a due anni dalla cattura del boss si sa solo il superfluo

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Lo stragista, latitante dal 1993, è stato arrestato il 16 gennaio 2023. Oggi si racconta solo la parte di intrattenimento: le amanti, il Viagra sul comodino, le lettere di gelosia, gli appuntamenti clandestini. Le vere domande restano senza risposta: vorremmo capire chi e perché lo ha reso imprendibile e, invece, siamo intrappolati in una sorta di Grande Fratello

Due anni sono passati dal clamoroso arresto di Matteo Messina Denaro, il boss stragista latitante dal 1993. Era il 16 gennaio del 2023 quando il capomafia fu preso dai carabinieri davanti la clinica La Maddalena di Palermo. Gravemente malato, Messina Denaro morirà in carcere, a L’Aquila, otto mesi dopo.

Da allora, è stato tutto un susseguirsi di covi scoperti, perquisizioni e arresti di complici, appartenenti per lo più a un nucleo familiare, quello dei Bonafede, da generazioni alleato dei Messina Denaro.

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E gli insospettabili? Le coperture oltre confine, come ad esempio in terra albanese ospitato da amici di famiglia? E le risposte alle domande indigeste: il repentino cambio di casa, la mappa delle telecamere nell’appartamento, il mistero del pizzino nella sedia e l’autenticità delle lettere ai servizi segreti? Sarebbe troppo, bisogna accontentarsi.

Dal Viagra alle foto

Così quello che ci raccontano su Messina Denaro sembra più roba da intrattenimento, da rotocalco del pomeriggio. Si è iniziato con le amanti, e il famoso Viagra sul comodino. Le lettere di gelosia e i messaggi d’amore. Gli appuntamenti clandestini e l’“affettaformaggi”.

Si è continuato con i regali per la cresima del figlioccio, l’orologio costoso comprato in Sardegna, l’auto di lusso a Palermo, il dentista nel capoluogo.

Vorremmo capire chi e perché ha reso imprendibile il latitante più pericoloso d’Italia e, invece, siamo intrappolati in una sorta di Grande Fratello con la linea temporale invertita: anziché seguire minuto per minuto il boss da vivo, lo stiamo tracciando da morto, nei suoi interessi, nelle letture, nei suoi passatempi. Avremmo voluto parlare di mafia, ci stanno dando una puntata di Black Mirror.

I viaggi di Messina Denaro, ad esempio. Adesso spuntano anche le foto, le foto ricordo – che nessuno stampa più, lui sì – e sono quelle del 2006 davanti l’Arena di Verona, in posa da accompagnatore per donne sole. In camicia bianca elegante, un po’ imbronciato, di profilo, con gli occhiali da sole e senza. Ci manca solo la scritta: chiamare ore pasti.

Le risposte no

C’è qualcosa che sfugge, in questo racconto delle cose di Messina Denaro. Sono piste investigative inesplorate, dei “perché” giganti che non solo non trovano risposta, ma che sono stati anestetizzati, dato che conta di più il personaggio, non la mafia. Conta di più il viaggiatore, dandy, fumatore di sigari buoni, intenditore di vino e di arte. E più sappiamo questi particolari, meno sappiamo di cos’è la mafia oggi e negli ultimi trent’anni in Italia, della rete di coperture e relazioni.

Quelle foto all’Arena di Verona sono l’ennesima beffa postuma del nostro. Che sembra prendersi gioco di noi tutti. Non solo perché sono fatte, sviluppate e conservate, per smentire gli identikit, realizzati con l’age progression, che lo mostravano, secondo lui, completamente diverso e invecchiato male.

Ma anche perché lo mostrano all’aperto, alla luce del sole, a fare il turista, mentre si consuma, sulle sue tracce, ogni tipo di sforzo investigativo. Non conviene mostrarle troppo quelle foto. Messina Denaro che fa il turista per caso è una pugnalata alla credibilità di chi lo andava cercando negli stessi anni.

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Le foto, tra l’altro, erano contenute dentro due quaderni scritti da Messina Denaro e conservati per la figlia Lorenza. Anche in questo caso, vorresti sapere di più sulle reti criminali del latitante, e ti ritrovi con la versione maschile di Bridget Jones (coincidenza: nel suo covo il film Il diario di Bridget Jones era proprio tra quelli della sua ricca collezione di dvd).

Servirebbe scoprirli i segreti, altro che gli appunti personali, a partire dagli sviluppi delle indagini condotte dalla Polizia di Stato, i cui esiti al momento non sono ancora stati rivelati. Individuare quel reticolo di imprenditori, sodali e familiari, come i Guttadauro, in grado di mischiare affari di pesce e coperture costanti. C’è ancora tempo per scoprire i veri segreti, e non solo quelli innocui.

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