Costrette a spogliarsi e fare piegamenti. Adesso la questura ammette

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«Provocazioni». Sono questo per la polizia di Brescia le denunce di abusi diffuse da Extinction rebellion, Ultima generazione e Palestina libera. «La questura ha svolto le proprie attività di indagine e d’ufficio secondo le modalità consone», la prima dichiarazione rilasciata ieri alle agenzie. In serata, però, l’ammissione: «Da personale femminile è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi». Secondo la questura sono state salvaguardate «riservatezza e dignità delle persone».

LUNEDÌ POMERIGGIO sui social delle tre organizzazioni era stato pubblicato un video in cui una ragazza dichiarava: «Ci hanno chiesto di spogliarci, toglierci le mutande e fare tre squat per dei controlli». Trattamento riservato solo alle attiviste. La mattina in 40 avevano protestato davanti alla fabbrica Leonardo. Un blitz simbolico che allo stesso tempo voleva ottenere un effetto concreto: il blocco temporaneo di ingresso e uscita dei mezzi. Obiettivo: denunciare l’industria delle armi che uccide e inquina; chiedere di interrompere, nel rispetto di Costituzione e diritto internazionale, le complicità con i crimini in corso a Gaza.

«Il blocco è durato un’ora e mezza. Ci siamo incatenati tra noi con i tubi e seduti a terra. Pacificamente. Io stavo scrivendo “Palestina libera, stop alla guerra”, ma sono stata scaraventata con violenza, bloccata con la faccia sull’asfalto e le braccia dietro la schiena», racconta Marta Maroglio. È l’unica donna a non aver subito la perquisizione corporale. «È toccato alle altre sette. Si sono giustificati dicendo che si fa così per sospetti di armi e droga. Ma che armi dovremmo avere noi non violente? È un pretesto. Volevano intimidirci. A nessun maschio è stato intimato di spogliarsi e fare i piegamenti», afferma. Per ora non sono partite denunce contro gli agenti, ma sono in corso valutazioni.

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IN QUESTURA sono state portate le 23 persone che praticavano resistenza passiva: tutte denunciate per vari reati (radunata sediziosa, accensioni ed esplosioni pericolose, imbrattamento e concorso morale), 17 di loro hanno anche ricevuto un foglio di via dai 6 ai 18 mesi in base alla «pericolosità sociale». Gli altri manifestanti sono stati identificati sul posto, probabilmente saranno denunciati più avanti. «La legge autorizza il trasferimento in questura per l’identificazione solo se ci sono dubbi sulle identità: in questo caso non ce n’erano, tutti avevano fornito i documenti», afferma l’avvocato difensore Gilberto Pagani. «Con gli ecoattivisti la polizia adotta sempre questa prassi a scopo punitivo. Sono stati trattenuti tutte quelle ore senza ragioni», aggiunge il legale.

Il deputato di Avs Marco Grimaldi ha presentato un’interrogazione affinché venga fatta chiarezza. Rosso-verdi e 5S chiedono un’informativa urgente del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. A cui si rivolge anche il Pd: «Chiarisca in aula. Se le notizie fossero confermate saremmo in presenza di un abuso di potere e violenza di Stato», affermano le dem Sara Ferrari, Antonella Forattini e Valentina Ghio. Tutt’altra musica a destra dove a prescindere dai fatti il ritornello è sempre lo stesso: «Piena fiducia nelle forze dell’ordine».

COME A PRESCINDERE dai fatti è l’accanimento contro ogni dissenso. Il governo ha introdotto nuovi reati e inasprito le pene per le proteste non violente degli ecoattivisti, le forze di polizia li ricoprono di denunce e fogli di via. Finora decine di procedimenti contro Extinction rebellion sono stati archiviati. Alcuni attivisti sono stati rinviati a giudizio per un blocco stradale a Milano alla pre-Cop sul clima e poi assolti. In quattro hanno ricevuto un decreto penale di condanna a cui si sono opposti. Nessuna sentenza avversa in sede procesuale.

Resta il problema dei fogli di via disposti direttamente dal questore, senza il vaglio della magistratura. «Appellarsi al Tar costa 650 euro a persona – afferma la portavoce Annalisa Gratteri – Abbiamo deciso di disobbedire per sottrarre alle questure la valutazione arbitraria sulla nostra presunta pericolosità. Perciò lo scorso novembre abbiamo dichiarato pubblicamente che sono illegittimi e li violeremo: affronteremo le denunce penali e vedremo cosa dirà la magistratura. Siamo solo persone normali che si battono contro la distruzione del pianeta».



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