Pitti Uomo, il gran ritorno di Renzo Rosso: «La nostra forza è essere unici. Per un brand conta la perfezione del prodotto»

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di
Laura Antonini

Al Tepidarium del Roster la collezione di MM6 Maison Margiela

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E’ l’artefice di alcuni dei successi più importanti nella moda italiana degli ultimi anni. Renzo Rosso, manager vicentino fondatore di Diesel e del gruppo OTB Only the Brave, è entusiasta che uno dei marchi del suo portfolio MM6 Maison Margiela sia stato invitato come guest designer all’edizione 107 di Pitti Uomo. Non è una prima volta per Rosso a Firenze.

Nel 2005 fu proprio lui ad essere insignito con il Premio Pitti Immagine Uomo, nel 2006 il marchio Maison Martin Margiela ne fu l’ospite d’onore, e poi nel 2007 è stata la volta di Diesel, nel 2014 il debutto di Diesel Black Gold alla Stazione Leopolda. Ancora nel 2015 incantò la sfilata di Marni tra le statue del Museo Marino Marini. Adesso è la volta della collezione esclusiva del marchio giovane e anticonformista MM6 ideato da un team creativo: si scoprirà il 15 gennaio al Tepidarium Giacomo Roster.




















































Che aspettativa ha su questa partecipazione e perché portare il marchio MM6?

«Pitti è sempre un momento importante per la moda maschile, è una fiera molto riconosciuta ed è una grandissima occasione per trasmettere lo stile e lo spirito di MM6 in una nuova cornice».

«MM6 ha un’identità molto precisa: le creazioni che proponiamo sono pensate per assumere la personalità e lo stile di chi le indossa, i capi sono versatili e funzionali. Siamo allo stesso tempo super cool ma anche pratici, con capi progettati per integrarsi perfettamente nella vita quotidiana di chi li indossa. Il marchio parte dalla storia e dagli archivi di Maison Margiela e li reinterpreta. Così il design di ogni capo è un esperimento spesso molto strutturato, ma che ha sempre un tocco di contemporaneità».

Lei rappresenta un elemento originale nel mondo della moda. Italiano che compra marchi francesi e crea un gruppo, OTB Only the brave, che ancora oggi è indipendente dai meccanismi della quotazione in Borsa. Ci racconta la ricetta la sua visione e il segreto di questa formula?

«In Italia non abbiamo mai avuto grandi gruppi di moda, come invece è avvenuto per esempio in Francia. La mia visione di creare un gruppo di moda italiano è nata tanti anni fa quando, dopo aver fondato Diesel e iniziato a far crescere l’azienda, ho scoperto che avevamo tantissime realtà incredibili nel nostro paese, ma anche all’estero. Aziende e marchi unici, che mi hanno colpito per la loro identità e la loro storia. La nostra forza risiede nel fatto che i nostri brand sono diversi, indipendenti uno dall’altro e unici e, anche se sono tutti sotto il cappello del gruppo, non si contaminano. Li riconosci senza nemmeno bisogno di vedere il logo: i colori e le forme di Marni, l’eleganza e la purezza di Jil Sander, la contemporaneità e il denim di Diesel, il design e la creatività di Margiela, la couture e l’arte di Viktor&Rolf. Come gruppo forniamo loro un centro d’eccellenza e diamo servizi, consulenza e sinergie, così che il brand possa concentrarsi sulla creatività, il design e la comunicazione.La mia visione non è quella di creare un gruppo di grandi dimensioni, uguale agli altri, ma quella di fare qualcosa di figo, diverso e speciale, questo perché per i nostri brand il prodotto e la creatività sono al centro. Sono convinto che per un brand non conti l’intrattenimento, ma il valore del prodotto, ovvero il suo design, la sua eccellenza, la sua artigianalità, la sua perfezione; è questo che rende un marchio riconoscibile».

Prodotto e qualità sono il risultato di un processo che non può prescindere dalla filiera. Quanta attenzione avete verso un territorio a vocazione manifatturiera come la Toscana? E che peso date al Made in Italy?

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«La collaborazione con la filiera per noi è imprescindibile. La moda per me è fatta solo al 50% dalla creatività, perché il restante 50% lo fanno i nostri artigiani. Nell’ottica di portare all’interno del gruppo un know-how difficilissimo da trovare sul mercato, nel 2023 abbiamo acquisito una bellissima azienda in Toscana, Frassineti, una storica pelletteria che collaborava da tempo con Jil Sander. Questa azienda è un esempio di best in class nel Made in Italy, un valore che tutti nel mondo invidiano al nostro paese. A livello globale, italianità è sinonimo di know how, qualità, eccellenza e creatività. Per questo le aziende che compongono la filiera di OTB sono per il 78% basate in italia, percentuale che sale fino all’85% per i brand del segmento lusso».

Cosa avrebbe bisogno secondo lei oggi l’industria della moda italiana per continuare quel sogno che per anni ci ha visto come protagonisti?

«Sostenibilità e innovazione. Per me la sostenibilità rimane fondamentale. Tecnologie come l’AI o la blockchain stanno rivoluzionando il nostro modo di pensare, vivere e lavorare. Per esempio, con la blockchain del consorzio AURA di cui siamo membri fondatori con LVMH, Prada e Richemont, diamo un certificato di autenticità digitale su tutti i prodotti di Jil Sander, Marni e Maison Margiela. è qualcosa di incredibile che prima veniva fatto con un cartellino. Con la blockchain il certificato rimane immutabile e possiamo garantire al consumatore che il suo prodotto è autentico e non contraffabile».

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