Narcotraffico tra Calabria ed Emilia: 15 arresti, legami con la ‘ndrangheta

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Tre calabresi (uno del Crotonese e due del Reggino) tra i 15 arresti con cui è stata smantellata un’organizzazione italo-albanese di narcotraffico tra Calabria ed Emilia


CROTONE – Ci sono anche tre calabresi, uno nato a Crotone e due nel Reggino, tra i 15 arrestati nell’ambito di un’operazione della Dda di Bologna con cui è stata stroncata un’organizzazione criminale italo-albanese dedita all’importazione di fiumi di droga dalla Colombia, ma anche dall’Albania, dal Kosovo, dall’Ecuador e dai Paesi Bassi. Si tratta di Salvatore Gaetano, 44enne, nato a Crotone, Domenico Bolognino, 35enne, nato a Locri, e Antonino Modafferi, 45enne, nato a Reggio Calabria. La gang avrebbe acquistato e venduto sull’intero territorio nazionale, con distribuzioni avvenute anche dall’Emilia Romagna verso la Calabria, 23 chili di cocaina, 6 di eroina, 80 di hashish e 240 di marijuana per un valore stimato in 8 milioni di euro.

La complessa attività di indagine, condotta da guardia di finanza e polizia e coordinata dal pm antimafia Roberto Ceroni, avrebbe fatto luce su un’associazione a delinquere tra le cui fila si annovera la presenza di esponenti della criminalità organizzata di tipo ‘ndranghetista ma anche di personaggi legati alla criminalità laziale.

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Lo stesso pm è il titolare dell’inchiesta Aspromonte Emiliano, che ha già sgominato l’asse tra la ‘ndrangheta di San Luca e quella di matrice cutrese stanziata in Emilia. Domenico Bolognino, in particolare, è figlio di Michele, che, pur essendo originario della Locride, è uno degli esponenti di vertice della cosca Grande Aracri di Cutro ed è stato condannato nel maxi processo Aemilia, il più grande, per numero di imputati, mai celebrato contro le mafie al Nord.

LEGGI ANCHE: Aspromonte Emiliano, condanne per 4 secoli ai narcos della ‘ndrangheta – Il Quotidiano del Sud

NARCOTRAFFICO TRA CALABRIA ED EMILIA, LA GENESI DELL’INCHIESTA CHE HA PORTATO AGLI ARRESTI

L’inchiesta prende lo spunto dal sequestro, eseguito nell’ottobre 2020, in piena epoca Covid, di un plico postale presso l’area cargo dell’aeroporto “El Dorado” di Bogotà contenente 6,5 chili di cocaina e destinato a un cutrese residente a Bibbiano. I sospetti si indirizzano subito su Gaetano, sui cugini albanesi Sokol Lumi e Bashkim Sulla e sul reggiano Daniel Palladino. Il gruppo risultava dedito all’importazione dall’estero ed alla rivendita di cocaina, hashish e marijiuana. Gli inquirenti iniziano così a ricostruire i primi episodi di distribuzione della droga.

Per esempio, le vendite di cannabis sarebbero state alimentate da un’ingente importazione (240 chili) di marijiuana da parte degli albanesi. Forntura custodita da un imprenditore poi morto suicida a Sassuolo. Nello stesso periodo il clan avrebbe ricevuto 40 chili di hashish venduti nel giro di pochi giorni.

CRIPTOTELEFONINI

Vicende ricostruite a posteriori grazie a una serie di conversazioni telematiche che gli indagati avevano scambiato sulla piattaforma criptata SKYECC. E dalle quali sarebbe emerso il pieno coinvolgimento di Gaetano. Soltanto nel luglio 2020 sarebbero state distribuite in Calabria grosse partite grazie all’approvvigionamento di 4 panetti di 3,7 chili di cocaina. Nei successivi mesi vengono fuori tutta una serie di episodi di trasporto e vendita di stupefacenti che consentivano, a quanto pare, un forte ritorno economico agli indagati.

Il gruppo albanese, per esempio, avrebbe acquistato 8 chili di cocaina. Il carico, proveniente dall’Ecuador, sarebbe giunto in Europa attraverso il porto di Rotterdam. La metà sarebbero stati destinati a Gaetano e a un romano legato alla criminalità laziale, Daniele Gatta, che avrebbe cofinanziato l’operazione.

SOLDI FALSI

Il gruppo criminale avrebbe anche importato un lotto di banconote false, per oltre 70mila euro, grazie a un intermediario operante in Spagna. Le banconote sarebbero state ritirate da Sokol Lumi e trasportate presso l’abitazione di Bibbiano.

I CALABRESI

I tre calabresi sono considerati vicini alla cosca Grande Aracri di Cutro, egemone in Emilia. Domenico Bolognino è figlio di Michele, uno dei capi della cosca al centro del processo Aemilia. Insieme a Modafferi è risultato legato, tramite Gaetano, agli albanesi. Dalle chat acquisite tramite la piattaforma criptata è emersa una seconda organizzazione in affari con l’altra appunto attraverso il ruolo di collegamento di Gaetano.

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