Si stanno moltiplicando le sentenze favorevoli alle donne lavoratrici precarie che non hanno accettato la loro esclusione dal Bonus Mamme introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, art. 1, commi 180-182 che prevede una indennità mensile fino a 250 euro per complessivi 3 mila euro annui: dopo la sentenza “madre” di Lodi dello scorso mese di Novembre, su ricorso presentato dai legali Anief, il giovane sindacato ha inanellato altre 5 posizioni favorevoli in altrettanti Tribunali del Lavoro.
Le altre sentenze che hanno dato ragione ai ricorsi prodotti dal giovane sindacato riguardano le aule di giustizia di Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania. In quest’ultimo caso, il giudice del lavoro ha spiegato che “la normativa nazionale, nella misura in cui appare precludere il riconoscimento del beneficio alle lavoratrici a tempo determinato, va disapplicata, in quanto in contrasto con la clausola 4 comma 1 dell’accordo quadro allegato alla direttiva UE n. 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 (sul potere/dovere del giudice di disapplicare la normativa interna in caso di rilevato contrasto con la suddetta clausola, tra le tante, si veda Cassazione civile sez. VI, 23/12/2022, n.37650)”.
Nella stessa sentenza, il giudice spiega anche che la possibilità di “trattare i lavoratori a tempo determinato in un modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato” deve essere sempre giustificato da “ragioni oggettive”: quelle che non si ravvisano in questa norma, relativa al Bonus Mamme, poiché nella norma “appare sussistere la violazione della clausola 4 comma 1 dell’accordo quadro allegato alla direttiva UE n. 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999”.
“Queste sentenze – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – confermano che abbiamo fatto benissimo ad avere avviato i ricorsi per le mamme precarie della scuola, quindi per docenti, collaboratrici scolastiche e assistenti nei vari ruoli delle sedi scolastiche. In attesa del parere della Corte Costituzionale, richiesto dal Tribunale di Milano, i giudici stanno dando piena ragione alle lavoratrici escluse dalla decontribuzione previdenziale, che le priva fino a 3 mila euro annui, poiché continuano a riscontrare il contrasto della norma italiana con il diritto dell’Unione europea (a partire dalla Direttiva 70/1999), esattamente come ha sempre denunciato dall’Anief. Nel frattempo, è sempre possibile aderire al ricorso e inviare la diffida per interrompere la prescrizione dei crediti vantati”, conclude il sindacalista autonomo.
Il ricorso gratuito Anief riguarda il mancato accesso al bonus mamme del personale docente, Ata ed educativo con contratto a termine.
A SCUOLA L’80% DEI LAVORATORI È DONNA
Nella scuola ootto lavoratori della scuola su dieci sono donne: lo dicono i dati statistici del rapporto Aran pubblicato pochi giorni fa sugli occupati nella Pubblica amministrazione al 2021. È donna, infatti, il 77,4% del personale scolastico rispetto al 22,6% di uomini: si tratta di ben 977.814 donne e solo 286.212 uomini. “Sono donne – commenta anche il presidente Anief – che dovrebbero essere valorizzate e premiate, perché svolgono un lavoro particolarmente impegnativo e gravoso da tutti i punti di vista, con conseguenze anche penali per situazione che a volte si vengono a concretizzare senza alcuna responsabilità da parte della lavoratrice”.
BONUS MAMME: DI COSA SI TRATTA
Il Bonus Mamme è stato istituito per favorire le lavoratrici madri a tempo indeterminato, consiste nell’esonero fino a 3.000 euro annui dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti. Il Tribunale di Lodi ha già ritenuto che questo diritto debba spettare anche alle lavoratrici a tempo determinato, riconoscendo la misura a una docente madre di due figli con contratto di lavoro precario. Ciò per l’adozione del principio di non discriminazione, la quale impone che i lavoratori a tempo determinato non possano essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato comparabili. Lo Stato italiano dovrà reperire 200 milioni di euro per il 2024 e ulteriori 200 milioni di euro per il 2025, necessari a garantire l’estensione del beneficio anche alle madri precarie. Se ciò non accadrà, ogni lavoratrice madre di due o più figli potrà ricorrere.
PER APPROFONDIMENTI:
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ, RICERCA – Ccnl 2019-21, tra una settimana si torna a contrattare all’Aran
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