche per la maggioranza di governo, avendo fatto registrare notevoli spaccature all’interno della stessa destra nei consigli regionali, come nel caso del Lazio.

QUI NON C’È SOLO la polemica tra il governatore Rocca e il Campidoglio, guidato dal centrosinistra, ma anche un curiosa ribellione tra i partiti che compongono la maggioranza: protesta per i tagli nel suo territorio la sezione di Latina di Fratelli d’Italia così come la Lega, che non vuole gli accorpamenti previsti a Tivoli, mentre a Viterbo è scontro aperto tra forzisti e meloniani, con i secondi che hanno abbandonato l’aula della Provincia. Poi ci sono i casi della Calabria e del Molise, territori frammentati, con larghe aree a rischio spopolamento, dove però la scuola rappresenta l’unico presidio statale, con i bilanci dei comuni così dissestati da non permettere l’acquisto di un pulmino per far raggiungere gli istituti agli studenti che si troverebbero effettivamente lontani dalle abitazioni.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

IN CALABRIA si dovrebbero tagliare 84 autonomie. «L’unico vantaggio sarà per le casse dello Stato- ha dichiarato Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria – ma il costo sociale sarà altissimo, per gli studenti significherà meno scuole nei territori periferici, con un aumento delle disuguaglianze e difficoltà logistiche, le famiglie, specialmente quelle meno abbienti, subiranno un aggravio dei costi, il personale scolastico avrà un peggioramento delle proprie condizioni lavorative».

Il Molise ha invece approvato ieri tra le polemiche e senza il voto di Pd e M5S il suo piano di dimensionamento regionale. «È un segnale di resa – dice il consigliere regionale pentastellato Angelo Primiani – un colpo durissimo per il nostro territorio. Dove sono le deroghe per le specificità del Molise? Lo spopolamento si combatte con servizi e lavoro, non con tagli continui». «Quello che sta succedendo è inaccettabile e dimostra che, da Roberti (governatore del Molise, ndr) a Meloni, la ratio è soltanto una: risparmiare sulla scuola pubblica. Ma in gioco c’è la sopravvivenza stessa delle nostre comunità, occorre opporsi alla desertificazione istituzionale, perché contribuisce allo spopolamento».

MA LA QUESTIONE del dimensionamento riguarda anche le città metropolitane. Nella Capitale il comitato Mammut sta lottando contro la penalizzazione della periferia di Rebibbia – Ponte Mammolo. «Questo provvedimento è senza capo né coda. In quartieri come il nostro l’accorpamento significa l’aumento del rischio di dispersione scolastica, minori opportunità di progetti extrascolastici, l’abbandono a sé stesse delle scuole di prossimità, la chiusura di poli vitali per la vita dei quartieri. È in corso una desertificazione dei servizi scolastici, bisogna invertire la tendenza, occorrono fondi affinché le scuole rimangano aperte il pomeriggio per sostenere i recuperi e per attività culturali».

Per la Flc Cgil la misura dettata da Valditara corrisponde a «un vero e proprio atto di ritorsione». «La riduzione del numero degli alunni per classe non può diventare merce di scambio per imporre alle regioni un taglio insensato, ma rappresenta un problema serio della scuola statale tutta che il ministro dovrebbero affrontare, non peggiorare», ha commentato la segretaria generale del sindacato, Gianna Fracassi.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati