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Focus sulle filiere produttive grazie alla collaborazione Cia Toscana e Crea

di Lucia Tudini e Alessandro Bianchi
Crea Politiche e Bioeconomia


Nel periodo ottobre-novembre 2024, la Cia Agricoltori Italiani della Toscana ha organizzato cinque incontri sul territorio regionale, in relazione ad alcune filiere produttive, e un incontro di confronto con l’assessora regionale all’agricoltura Stefania Saccardi. La sede di Firenze del Crea Politiche e Bioeconomia ha collaborato con la Cia allo svolgimento di tale attività, con particolare riferimento all’analisi del contesto e dei risultati economici aziendali dei diversi settori.

Gli incontri hanno visto la partecipazione degli agricoltori e di alcuni attori delle filiere regionali, tra cui i Consorzi di tutela, le Organizzazioni di produttori, l’industria di trasformazione, le Cooperative di servizi e di conferimento. Inoltre, sono state presentate alcune esperienze, come ad esempio i Progetti Integrati di Filiera (PIF) e i Gruppi Operativi (GO).

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Per ciascun incontro, abbiamo predisposto una presentazione finalizzata a fornire gli elementi utili per avviare la discussione con i partecipanti, mediante un approfondimento sulla situazione attuale del settore agricolo esaminato e un’analisi economica delle aziende e dei processi produttivi, mediante l’elaborazione dei dati della Rete d’Informazione Contabile Agricola (RICA, https://rica.crea.gov.it/). Le esperienze condivise e le analisi realizzate hanno fornito strumenti utili per affrontare le sfide del settore agricolo, promuovendo al contempo l’innovazione e la sostenibilità. Si presenta qui una sintesi delle principali informazioni presentate durante gli incontri effettuati.

Scarica il PDF dell’ultimo numero di Dimensione Agricoltura.


Il contesto di riferimento

Le analisi effettuate hanno riguardato i seguenti settori agricoli: allevamento Chianina, olio extravergine d’oliva, cerealicoltura e produzioni brassicole, ortofrutta con particolare riferimento al pomodoro da industria (i dati riportati, se non diversamente specificato, si riferiscono al 2023).

Bovini da carne / La produzione di carni bovine dell’Ue si è ridotta nel 2023 (-4% sul 2022), confermando la tendenza negativa degli ultimi quattro anni. L’Italia è il quarto paese produttore europeo dopo la Francia, la Germania e la Spagna, con 2,4 milioni di capi allevati. A livello nazionale, le principali regioni per numero di capi allevati sono il Piemonte, il Veneto e la Lombardia (53%). Il saldo negativo della bilancia commerciale si attesta attorno a -3,6 miliardi di euro. La consistenza degli allevamenti di Chianina, pari a 60.300 capi, costituisce il 2,6% dei capi bovini da carne allevati e si concentra in Umbria, Toscana e Lazio (84%). La Toscana è la seconda regione per numero di capi (30%), ma mentre nelle altre aree si assiste a un incremento, nella nostra regione il numero dei capi mostra una graduale diminuzione.

Olio extravergine d’oliva / La produzione mondiale si attesta attorno a 3 milioni di tonnellate, di cui il 67% proviene dall’Ue, principale produttore, consumatore ed esportatore di olio d’oliva.

A livello comunitario, sono coltivati circa 4 milioni di ettari, soprattutto nei paesi mediterranei dell’Ue: i principali paesi produttori sono la Spagna (66%), l’Italia (15%) e la Grecia (13%).

L’Ue incide per il 53% sul consumo mondiale; i maggiori paesi per consumo sono l’Italia e la Spagna, con circa 500.000 tonnellate/anno ciascuno; la Grecia ha il maggiore consumo pro capite nell’Ue, con 12 kg pro capite. L’Ue rappresenta circa il 65% delle esportazioni mondiali di olio d’oliva; le principali destinazioni dell’olio d’oliva dell’Ue sono gli Stati Uniti, il Brasile e il Giappone. A livello nazionale, le imprese olivicole sono 619.000, ubicate prevalentemente in Puglia, Sicilia e Calabria (65%), mentre la Toscana si posiziona al sesto posto (6%). La superficie in produzione è di 1,1 milioni di ettari, concentrati prevalentemente in Puglia, Calabria e Sicilia (62%); la Toscana costituisce la quarta regione (8%). La produzione in volume è di 328.000 tonnellate e la Puglia è il principale produttore (61%), mentre la Toscana è la quarta regione (3%).

La produzione in valore 2023, pari a 1,898 miliardi di euro, si concentra soprattutto in Calabria (33%) e la Toscana è in settima posizione (4%). La superficie biologica è di oltre 250.000 ettari (24% circa del totale), presente soprattutto in Puglia, Sicilia e Calabria (73%), mentre la Toscana è la quarta regione (8%). In relazione agli oli IG, i produttori sono 22.218 e i trasformatori 2.050; la superficie è di 167.000 ettari (15% circa del totale a oliveti) e la produzione è di 13.500 tonnellate per un valore di 85 milioni di euro; nelle prime due IG (Terra di Bari DOP e Toscano IGP) si concentra il 51% delle quantità e il 48% del valore. Infine, per quanto riguarda gli scambi con l’estero, si rileva il saldo negativo della bilancia commerciale di oltre 300 milioni di euro e il ruolo rilevante della Toscana, con il 38% del valore delle importazioni (Spagna e Grecia soprattutto) e il 45% delle esportazioni (Stati Uniti principalmente).

Cereali / La produzione mondiale è di 2.800 milioni di tonnellate e i principali paesi produttori sono la Cina, gli Stati Uniti e l’India. L’Ue produce circa 300 milioni di cereali l’anno ed è tradizionalmente un esportatore netto. Più della metà dei cereali coltivati è grano; il restante 50% è composto da mais e orzo, ciascuno dei quali rappresenta circa un terzo; l’ultimo terzo comprende i cereali coltivati in quantità minori come segale, avena e farro. La produzione è utilizzata principalmente per l’alimentazione animale (quasi due terzi); un terzo è destinato al consumo umano, mentre il 3% è utilizzato per i biocarburanti. La superficie cerealicola nazionale è di 3 milioni di ettari e si concentra prevalentemente in Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Sicilia e Veneto (66%), mentre la Toscana è all’ottavo posto (5%). Nel periodo 2006-2023, la superficie cerealicola nazionale mostra una progressiva riduzione e quella toscana è scesa al di sotto dei 150.000 ettari.

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La produzione in volume ammonta a 15,4 milioni di tonnellate, proveniente prevalentemente da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna (65%), mentre la Toscana scende al nono posto (3%). Nel periodo considerato, i volumi prodotti risultano in calo sia a livello nazionale che in Toscana, ma con una diminuzione più accentuata in Toscana (-34%) che in Italia (24%). La produzione ammonta a 5,287 miliardi di euro con l’apporto soprattutto di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna (59%); la Toscana si posiziona al nono posto (3%). Nel periodo 2006-2023, la produzione in valore mostra una crescita tendenziale, anche se con forti oscillazioni. Il saldo della bilancia commerciale risulta positivo e pari a 1,995 miliardi di euro.

Produzione brassicola / Nel 2022, le imprese brassicole nazionali ammontano a 1.326 unità e gli addetti a 9.612 unità, con un incremento rispetto al 2015 del 104% e 22% rispettivamente. La produzione di birra risulta attività principale per il 74% delle imprese e attività secondaria nel restante 26% delle imprese, costituite da realtà che producono più bevande, oppure che operano nell’ambito della ristorazione, del commercio al dettaglio o in agricoltura. Le imprese sono localizzate prevalentemente nel Nord Italia (soprattutto in Lombardia, Veneto e Piemonte) e meno nel Centro-Sud (Toscana e Lazio). I birrifici agricoli sono pari a 290 unità (22% del totale delle imprese brassicole), con una produzione compresa tra 390.000 e 480.000 ettolitri, pari al 2,2%-2,8% della produzione nazionale. La Toscana costituisce la quarta regione per numero di imprese brassicole (7%) e la quinta regione per numero di birrifici agricoli (9%). Nel periodo 2019-2022 si rileva un incremento di 11 unità dei birrifici agricoli toscani, con una variazione del 73% a fronte di un dato nazionale del 44%.

Pomodoro da industria / Circa 45 milioni di tonnellate di produzione mondiale, in aumento del 16% su base annua e del 15% rispetto al dato medio del triennio 2020-2022. L’incremento della produzione mondiale è frutto soprattutto della crescita registrata dai primi due paesi produttori: Stati Uniti (California) e Cina. I paesi del bacino mediterraneo registrano un aumento produttivo soprattutto grazie a Turchia, Spagna e Algeria. La produzione risulta stabile e l’Italia si conferma al terzo posto tra i produttori mondiali. Si tratta di una filiera che fa da traino all’agroalimentare nazionale con un fatturato di circa 44,6 miliardi di euro nel 2022, l’impiego di 10.000 lavoratori fissi e oltre 25.000 lavoratori stagionali, a cui si aggiunge anche la manodopera impegnata nell’indotto. Tra i prodotti ortofrutticoli, le conserve di pomodoro presentano il miglior saldo della bilancia commerciale italiana, con un attivo record di 2,5 miliardi nell’ultima campagna, grazie a un export che ha superato i 2,8 miliardi di euro. La superficie nazionale è di 74.580 ha e vede tra le prime regioni l’Emilia-Romagna e la Puglia (56%), mentre la Toscana si trova all’ottavo posto (3%). Nel periodo 2006-2023 si osserva una tendenziale riduzione della superficie sia a livello nazionale che in Toscana. A fronte di una resa media nazionale di 67 t/ha, in Toscana si osserva un valore di 60 t/ha. Il volume della produzione nazionale ammonta a 5 milioni di tonnellate, concentrate soprattutto in Emilia-Romagna e Puglia (65%) e la Toscana è la quinta regione (3%). Nel periodo 2006-2023, si osserva una stabilità delle quantità prodotte a livello nazionale e una tendenziale decrescita in Toscana. Con riferimento al settore ortofrutticolo, nel 2022 il valore della produzione commercializzata a livello nazionale dalle OP/AOP è di 7,5 miliardi di euro e in Toscana il valore è pari a 56 milioni di euro (0,7% del totale nazionale). Nel 2022, i pomodori trasformati sono stati il 493esimo prodotto più scambiato al mondo, con un commercio totale di 6,46 miliardi di dollari. I principali esportatori sono: l’Italia (2,55 miliardi di dollari) e la Cina (919 milioni di dollari); i principali importatori sono: la Germania (737 milioni di dollari) e il Regno Unito (596 milioni di dollari).


I dati strutturali e i risultati economici delle aziende agricole toscane

La RICA è un’indagine campionaria annuale istituita dalla Comunità Economica Europea nel 1965, con il Regolamento CEE 79/56 e aggiornata con il Reg. CE 1217/2009. La RICA è l’unica fonte armonizzata di dati economici sulle imprese agricole che consente raffronti a livello dell’Ue. La Commissione europea verifica ed elabora i dati raccolti per preparare analisi e pubblicare statistiche. Essa viene svolta in Italia a partire dal 1968, con un’impostazione analoga in tutti i Paesi Membri Ue e costituisce l’unica fonte armonizzata di dati microeconomici sull’evoluzione dei redditi e sulle dinamiche economico-strutturali delle aziende agricole. L’indagine RICA non rappresenta tutto l’universo delle aziende agricole censite in un determinato territorio, ma solo quelle che, per la loro dimensione economica, possono essere considerate professionali e orientate al mercato. La metodologia adottata mira a fornire dati rappresentativi su tre dimensioni: regione, dimensione economica e ordinamento tecnico-economico.

Le oltre 86.000 aziende della RICA comunitaria rappresentano quasi 5 milioni di aziende Ue, il 90% della superficie agricola e il 90% della Produzione Standard (PS). La PS di un’attività produttiva è il valore medio ponderato della produzione lorda totale, comprendente sia il prodotto principale che gli eventuali prodotti secondari. Nella metodologia RICA, tale definizione è equiparabile alla Produzione lorda totale dei processi produttivi vegetali e animali, il cui valore è al netto degli aiuti pubblici. La sommatoria delle PS dei singoli processi definisce la PS aziendale e quindi la dimensione economica; il processo produttivo con la produzione standard prevalente indica l’Orientamento Tecnico Economico dell’azienda (specializzazione).

È in corso la transizione dalla RICA alla Rete d’Informazione sulla Sostenibilità Agricola (RISA) con lo scopo di ampliare la base informativa utile alla valutazione degli obiettivi e degli impatti delle misure previste dalla nuova PAC. L’aggiunta di variabili sociali e ambientali più idonee all’analisi delle nuove politiche del settore agricolo costituisce la parte più importante del passaggio e va ad arricchire il patrimonio informativo di una rilevazione tradizionalmente concentrata solo sugli aspetti tecnici ed economici delle aziende.

In Toscana, attualmente, il campione rilevato è pari a 577 aziende. Gli imprenditori agricoli che partecipano all’indagine RICA hanno la possibilità di valutare i risultati economici aziendali e di confrontarli con altre aziende simili per indirizzo produttivo e dimensione.

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Di seguito si illustrano i dati riportati all’universo delle aziende del campione RICA toscano rilevato nel quinquennio 2018-2022. Le elaborazioni effettuate si riferiscono ad aziende specializzate nei diversi ordinamenti produttivi esaminati durante gli incontri, con la finalità di fornire una panoramica dettagliata delle aziende agricole toscane, suddividendo le informazioni per settore (bovini da carne, olivo, cereali, ortofrutta) e fornendo dati specifici su superficie agricola utilizzata (SAU), manodopera, ricavi, costi e reddito netto. Inoltre, è stata calcolata la remunerazione del lavoro familiare, con un valore imputato pari a 8 euro/ora, in maniera da determinare l’utile e/o la perdita.

Aziende specializzare in bovini da carne / Le aziende rappresentate sono 2.368, con una SAU media di 35,07 ettari, di cui il 61,5% è di proprietà del conduttore. Le Unità lavorative per azienda risultano pari a 1,39, di cui il 95,5% è costituito da manodopera familiare. La consistenza degli allevamenti è pari a 23,8 Unità di Bovino Adulto, con una tendenza alla diminuzione nel quinquennio analizzato. I Ricavi totali aziendali sono pari a 48.973 euro, di cui il 4,9% è da attribuire ai Ricavi per le attività complementari. La PLV ammonta a 46.570 euro, di cui il 21,3% è costituito dai pagamenti diretti della PAC e dalle misure attuate nell’ambito dell’OCM. I Costi correnti, pari a 18.563 euro, sono costituiti per il 76% da acquisti di fattori di consumo extraziendali. Il Valore aggiunto (VA) di 30.410 euro incide sui Ricavi totali per il 62%, mentre il restante 38% è rappresentato dai Costi correnti. Una quota del 26,2% del VA è rappresentata dai Costi pluriennali (ammortamento fabbricati, macchine e attrezzi), pari a 7.986 euro, mentre i Redditi distribuiti (costituiti da salari, oneri sociali e affitti), pari complessivamente a 6.874 euro, costituiscono il 22,6% del VA. Il Reddito netto si attesta attorno a un valore di 17.756 euro. Considerando anche la remunerazione del lavoro familiare, si arriva a una perdita di 5.596 euro.

Aziende specializzare in olivicoltura / Le aziende rappresentate sono pari a 12.011 unità. La SAU media è di 16,45 ettari, di cui il 51,2% è di proprietà. La manodopera è pari a 1,71 Unità lavorative, di cui quella familiare incide per il 60,5% (percentuale più bassa rispetto a quella rilevata negli altri settori). I Ricavi totali ammontano a 65.199 euro, di cui il 46,2% è costituito da attività complementari, con un valore di 30.150 euro, che risulta molto superiore agli altri settori; i pagamenti del 1° Pilastro della PAC costituiscono l’11,9% della PLV. I Costi correnti rappresentano il 38,9% dei Ricavi totali e il VA il restante 61,1%. I Costi pluriennali sono pari a 6.137 euro, con un’incidenza del 15,4% sul VA, mentre i Redditi distribuiti, pari a 21.652 euro, costituiscono il 54,4% del VA. I salari e gli oneri sociali costituiscono la componente più alta tra le voci di spesa dei Costi totali (36,4%). Il Reddito netto si attesta attorno a un valore di 15.044 euro, che risulta più contenuto rispetto a quello che si rileva negli altri settori qui esaminati. Con la remunerazione del lavoro familiare, si riscontra una perdita di 3.164 euro nonostante gli alti ricavi per le attività complementari. Gli aiuti dello Sviluppo rurale ammontano mediamente a 4.725 euro, con un valore superiore agli altri settori.

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Aziende specializzare in cerealicoltura / Le aziende rappresentate sono 6.453 unità, con una SAU media di 46,28 ettari, di cui il 38,4% in proprietà. La manodopera risulta di 1,37 Unità lavorative, di cui il 93,1% è costituito da manodopera familiare. I Ricavi totali ammontano a 65.378 euro, di cui le attività complementari costituiscono l’11,9% con un valore di 7.799 euro; gli aiuti diretti del 1° Pilastro della PAC ammontano a 14.346 euro e rappresentano il 24,9% della PLV. I Costi correnti si attestano attorno a un valore di 28.003 euro e incidono per il 42,8% sui Ricavi totali, mentre il VA costituisce il restante 57,2%. I Costi pluriennali, pari a 5.743 euro, hanno un’incidenza del 15,4% sul VA. I Redditi distribuiti, pari a 10.446 euro, costituiscono il 27,9% del VA; da rilevare in questo caso che gli affitti passivi costituiscono il 37,2% della voce Redditi distribuiti. Il Reddito netto, che si attesta attorno a un valore di 21.656 euro, non riesce a remunerare il lavoro familiare nonostante gli alti prezzi di vendita nel biennio 2020-2021. La perdita ammonta a 784 euro.

Aziende specializzare in ortofrutticoltura / L’universo è costituito da 7.331 aziende, con una SAU media di 9,40 ettari, di cui il 39,5% in proprietà. La manodopera è costituita da 2,48 Unità di lavoro, di cui il 66,9% è da attribuire alla manodopera familiare. I Ricavi totali risultano pari a 144.391 euro, di cui il 2,4% è rappresentato dai ricavi per le attività complementari con un valore di 3.504 euro. Gli aiuti del 1° Pilastro della PAC ammontano a 5.402 euro, pari al 3,8% della PLV. I Costi correnti, pari a 68.144 euro, incidono per il 47,2% sui Ricavi totali; di conseguenza, il VA costituisce la restante quota del 52,8%. I Costi pluriennali, pari a 7.053 euro, incidono in maniera contenuta sul VA (9,2%) e i Redditi distribuiti, pari a 26.653 euro, incidono per il 35%. Il Reddito netto, pari a 42.289 euro, riesce a remunerare la manodopera familiare e a generare un utile di 13.081 euro.

Dalle elaborazioni dei dati RICA emerge che le aziende esaminate presentano Redditi netti positivi, ma considerando anche la remunerazione della manodopera familiare, soltanto le aziende ortofrutticole riescono a generare un utile. Inoltre, in alcuni casi si rileva l’apporto consistente sul reddito aziendale delle attività complementari (ad esempio, agriturismo, contoterzismo, produzione di energie rinnovabili, ecc.) e degli aiuti pubblici sia del 1° che del 2° Pilastro della PAC.

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Tratto da Dimensione Agricoltura n. 1/2025



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