Pensioni, sai cosa è cambiato davvero da gennaio 2025?

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Da gennaio 2025 sono cambiate alcune regole tanto per il calcolo quanto per l’accesso alla pensione.

In particolare è l’ultima legge di Bilancio ad aver modificato alcuni aspetti del nostro sistema previdenziale, ma non è la sola: ci sono infatti delle novità che sono intervenute per effetto di quanto già previsto dalla normativa vigente, in particolare per quanto riguarda il calcolo delle pensioni. La regola vuole infatti che ogni inizio anno gli importi degli assegni vengano rivalutati in base al costo della vita, mentre ogni due anni a cambiare sono le regole per il calcolo contributivo attraverso l’applicazione di nuovi coefficienti di trasformazione.

A tal proposito è bene essere informati sulle novità per le pensioni fermo restando che non c’è stato quello stravolgimento che, specialmente una parte della maggioranza, aveva annunciato quando alle urne aveva promesso il “superamento della legge Fornero”.

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Ecco un riepilogo su cosa è cambiato concretamente.

Le novità per il calcolo delle pensioni

Partiamo dalla prima novità, quella che riguarda il calcolo della pensione per coloro che ci vanno a decorrere dal 2025. Per loro sono state da poco ufficializzate le regole per il calcolo dell’assegno per la parte che ricade sul regime contributivo, quindi per i contributi versati a decorrere dall’1 gennaio 1996.

E non ci sono buone notizie dal momento che il coefficiente di trasformazione applicato sul montante contributivo risulta più basso rispetto a quello utilizzato nel biennio che sta per concludersi. Questo significa che, a parità di montante contributivo, prende meno soldi chi va in pensione nel 2025 rispetto al 2024, come potete vedere dalla tabella seguente.

Età Coefficiente 2023-2024 Importo pensione 2023-2024 Coefficiente 2025 Importo pensione 2025 Differenza (2025/2026 – 2023/2024)
57 4,270% 17.080 euro 4,204% 16.816 euro -264 euro
58 4,378% 17.512 euro 4,308% 17.232 euro -280 euro
59 4,493% 17.972 euro 4,419% 17.676 euro -296 euro
60 4,615% 18.460 euro 4,536% 18.144 euro -316 euro
61 4,744% 18.976 euro 4,661% 18.644 euro -332 euro
62 4,882% 19.528 euro 4,795% 19.180 euro -348 euro
63 5,028% 20.112 euro 4,936% 19.744 euro -368 euro
64 5,184% 20.736 euro 5,088% 20.352 euro -384 euro
65 5,352% 21.408 euro 5,250% 21.000 euro -408 euro
66 5,531% 22.124 euro 5,423% 21.692 euro -432 euro
67 5,723% 22.892 euro 5,608% 22.432 euro -460 euro
68 5,931% 23.724 euro 5,808% 23.232 euro -492 euro
69 6,154% 24.616 euro 6,024% 24.096 euro -520 euro
70 6,395% 25.580 euro 6,258% 25.032 euro -548 euro
71 6,655% 26.620 euro 6,510% 26.040 euro -580 euro

Perlomeno però chi va in pensione nel 2025 gode di una rivalutazione migliore dei contributi versati nel corso della carriera (aggiornati al 31 dicembre 2023). Il cosiddetto tasso di capitalizzazione accertato per chi smette di lavorare il prossimo anno, infatti, è risultato pari al 3,662%.

Le novità per chi deve andare in pensione

Per chi deve andare in pensione, quindi, ci sono gioie e dolori per quanto riguarda il calcolo dell’importo. Ma cosa è cambiato invece per le regole di accesso? Come anticipato la riforma Fornero non è stata toccata, quindi anche nel 2025 si può smettere di lavorare una volta raggiunti i requisiti per pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi) e pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica).

Al fianco delle regole ordinariamente previste si posizionano poi le misure di flessibilità, come Quota 103, Ape sociale e Opzione Donna, anch’esse confermate per il 2025 e senza alcuna modifica.

Le uniche novità per chi intende smettere di lavorare si possono infatti riassumere in:

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  • sconto di ulteriori 4 mesi per le donne con figli con pensione di vecchiaia e anticipate che ricadono interamente nel regime contributivo. Oggi spetta uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi. Dal prossimo anno lo sconto massimo viene portato a 16 mesi. A trarne vantaggio saranno quindi le mamme con almeno 4 figli;
  • possibilità di comprendere anche la rendita del fondo pensione per raggiungere la soglia richiesta per l’accesso alla pensione anticipata contributiva. Per andare in pensione a 64 anni di età, e 25 anni di contributi (e non più 20 anni), è richiesto infatti aver maturato un assegno almeno pari a 3 volte il valore dell’Assegno sociale, 2,8 volte nel caso delle donne con un figlio e 2,6 per quelle con almeno due figli.

Novità anche per la pensione anticipata, ma solo per i dipendenti pubblici che alla data del 31 dicembre 1995 avevano meno di 15 anni di contributi. Non cambia il requisito per accedervi – 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne – ma si allunga la finestra mobile, ossia quel periodo che va da quando vengono raggiunti i requisiti a quando viene liquidato l’assegno di pensione. Fino al 2024, infatti, la durata della finestra mobile era di 3 mesi: nel 2025 aumenta a 4 mesi, mentre nel 2026 salirà a 5 mesi.

Novità per andare in pensione potrebbero arrivare poi anche dalle stanze della giurisprudenza. La Corte di Cassazione, infatti, di recente ha stabilito che:

  • sentenza n. 24916 del 2024: per avere diritto alla pensione anticipata non serve necessariamente aver maturato 35 anni di contribuzione effettiva, incrementando così il limite di contributi figurativi riconoscibili;
  • sentenza n. 24950 del 17 settembre 2024: l’Ape Sociale, nel caso dei disoccupati, può essere richiesta anche senza aver prima beneficiato dell’indennità di disoccupazione.

Due novità alle quali l’Inps potrebbe presto uniformarsi, per quanto per il momento non ci sono ancora certezze. A tal proposito, proprio nei giorni scorsi abbiamo posto specifica domanda al Presidente Inps Giuseppe Fava, il quale ci ha spiegato che prima di tutto serve il via libera dei ministeri interessati, Lavoro ed Economia, i quali dovranno valutare la sostenibilità degli effetti derivanti da un eventuale cambio di interpretazione delle norme.

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Le novità per gli importi delle pensioni

Come anticipato, un’altra novità che interviene sulle pensioni è quella che ne aumenta gli importi. Già sui trattamenti previdenziali pagati a inizio gennaio, infatti, è stato applicato un incremento dello 0,8%, sulla base delle regole di rivalutazione – che ritornano del 2025 dopo due anni di stop – descritte dalla legge n. 448 del 1998. Ecco una tabella con i nuovi importi di riferimento:

Importo lordo 2024 Importo lordo 2025 Aumento lordo da gennaio 2025
800 806,40 6,40
1.000 1.008,00 8,00
1.200 1.209,60 9,60
1.400 1.411,20 11,20
1.600 1.612,80 12,80
1.800 1.814,40 14,40
2.000 2.016,00 16,00
2.200 2.217,60 17,60
2.400 2.419,20 19,20
2.600 2.620,64 20,64
2.800 2.822,08 22,08
3.000 3.023,51 23,51
3.200 3.224,71 24,71
3.400 3.425,91 25,91
3.600 3.627,11 27,11
3.800 3.828,31 28,31
4.000 4.029,51 29,51
4.200 4.230,71 30,71
4.400 4.431,91 31,91
4.600 4.633,11 33,11
4.800 4.834,31 34,31
5.000 5.035,51 35,51
5.200 5.236,71 36,71
5.400 5.437,91 37,91
5.600 5.639,11 39,11
5.800 5.840,31 40,31
6.000 6.041,51 41,51

La pensione minima, invece, è passata da 598,61 euro a 603,39 euro, a cui si aggiunge una rivalutazione straordinaria scesa al 2,2% (dal 2,7%), arrivando così a un importo massimo di 616,67 euro.

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